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I lavoratori del Vaticano rivendicano: “Adeguare i salari al carovita e agli aumentati carichi di lavoro”

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Il vento fischia pure nel piccolo stato pontificio. In vista della festa dei lavoratori del primo maggio e nell’imminenza del conclave, l’Associazione dei dipendenti laici del Vaticano (Adlv) chiede di “tutelare soprattutto i lavoratori vaticani più fragili” e pone la “questione salari”. “Come associazione ufficialmente riconosciuta con rescritto papale, continuiamo a renderci disponibili a interfacciarci con l’Ulsa (ufficio lavoro sede apostolica) che, in spirito di piena e fattiva collaborazione, segnala alle varie amministrazioni problemi legati alle condizioni di lavoro, suggeriti anche dall’Adlv”.

Si entra poi nel merito delle questioni: “Abbiamo avuto un ruolo importante nel recente sblocco dei livelli, afferma l’Adlv, sebbene tale operazione abbia interessato i dicasteri in modo disomogeneo: molto, dunque, resta ancora da fare. Non dimentichiamo che, con una base stipendiale ferma al 2008, il potere d’acquisto dei salari dei dipendenti vaticani si è ridotto, a fronte di accresciuti carichi di lavoro e di meccanismi che non appaiono sempre meritocratici nell’assegnare gratifiche e promozioni”.

L’Adlv chiede quindi che fine abbia fatto l’aggiornamento dei regolamenti: “Ad oggi sono troppi i regolamenti (quando presenti e non sospesi nel “limbo”) obsoleti, che mettono in luce una visione del mondo del lavoro ormai superata. È stata data prova di un’estrema flessibilità e pazienza, anche durante questo periodo di sede vacante”, “d’altronde Papa Francesco ci ha detto che il lavoro è la prima vocazione dell’uomo”.

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