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“Ho bisogno di morire presto”, Laura Santi e la scelta della Svizzera per il suicidio assistito

La giornalista, 50 anni, affetta da una forma progressiva e avanzata di sclerosi multipla da novembre ha il diritto di morire in Italia ma non ha ancora ricevuto l’approvazione di un protocollo farmacologico terapeutico: "L’inerzia di Regione Umbria mi espone a un calvario"
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Denunce e un’infinita attesa di risposte per avere una “tregua”. Ma è da novembre, dopo l’ok dell’Asl , che Laura Santi attende il suicidio medicalmente assistito. “Sto peggiorando sempre di più” “ho bisogno di morire presto” e “ho quindi preso contatto con un’organizzazione che si occupa di fornire l’aiuto alla morte volontaria in Svizzera” fa sapere la 50enne, giornalista perugina affetta da una forma progressiva e avanzata di sclerosi multipla, tramite l’associazione Luca Coscioni. La donna ha avviato l’iter per accedere al suicidio assistito non ancora concluso in attesa di conoscere modalità di esecuzione e l’individuazione del farmaco.

“Amici, in questi mesi non ci siamo sentiti ma io sto peggiorando sempre di più” ha scritto Laura Santi. “Sono stata capace di risolvere – ha aggiunto – i miei problemi assistenziali, ho trovato persone che mi assistono validissime, rischiavo di perdere i fondi per l’assistenza e ne sono venuta a capo. Non è dunque questo il motivo della mia scelta. Io ho bisogno di morire presto e il motivo della mia scelta è soltanto il corpo. Tutte le sere il corpo mi parla e mi dice che è ora”.

“Le giornate stanno diventando sempre più una tortura – ha spiegato ancora Laura Santi -, sia per il caldo che comincia sia i dolori (e ne stanno venendo di sempre nuovi), sia la paralisi progressiva, sia la fatica neurologica. Le giornate si stanno svuotando di tutto a livello di minima attività e partecipazione sociale, sono sempre più un corpo inerte pieno di dolori e da gestire in modo sempre più complicato. Lo dico per me ripeto, non per chi mi assiste: anche ricevere sempre più mani addosso è un continuo strazio“.

Laura Santi ha spiegato che “quello della Svizzera è diventato un orizzonte concreto e obbligato”. “Perché – ha sostenuto – la mia regione, l’Umbria, e la mia Asl, Perugia, non mi hanno dato mai risposta sulle modalità pratica per ottenere l’attuazione di quello che è un mio diritto riconosciuto su carta, e confermato dalle visite mediche che riconoscono la presenza delle condizioni previste dalla Corte costituzionale per accedere al diritto al suicidio medicalmente assistito qui in Italia”.

“Affrontare la Svizzera per me significa pianificare un viaggio di oltre 9 ore, che saranno anche di più nelle mie condizioni. Per cosa poi? Per andare in un Paese straniero con persone estranee e seguire una procedura che francamente non pensavo di dover subire, perché da novembre scorso io ho il diritto di morire qui. Quello a cui l’inerzia di Regione Umbria mi espone è un calvario che si aggiunge a quello che già affronto ogni giorno con la malattia in progressione. Spero di non doverlo fare. Continuerò fino all’ultimo momento utile, cioè fino al giorno prima di partire per la Svizzera, a battermi per ottenere il rispetto in Italia del diritto che mi è già stato riconosciuto sulla carta. Mi manca un tanto così: è da dicembre che attendo l’approvazione di un protocollo farmacologico terapeutico e le modalità per eseguire la mia volontà. Conto sul vostro aiuto per ottenerlo, e spero che Regione Umbria ponga fine all’ostruzionismo in atto”, conclude Laura Santi.

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