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Papa Francesco “conservato” con la tanatoprassi: cos’è il trattamento fatto anche alla salma di Benedetto XVI

Si tratta di una sorta di "imbalsamazione temporanea" post-mortem già utilizzata per Benedetto XVI e per il calciatore Pelè
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In attesa dei funerali che si terranno sabato 26 aprile, il corpo di Papa Francesco è stato “conservato” al meglio per consentire ai fedeli di rendere omaggio alla salma. Ma come? Il procedimento si chiama tanatoprassi ed è una sorta di imbalsamazione temporanea. Tramite una iniezione nel sistema arterioso di un fluido conservante, una moderna formalina, e una serie di trattamenti estetici è possibile conservare l’integrità dei tessuti e l’aspetto del defunto. Ma non solo. La tecnica, già utilizzata dopo la morte di Benedetto XVI e del calciatore Pelè, contrasta anche i cattivi odori, la fuoriuscita di liquidi e tutto ciò a cui il corpo va incontro con la naturale decomposizione.

Anche Papa Francesco quindi, dopo la morte avvenuta alle 7.35 di lunedì 21 aprile a causa di un ictus cerebrale, seguito da coma e collasso cardiocircolatorio irreversibile, è stato sottoposto a questo trattamento che permette di conservare la salma integra anche per 10-15 giorni prima della sepoltura.

Come spiegava Andrea Fantozzi, esperto italiano di tanatoprassi, in occasione della more del Papa emerito, avvenuta il 31 dicembre 2022, la tanatoprassi è un “trattamento post-mortem che consiste nella cura igienica di conservazione del corpo dopo la morte” ma non va confuso “con l’imbalsamazione perpetua”. Il presidente dell’Ait (Associazione italiana di tanatoprassi) e dell’Init (Istituto nazionale Italiano di tanatoprassi), spiegava quindi che la tanatoprassi è appunto “temporanea” e che dura tra i 10 e i 15 giorni permettendo alla salma di rimanere “intatta in qualsiasi tipo di ambiente”.

Il trattamento, molto diffuso negli Stati Uniti, comincia ora a prendere piede anche in Europa. In Italia però, spiegò all’epoca Fantozzi, il procedimento “non ha ancora un riconoscimento giuridico”.

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