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Entro giugno la gru lascerà gli Uffizi, dopo vent’anni. Rimuoverla costa circa 400mila euro

Il cantiere fiorentino ha attraversato 5 legislature, 9 governi, 10 ministri della cultura, 4 soprintendenti e 2 direttori manager
Entro giugno la gru lascerà gli Uffizi, dopo vent’anni. Rimuoverla costa circa 400mila euro
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In 19 anni di presenza nel centro nevralgico del turismo a Firenze, senza timore di esser smentiti, sarà finita – suo malgrado – in alcune decine di milioni di fotografie e reel dei turisti di passaggio da Piazza della Signoria. È diventata così famosa – e simpaticamente invasiva – da meritarsi perfino le battute ironiche di un gruppo che si ritrova sui social, il cui nome è tutto un programma: gruinflorence.

Stiamo parlando della gru degli Uffizi, quella con la base nel piazzale del primo museo d’Italia e la “testa” che svetta ben oltre la trecentesca Loggia dei Lanzi. Pare lì da sempre, ennesima invasione contemporanea, e oltraggiosa, nel contesto più classico che si possa immaginare. Ebbene, entro giugno pare proprio che sarà smontata. Insomma adesso è la volta buona.

Una sorta di preannuncio l’aveva già fatto il direttore degli Uffizi, Simone Verde, lo scorso dicembre alla vigilia di Natale, affermando che entro il 2025 il panorama verso sud della piazza più famosa della città sarebbe tornato quello di 20 anni fa, cioè libero dalla struttura metallica che tanto ha lavorato per il cantiere dei Nuovi Uffizi.

In realtà, negli ultimi dieci anni, di annunci riguardanti la rimozione della gru di ponente e la riapertura del Corridoio Vasariano si sono succeduti con preoccupante cadenza. In molti casi si sono rivelate parole in libertà, poi però alla fine il “Corridore” è stato finalmente reso visitabile dal pubblico, anche se “spogliato” dei circa 700 dipinti che ospitava, mentre la gru è rimasta sempre lì, nella sua imperterrita, simbolica, fredda e apparente immobilità.

Ora però nei locali della direzione degli Uffizi c’è realmente chi lavora al progetto di smontaggio della gru perché nel frattempo è cambiato qualcosa. In pratica pare che le ditte del consorzio che si occupa dei lavori per la realizzazione dei Nuovi Uffizi si siano accordate con lo Stato per la rimozione della gru a un costo che dovrebbe aggirarsi sui 400mila euro, cioè 100mila in meno di ciò che era stato chiesto qualche anno fa al precedente direttore. Una volta raggiunto l’accordo, quindi, è stato dato il via alle procedure propedeutiche allo smontaggio della grande struttura semovente che in ben 19 anni di servizio ha coadiuvato il trasporto dei materiali per i lavori al braccio di ponente della Galleria, e non solo.

La gara per l’assegnazione di quel cantiere epocale fu vinta nel marzo del 2006 da un consorzio bolognese di ditte specializzate, con un ribasso del 43,78% sulla cifra iniziale, roba da fantascienza. I lavori furono consegnati l’8 giugno del 2006 e sarebbero dovuti durare 1650 giorni, cioè poco meno di cinque anni. Insomma tutto avrebbe dovuto essere terminato entro Natale 2010. Invece di anni ne son trascorsi quasi il quadruplo del previsto e ancora non bastano.

Per cui, quando anche l’ultimo bullone della gru sarà caricato sul camion che si lascerà alle spalle il piazzale degli Uffizi, scomparirà non solo uno strumento di lavoro, ma anche un simbolo. Soprattutto della lentezza di un cantiere che ha attraversato cinque legislature, nove governi con due Presidenti della Repubblica (ma in effetti sarebbero quattro), dieci ministri della cultura di diversi partiti, quattro soprintendenti e due direttori manager, un numero imprecisato di direttori dei lavori. Un cantiere che la prossima primavera festeggerà – si fa per dire – i suoi primi 20 anni e la cui fine potrebbe avvenire entro il 2026. Il condizionale è d’obbligo perché sicuramente è più facile indovinare in quale dei 20 pacchi serali di Stefano De Martino si trovano gli ambiti 300mila euro.

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