La partita della Siria tra Turchia e Israele, spazio alla diplomazia ma Netanyahu avvisa Erdogan: “No a postazioni militari che ci minaccino”

Per la prima volta dopo il 7 ottobre 2023 e la defenestrazione del dittatore Bashar Assad in Siria agli inizi dello scorso dicembre – grazie al decennale sostegno da parte della Turchia del gruppo islamista che ora guida il governo di transizione di Damasco – una delegazione turca e una israeliana si sono incontrate in Azerbaigian. I colloqui di due giorni fa sono stati messi a punto allo scopo di prevenire incidenti indesiderati mentre le forze armate di entrambi i Paesi operano in Siria.
Turchia e Israele, apparentemente in pessimi rapporti dopo le accuse reciproche sulla guerra nella Striscia di Gaza, hanno ringraziato l’Azerbaigian e il suo presidente-autocrate Ilham Aliyev per “aver ospitato questi importanti colloqui” e hanno aggiunto che durante l’incontro “ciascuna parte ha presentato i propri interessi nella regione e ha concordato di proseguire il percorso del dialogo al fine di mantenere la stabilità e sicurezza”. Israele “ha chiarito inequivocabilmente che qualsiasi modifica al dispiegamento di forze straniere in Siria, in particolare l’istituzione di basi turche nell’area di Palmira (Tadmor), rappresenta una linea rossa”, ha dichiarato ai media un funzionario israeliano in condizione di anonimato.
La fonte ha aggiunto che Israele ha chiarito che impedire qualsiasi attività del genere “è responsabilità del governo di Damasco. Qualsiasi attività che metta in pericolo Israele minaccerà il governo del presidente siriano ad interim Ahmed Sharaa”. Fonti del ministero turco hanno sottolineato dal canto loro che questi colloqui segnano l’inizio degli sforzi per istituire un canale per evitare potenziali scontri o incomprensioni tra i due Paesi. “Gli sforzi continueranno per istituire questo meccanismo”, ha affermato una delle fonti, senza fornire ulteriori dettagli sulla portata o sulla tempistica dei colloqui.
Israele ha accusato la Turchia di voler trasformare la Siria in un protettorato turco, e Ankara ha condannato l’attività militare israeliana nel paese dopo la caduta di Assad. L’agenzia di stampa Reuters aveva svelato alcuni giorni fa che alcune squadre militari turche stavano esaminando almeno tre basi aeree in Siria dove poter schierare le proprie forze militari nell’ambito di un patto di difesa congiunto pianificato. Ma Israele le ha subito dopo colpite con attacchi aerei, rendendole inutilizzabili. Una fonte israeliana ha dichiarato mercoledì al notiziario di Channel 12 che “verrà istituito un meccanismo simile a quello instaurato tra Israele e Russia”. Tel Aviv e Mosca hanno istituito una linea telefonica di assistenza per evitare scontri tra le rispettive forze aeree, mentre Israele si impegnava a impedire all’Iran di prendere piede militarmente nel Paese e la Russia forniva supporto militare al regime di Bashar per porre fine alla guerra civile.
Il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan ha dichiarato mercoledì a CNN Turk che “mentre conduciamo alcune operazioni in Siria, è necessario un meccanismo di deconflittualità con Israele, che gestisce aerei in quella regione, simile ai meccanismi che abbiamo con Stati Uniti e Russia”. Sabato scorso, Fidan ha dichiarato a Reuters: “Non vogliamo assistere a scontri tra Israele e Siria, perché Damasco appartiene ai siriani”. Ha inoltre denunciato che i ripetuti attacchi israeliani stanno erodendo la capacità del nuovo governo siriano di scoraggiare le minacce provenienti dai nemici, incluso il gruppo terroristico dello Stato Islamico (Isis).
Un alto funzionario israeliano ha dichiarato al sito di notizie Ynet che, durante una riunione del gabinetto di sicurezza tre giorni fa, Netanyahu ha detto ai propri ministri che Israele non stava cercando uno scontro con la Turchia in Siria, ma non avrebbe esitato ad agire se necessario per difendersi. Il primo ministro israeliano ha aggiunto che avrebbe chiesto assistenza al presidente degli Stati Uniti Donald Trump, se necessario, dati i buoni rapporti tra il tycoon e l’autocrate turco che continua in patria a far detenere il suo rivale Ekrem Imamoglu, sindaco di Istanbul, nonostante le proteste di massa che proseguono nonostante gli arresti indiscriminati di centinaia di migliaia di manifestanti pacifici.
Gli attacchi israeliani sui tre siti che la Turchia stava valutando sono avvenuti nonostante gli sforzi di Ankara per rassicurare Washington sul fatto che una presenza militare turca più intensa in Siria non intende minacciare Israele. Dopo la caduta del regime di Assad, Israele ha condotto una campagna per distruggere le capacità militari siriane in modo che non possano minacciare lo Stato ebraico. Teme che, se la Turchia stabilisse una presenza militare in Siria, potrebbe ostacolare la libertà d’azione dell’Aeronautica Militare israeliana nella regione. La Turchia è un sostenitore chiave della coalizione a guida islamista che ha rovesciato Assad alla fine dello scorso anno dopo quasi 14 anni di guerra civile. Israele è diffidente nei confronti della presenza islamista al suo confine e ha esercitato pressioni sugli Stati Uniti affinché frenassero la crescente influenza della Turchia nel Paese.
Sia l’Azerbaigian che gli Stati Uniti si sono offerti di mediare tra i due Paesi. Il presidente-autocrate dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, ha fatto riferimento al ruolo passato del proprio Paese nel facilitare i rapporti tra Israele e Turchia e questa settimana ha ribadito che entrambi i Paesi sono amici stretti dell’Azerbaigian. “Credo che, nonostante le legittime preoccupazioni e l’elevato livello di sfiducia, si possano ancora trovare basi per la normalizzazione e aree di interesse reciproco”, ha affermato al Forum annuale sulle politiche universitarie dell’ADA a Baku.
Lunedì Trump si è autodefinito mediatore tra Israele e Turchia. Il presidente degli Stati Uniti, parlando a fianco di Netanyahu durante la visita del premier alla Casa Bianca, ha affermato che i negoziati potrebbero essere agevolati dai suoi “ottimi rapporti” con l’omologo Erdogan, che ha affermato di apprezzare molto e che ha definito “molto intelligente”. Netanyahu al contempo ha espresso le preoccupazioni di Israele sull’influenza turca in Siria, elogiando tuttavia il presidente degli Stati Uniti come mediatore. “Abbiamo avuto relazioni di vicinato con la Turchia che si sono deteriorate e non vogliamo vedere la Siria usata da nessuno, inclusa la Turchia, come base per attacchi contro Israele”.