Il mondo FQ

Gli Internazionali si allargano, la denuncia: “Durante il torneo precluse le attività con gli atleti autistici. Per loro effetti devastanti”

L'associazione Filippide ha scritto una lettera alle massime autorità sportive perché non potranno accedere alla Piscina dei Mosaici. Il fondatore Nicola Pintus al Fatto.it: "Possibile non esista un'alternativa?"
Commenti

Filippide corre ancora. Secondo la leggenda, l’emerodromo Filippide divorò a piedi i 42 km da Maratona ad Atene, nell’estate del 490 a.C., per consegnare un messaggio riguardante la guerra contro i Persiani (“abbiamo vinto”) e morì subito dopo, per lo sforzo. Oggi Filippide è l’associazione fondata nel 2002 a Roma da Nicola Pintus, 63 anni, ex atleta e insegnante Isef, per consentire l’attività sportiva a soggetti affetti da conclamata sindrome autistica o da malattie rare correlate con l’autismo. Una parte importante dei programmi di Filippide si svolge nelle piscine 25×33 e in quella dei Mosaici dell’area romana del Foro Italico, ma come riportato nella lettera che Pintus ha inviato l’8 aprile alle massime autorità sportive (il ministro per lo Sport Andrea Abodi; il presidente del Coni Giovanni Malagò; il presidente di Sport e Salute Marzo Mezzaroma; l’amministratore delegato di Sport e Salute Diego Nepi Molineris; il presidente del Comitato paralimpico Luca Pancalli; il presidente della FITP Angelo Binaghi) e cittadine (il sindaco Roberto Gualtieri; l’assessore allo sport di Roma Alessandro Onorato; l’assessore alle Politiche Sociali e alla Salute Barbara Funari) “lo svolgimento degli Internazionali di tennis d’Italia, in programma dal 29 aprile al 18 maggio, prevede l’occupazione del suolo pubblico per l’installazione delle strutture nel piazzale antistante la Piscina dei Mosaici, rendendo tutta l’area pedonale e precludendo, di fatto, la nostra attività. In particolare, non sarà consentito l’avvicinamento dei pulmini che trasportano le persone con grado di autismo severo. Sembrerebbe un ossimoro, ma non lo è: nel nostro Paese, una pratica sportiva ne annulla un’altra, a danno dei più fragili”.

La mattina del 9 aprile, mentre nella sede del liceo Eugenio Montale di Roma si presentava l’edizione già ribattezzata dei record degli Internazionali e il presidente della Federtennis Angelo Binaghi celebrava il successo della prevendita dei biglietti (“abbiamo un incasso di quattro milioni di euro superiore all’anno scorso, sicuramente se Jannik Sinner avesse giocato negli ultimi tre mesi avremmo guadagnato ancora di più, il suo rientro resta in ogni caso un grande evento”), Pintus riceveva una risposta da Diego Nepi Molineris, CEO di Sport e Salute: “Faremo il possibile per trovare una soluzione positiva”.

Quale? Allestire in venti giorni un piano B ha l’aria di un’impresa disperata. “Abbiamo segnalato questa situazione perché l’interruzione dell’attività ha effetti devastanti per i nostri ragazzi – spiega Nicola Pintus al ilfattoquotidiano.it – Lo sport ha un’importantissima funzione terapeutica. Possibile che non esista una soluzione alternativa? Io non sono contro il tennis, anzi, sono un grande tifoso di Sinner e dei nostri atleti, ma devo proteggere il nostro movimento”. Il carrozzone degli Internazionali è già in marcia e intervenire last minute sarà sicuramente problematico. Il tennis è in questo momento, sotto l’effetto di Sinner numero 1 al mondo e di una generazione di atleti di altissimo livello, la disciplina di punta del nostro sistema sportivo. Il presidente federale Angelo Binaghi ha un chiaro obiettivo: vuole fare del torneo romano il quinto Slam del circuito. Per realizzare il sogno servono più spettatori e, di conseguenza, maggiori spazi. Melbourne e New York viaggiano su quote impensabili: rispettivamente, secondo gli ultimi dati, 1.218.831 e 1.048.669 presenze. Poi Parigi (675.080) e Wimbledon (526.455). Roma insegue: 358.396, ma con cinque giorni in meno. Ecco allora la ricerca di nuove soluzioni per allargare l’area delle strutture, una campagna massiccia per vendere biglietti e aumentare il numero degli spettatori, l’invasione degli spazi.

Un’operazione suggestiva, con una sua logica, ma il vento del tennis sta travolgendo altre attività. Non c’è infatti solo il problema dell’accesso alle piscine per gli atleti del gruppo Filippide, ma va considerata anche l’occupazione dello storico stadio dei Marmi, ribattezzato nel nome di Pietro Paolo Mennea. È un cantiere a cielo aperto da marzo. Durante lo svolgimento degli Internazionali ospiterà tre campi da tennis. Dal 19 maggio, si lavorerà per smontare tutto, in tempo – assicurano – per il Golden Gala, in programma il 6 giugno. Tradotto: tre mesi off limits per il popolo dell’atletica.

In una città in cui una squadra di calcio (la Roma) ha aperto un fascicolo nel 2011 per costruire il nuovo stadio e la posa della prima pietra appare ancora lontana, non c’è da sorprendersi se nell’area sportiva del Foro Italico si creino queste situazioni, con una disciplina che, per sviluppare i suoi progetti, invade gli spazi di altre. Il più forte, in questo caso il tennis, s’impone sul più debole, ma toccherebbe ad altri, dal ministro per lo Sport fino alle maggiori cariche sportive, evitare questi corti circuiti. La grandezza non si misura infatti solo con le medaglie, la vendita dei biglietti e le casse che si arricchiscono: servono anche buon senso, progetti seri, vedute larghe e rispetto del prossimo, a cominciare dai più fragili.

I commenti a questo articolo sono attualmente chiusi.