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BIATHLON: DALL'ESPLOSIONE DI GIACOMEL ALLE INCOGNITE WIERER-VITTOZZI - 3/8

Da Brignone a Giacomel, da Sighel a Deromedis: gli azzurri puntano a fare meglio di Lillehammer (con le ombre di un ricambio generazionale che non c'è)
BIATHLON: DALL'ESPLOSIONE DI GIACOMEL ALLE INCOGNITE WIERER-VITTOZZI - 3/8
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BIATHLON: DALL’ESPLOSIONE DI GIACOMEL ALLE INCOGNITE WIERER-VITTOZZI

La stagione che si è appena chiusa tra le nevi (scarse) di Oslo ha segnato, oltreché gli addii della leggenda vivente Johannes Thingnes Boe e del fratello Tarjei, l’esplosione del trentino Tommaso Giacomel. Classe 2000, predestinato, fisico imponente e velocità al poligono da mezzogiorno di fuoco, l’atleta delle Fiamme Gialle si è imposto a suon di risultati: prima vittoria individuale (mass start), argento iridato nel format individuale, due secondi posti, due terzi, una sfilza di piazzamenti tra le prime dieci posizioni e la certezza che, al cancelletto di partenza, può sempre ambire al podio. L’anno prossimo parte per contendere la sfera di cristallo al norvegese Sturla Holm Lægreid. Alle Olimpiadi, di fronte alle 20mila persone delle nevi di Anterselva, se la giocherà in ogni format (sprint, inseguimento, individuale e mass start). Dietro di lui – ma senza possibilità di medaglia – c’è il veterano Lukas Hofer (classe ’89); ci sono poi Patrick Braunhofer, Daniele Cappellari, Didier Bionaz (che in estate dovrà sistemare i gravi problemi al poligono) ed Elia Zeni. Nella staffetta 4×7,5 servirebbe un inconsueto allineamento di pianeti perché l’Italia si trovi sul podio.

Il discorso, per quanto riguarda il settore femminile, è vagamente più complicato. C’è una campionessa indiscussa come Dorothea Wierer, classe ’90, che in carriera ha vinto tutto (le mancherebbe giusto l’oro olimpico…) e a cui è difficile chiedere più di ciò che potrà dare: sarà la sua ultima stagione e Doro si preparerà proprio in vista delle Olimpiadi casalinghe (lei è di Anterselva, anche se vive a Cavalese). La medaglia, di qualsiasi colore, sarebbe un bellissimo regalo per se stessa e i suoi tifosi e il modo migliore per appendere sci stretti e carabina al chiodo. Ma il biathlon femminile deve fare i conti con l’incognita Lisa Vittozzi: splendida vincitrice della Coppa del mondo generale nella stagione ’23/’24 (dopo un periodo nero durante il quale era a un passo dal ritiro e di cui parla con grande coraggio), la 30enne sappadina ha saltato in toto la stagione appena conclusa per via di alcuni problemi fisici. Sulla carta, è tra le più forti biatlete in circolazione. Ma quale sarà il suo livello dopo un anno intero di inattività? A differenza della compagine maschile, quella femminile è in grande crescita: ci sono molte giovani e giovanissime in rampa di lancio, nessuna però in grado di essere pronta per l’appuntamento olimpico. Tuttavia la squadra dispone di atlete solide con le quali puntare alla medaglia nella staffetta 4×6. In primis Michela Carrara, che quest’anno ha finalmente dimostrato il suo potenziale – se la valdostana riuscisse a sistemare la precisione al poligono, potrebbe puntare alla medaglia individuale, magari in una sprint con due poligoni. E poi ci sono Samuela Comola, Hannah Auchentaller, Rebecca Passler e Martina Trabucchi.

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