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Giornalista svedese arrestato in Turchia: doveva seguire le proteste. Continua la repressione dei media

Il reporter Joakim Medin è stato fermato giovedì appena atterrato. La sua detenzione arriva a 24 ore di distanza dal fermo del corrispondente della BBC Mark Lowen
Giornalista svedese arrestato in Turchia: doveva seguire le proteste. Continua la repressione dei media
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Le proteste in Turchia, scatenate dall’arresto del sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu, continuano a scuotere il Paese, e ad avere effetti anche sulla libertà di stampa. A 24 ore di distanza dal fermo del corrispondente della BBC, Mark Lowen, trattenuto per 17 ore e poi espulso dal Paese, è stato arrestato il giornalista svedese Joakim Medin. Arrivato per seguire le manifestazioni, è stato subito fermato e portato in carcere. Le autorità turche hanno giustificato entrambi gli arresti e gli allontanamenti con il mancato accreditamento giornalistico.

Il governo guidato da Recep Tayyip Erdoğan continua quindi con una gestione autoritaria delle proteste. Venerdì mattina, in un raid all’alba, la polizia ha arrestato due giornaliste turche ha riferito il sindacato dei giornalisti turchi su X: “Lasciate che i giornalisti facciano il loro lavoro! Fermate queste detenzioni illegali”. Poche ore prima, le autorità avevano rilasciato l’ultimo degli 11 giornalisti arrestati lunedì all’alba per aver seguito le proteste, tra cui il fotografo dell’Afp Yasin Akgul.

“La decisione di mettermi in prigione è stata presa nonostante la mia identità di giornalista fosse nota e fossero state fornite prove per dimostrarla”, ha dichiarato Akgul dopo la sua liberazione, avvenuta giovedì. “Spero che nessun altro giornalista si trovi ad affrontare una situazione come questa. Ma purtroppo temo che in Turchia continueranno gli atti arbitrari per mettere a tacere i giornalisti e impedir loro di fare il loro lavoro”.

L’atteggiamento contro i cronisti si inserisce in un contesto più ampio di repressione contro manifestanti, attivisti e sindacalisti. Le manifestazioni, che hanno coinvolto migliaia di persone in tutto il Paese, sono state criticate dal governo che ha accusato i media di incitare all’odio e all’ostilità tra la popolazione. Il sindacato dei giornalisti turchi ha chiesto la fine di questi arresti illegali e il diritto di informare liberamente, ma le restrizioni sulle informazioni continuano a intensificarsi.

Le televisioni turche sono state parte integrante di questa strategia di controllo. Le principali emittenti, come la TRT statale e NTV, hanno evitato di trasmettere notizie sulle proteste e si limitano a diffondere i comunicati ufficiali del governo. E la censura si è estesa anche ai media critici: canali come Sozcu TV, Halk TV e Tele 1 sono stati multati e sospesi per aver trasmesso contenuti contrari al governo. Le autorità hanno anche preso di mira i social network, bloccando oltre 700 account che riportavano notizie sulle manifestazioni e la repressione in corso. In questo clima di censura, solo alcuni quotidiani di sinistra, come Cumhuriyet, continuano a pubblicare notizie sulle manifestazioni, ma si tratta di testate con una diffusione limitata.

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