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Raphael Odogwu: “Facevo il contabile e mi allenava Italiano. Il suo Bologna come il nostro Arzignano, la sua idea era già quella”

L'attaccante del Südtirol si racconta: "Ha fatto le tesi di laurea su Inter e Juventus. L'idolo? Lukaku". Ma è il tecnico che gli ha cambiato la carriera
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Non vedevo proprio il calcio come un lavoro serio. La mattina lavoravo come contabile in una società a Verona. Giocavo nei dilettanti, facevo i miei 15 gol a campionato e mi andava bene così. Se qualcuno mi avesse detto che, dieci anni dopo, avrei esordito in Serie B lo avrei presi per un pazzo”. Raphael Odogwu è uno degli uomini simbolo del Südtirol. Se quest’anno l’obiettivo della squadra è la salvezza, i biancorossi devono sapere di poter contare sui suoi gol. L’attaccante nigeriano ha concesso un’intervista a La Gazzetta dello Sport in cui ha raccontato di quanto sia stato sorprendente il suo percorso calcistico.

“Mi sono laureato in Economia e commercio ad aprile 2017 e poi ho fatto una magistrale in Economia e legislazione d’impresa. Anche lì, però ho portato la mia passione per il calcio: in triennale ho fatto una tesi sul bilancio dell’Inter e in magistrale sullo stadio della Juventus. I bianconeri erano i primi in Italia ad aver fatto lo stadio di proprietà. È stato interessante studiarne i costi”, ha ammesso Odogwu. Il nigeriano, nonostante l’importante percorso di studi che ha alle spalle, è comunque riuscito a trasformare la sua passione per il calcio nel proprio lavoro.

E tra i suoi idoli, c’è l’attaccante del Napoli Romelu Lukaku: “Non sono mai riuscito a incontrarlo di persona anche se un incrocio c’è stato. Mia moglie, tramite il mio procuratore, l’ha contattato ed è riuscita a farsi mandare scarpini e magliette. Me ne ha mandate sette paia, le uso spesso e portano sempre bene. Lo ha fatto in un periodo in cui ero infortunato ed ero molto giù. Mi ha ridato forza e stimoli. Devo un grande grazie a lei e uno a Lukaku”. Ma il centravanti belga non è l’unica persona che Odogwu ammira. C’è un allenatore in particolare che ha cambiato la sua carriera: Vincenzo Italiano. “Io l’ho avuto ad Arzignano, in Serie D. Ogni tanto quando guardo il Bologna mi sembra di vedere la nostra squadra. Lo stile di gioco è lo stesso. Già allora aveva idee e concetti che in quelle categorie non si vedono mai. Era preparatissimo e sarebbe morto per difendere le sue idee. Gli devo tanto”.

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