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Terza lettera del Doge di Musk ad Aviano, i sindacati: “Sciopero inevitabile se continua così”

“Chi vuole rispondere alla mail - spiega Angelo Zaccaria della Uiltucs – deve scrivere di aver svolto il proprio lavoro da dipendente italiano, ai sensi del contratto nazionale e secondo le indicazioni ricevute dal proprio superiore. Nulla di più”
Terza lettera del Doge di Musk ad Aviano, i sindacati: “Sciopero inevitabile se continua così”
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La parola sciopero comincia ad aleggiare ad Aviano, in provincia di Pordenone, una delle cinque basi statunitensi in Italia. È stata infatti recapitata al personale italiano un’altra lettera proveniente dal Doge (Department of Government Efficiency) di Elon Musk che chiede conto ai lavoratori su che cosa abbiano fatto nella settimana appena terminata. È la terza richiesta in tre settimane, dopo l’annuncio anche delle assunzioni. ù

La missiva è stata spedita alle mail di ciascun dipendente da Washington venerdì pomeriggio ed è arrivata quando in Italia era già sera. Ad Aviano sono presenti circa 15mila americani e lavorano 760 italiani. La reazione dei sindacati è stata immediata. Fisascat Cisl e Uiltucs (la Cgil non è rappresentata all’interno della base) hanno scritto all’ambasciata Usa in Italia e al ministero dell’Interno. Agli americani chiedono spiegazioni e ricordano come nel nostro paese vigano accordi sindacali che vanno rispettati. Al governo italiano viene chiesto di intervenire per far rispettare gli accordi bilaterali.

Dai sindacati è venuta una raccomandazione. “Chi vuole rispondere alla mail – spiega Angelo Zaccaria della Uiltucs – deve scrivere di aver svolto il proprio lavoro da dipendente italiano, ai sensi del contratto nazionale e secondo le indicazioni ricevute dal proprio superiore. Nulla di più”. È proprio il sindacalista ad annunciare: “Se questo comportamento continua, lo scioperò sarà inevitabile. Siamo di fronte a una lunga serie di forzature rispetto al nostro contratto nazionale”. È così stata indirizzata una nuova lettera al governo e all’ambasciata.

“Le lavoratrici e i lavoratori civili italiani impiegati nelle basi americane sono soggetti esclusivamente alla legislazione italiana e al contratto nazionale che disciplina il loro rapporto di lavoro. Qualsiasi tentativo di imporre regole unilaterali è inaccettabile e privo di qualsiasi fondamento giuridico”. Poi sottolineano: “La richiesta del Dipartimento appare non solo immotivata, ma anche destituita da qualsivoglia fondamento giuridico poiché il personale è tenuto a svolgere la propria attività lavorativa in conformità con le mansioni afferenti all’inquadramento contrattuale in cambio della retribuzione”.

Il sindacato insiste sul tasto della legislazione italiana: “Prestando la propria opera in una delle cinque Basi presenti sul territorio italiano, il personale civile italiano è assoggettato unicamente alle leggi del nostro Paese e alle regole definite tra le parti. Pertanto riteniamo l’indagine avviata dal Dipartimento statunitense non essere in capo ai lavoratori civili italiani, ma afferire esclusivamente al personale assoggettato alla disciplina degli Stati Uniti”. Una distinzione cruciale. “Abbiamo richiesto un incontro istituzionale urgente per fare chiarezza su questa vicenda, che potrebbe aprire la strada a un precedente estremamente pericoloso minando la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori delle Basi Usa in Italia”. Che solo qualche giorno fa avevano subito il blocco della carte di credito.

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