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Tesla all’amministrazione Usa: “I contro-dazi degli altri Paesi danneggeranno chi esporta”. E Netanyahu va in soccorso di Musk

Il governo israeliano intende dare in dotazione ai massimi funzionari governativi i veicoli elettrici del gruppo. Che da inizio anno ha perso il 39% in Borsa
Tesla all’amministrazione Usa: “I contro-dazi degli altri Paesi danneggeranno chi esporta”. E Netanyahu va in soccorso di Musk
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Le politiche dell’amministrazione Trump continuano a danneggiare gli affari del grande sostenitore del presidente e dominus del Doge Elon Musk. Da inizio anno le azioni di Tesla hanno perso quasi il 40% del valore e ieri il costruttore di auto elettriche, in una lettera al rappresentante Usa per il commercio Jamieson Greer, ha espresso notevole preoccupazione per le conseguenze dei dazi annunciati dal tycoon. L’azienda è vulnerabile alle ritorsioni che gli gli altri Paesi adotteranno in risposta, spiega la lettera datata 11 marzo, di cui ha dato conto il Financial Times.

In generale “gli esportatori statunitensi sono intrinsecamente esposti a impatti sproporzionati quando altri Paesi rispondono alle azioni commerciali statunitensi”, è l’allarme con cui l’azienda risponde alla richiesta di commentare le possibili conseguenze per l’industria Usa delle pratiche commerciali straniere. La storia insegna: “Le passate azioni commerciali degli Stati Uniti hanno suscitato reazioni immediate da parte dei Paesi presi di mira”, anche con un “aumento dei dazi sui veicoli elettrici importati”. Inoltre minerali cruciali come litio e cobalto, indispensabili per Tesla, rischiano di diventare più costosi.

“Anche con una localizzazione aggressiva della catena di fornitura, alcune parti e componenti sono difficili o impossibili da reperire negli Stati Uniti”, sottolinea la società. E auspica che Greer “valuti ulteriormente le limitazioni della catena di fornitura nazionale per garantire che i produttori statunitensi non siano eccessivamente gravati da azioni commerciali che potrebbero comportare l’imposizione di tariffe proibitive sui costi dei componenti necessari”.

“È un modo cortese per dire che il regime tariffario bipolare” di Trump, tra scatti in avanti e marce indietro, “sta danneggiando Tesla”, ha commentato una fonte anonima al Ft. Pure la lettera è anonima, curiosamente ma non troppo: “Non è firmata perché nessuno in azienda vuole essere licenziato per averla inviata”.

Intanto, mentre Trump annuncia che si comprerà una Tesla e nel mondo si moltiplicano le manifestazioni di insofferenza da parte di proprietari di un’auto del gruppo nei confronti del fondatore, Israele ha chiesto un “preventivo” perché intende dare in dotazione ai massimi funzionari governativi i veicoli elettrici di Musk. “Non ci piegheremo alle tendenze woke“, ha commentato una fonte. “Un’auto è un’auto è un’auto. E una grande auto è una grande auto è una grande auto”. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha confermato ritwittando la notizia sul suo profilo su X. Immediata la risposta del miliardario: “Molto apprezzato”.

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