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L’Italia espelle i richiedenti asilo? Denunce a Napoli e Catania: “Domande respinte dai giudici di pace nelle questure: è illegale”

I legali dei richiedenti espulsi: "Il giudice di pace non applica la normativa, la questura chiude un occhio insistendo per la convalida dell'espulsione e il presidente del tribunale, responsabile per i giudici onorari, non interviene".
L’Italia espelle i richiedenti asilo? Denunce a Napoli e Catania: “Domande respinte dai giudici di pace nelle questure: è illegale”
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L’obiettivo del governo di aumentare le espulsioni degli stranieri irregolari può giustificare la sospensione dello Stato di diritto? E’ quanto sta accadendo all’interno di alcune questure, dove le domande d’asilo vengono respinte e dichiarate irricevibili da un giudice di pace. Il problema? E’ illegittimo perché nega i principi del diritto d’asilo. Uno su tutti: a nessuno può essere impedito di presentare una richiesta di protezione, in qualunque momento. Eppure, anche negli ultimi giorni, a Catania e a Napoli, le domande di alcuni stranieri non sono state registrate, negando loro lo status di richiedente e il diritto di vederle esaminate dalle autorità competenti, fosse solo per dichiararle inammissibili. “Accade sempre più spesso“, spiegano gli avvocati di chi ha subito quella che definiscono “una violazione gravissima, già censurata dalla Cassazione”. Il risultato? A meno di 24 ore i richiedenti vengono messi su un aereo e rimpatriati, mentre per fare ricorso serviranno mesi e con tutta probabilità non servirà a riparare il danno.

Le segnalazioni aumentano, e così i ricorsi in Cassazione. L’avvocato Rosa Emanuela Lo Faro del foro di Catania è già alla seconda impugnazione. Al suo assistito, un bracciante agricolo tunisino in Sicilia dal 2017, il 10 marzo è stato notificato un procedimento penale istruito a Monza per il furto di un cellulare nella locale stazione ferroviaria. L’autorità giudiziaria ha già emesso il nulla osta all’espulsione e così, insieme alla notifica, scatta il trattenimento. “Nella notifica il suo nome è scritto diversamente e la data di nascita non corrisponde”, fa notare Lo Faro, aggiungendo che il suo assistito “dice di non essere mai stato al Nord”. La persona è domiciliata presso uno zio che è regolarmente residente. Da anni lavora tra aranceti e campi di fragole: “Nel 2020 ha fatto richiesta per l’emersione dal lavoro nero, ma il datore non risulterà possedere sufficiente capienza economica e dopo due anni la richiesta viene respinta”, aggiunge la legale. A casa dello zio ha il passaporto, non il permesso di soggiorno: è irregolare. Ma da casa non passerà più. Lo portano nei locali della questura e lì rimarrà fino all’udienza di convalida. Guardato a vista, privato del cellulare. “La spiegazione della questura? C’è il rischio che lo usino per ferirsi”, riferisce Lo Faro.

In base a una legge del governo, il Viminale mette i suoi locali a disposizione dei giudici di pace per le udienze di convalida delle espulsioni, alle quali partecipa un funzionario della questura. Mercoledì, l’assistito di Lo Faro manifesta al giudice la volontà di fare domanda d’asilo. Secondo la Cassazione, “la manifestazione di volontà dinanzi al giudice di pace è sufficiente a conferire la qualità di richiedente asilo, facendo scattare il termine perentorio di sei giorni lavorativi entro cui l’autorità competente deve procedere alla registrazione formale della domanda” (Cassazione civile sez. I – 13/07/2023, n. 20070). Ancora: “La presentazione della domanda determina ipso iure la sospensione dei termini del trattenimento in corso”. Lo Faro consegna la sentenza al giudice di pace che, però, non ne terrà conto e nel decreto di convalida scriverà che la questura “insiste per la convalida” e che la richiesta di protezione “appare per lo più come un escamotage per sottrarsi all’espulsione”. Può darsi, “ma non sta a lui dirlo”, avverte Lo Faro. Al giudice di pace spetta invece di inoltrare la domanda del richiedente alla questura e quindi alla Commissione territoriale, questa sì titolata a valutarla. “Qui a Catania accade ormai sistematicamente che i giudici di pace non applichino la normativa”, spiega l’avvocato, che impugnerà la convalida in Cassazione. Ci vorranno mesi, ma il legislatore non ha previsto altro modo.

Intanto, a meno di 24 ore dalla convalida, il richiedente asilo è stato imbarcata su un volo per la Tunisia ed espulso. Stesso destino toccato giovedì a un cittadino pakistano che si era visto respingere una prima domanda d’asilo. Irregolare, viene fermato a Napoli dalla polizia. Gli notificano il decreto di espulsione e lo trattengono in questura in attesa della convalida. Al giudice di pace manifesta la volontà di presentare una nuove domanda. Argomenta i rischi di un rientro nel suo Paese, dove un suo parente è stato arrestato appena due giorni prima. “Contrariamente alla normativa, il giudice ha espresso una valutazione negativa e autorizzato il trattenimento fino all’espulsione”, spiega l’avvocato Armando Maria De Nicola. Il giudice “avrebbe dovuto far formalizzare la domanda in questura, con la possibilità di un nuovo, immediato trattenimento in un Cpr, convalidato stavolta dal giudice ordinario”, chiarisce. Ricordando che il suo assistito aveva lasciato il Pakistan dopo essere stato “massacrato di botte: ci sono i referti ospedalieri”. Questioni legate alla proprietà di fondi agricoli, denunciate alla polizia pakistana che, invece di perseguire i suoi aguzzini, lo avrebbe ricattato spingendolo a partire. Va rimpatriato ugualmente? Forse, ma la decisione spetta a una commissione che invece non si esprimerà perché la persona verrà espulsa con un volo aereo già pronto a partire, l’indomani da Fiumicino. Oltre al giudice di pace che non applica la normativa, alle questure che chiudono un occhio, a rendere questi episodi “ancora più gravi”, ricorda al Fatto il giurista dell’Asgi Salvatore Fachile, “è il fatto che i giudici di pace sono sotto la responsabilità del presidente del tribunale, quindi un giudice togato, che non interviene”.

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