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Una falla nello scafo della petroliera Seajewel e lo spettro del sabotaggio: mistero al largo di Savona. “La nave era nella flotta ombra russa”

Non si esclude un'esplosione come causa del danneggiamento: indaga l'antiterrorismo. Il natante è comparso nelle inchieste sui tanker fantasma che portano greggio di Mosca in Europa
Una falla nello scafo della petroliera Seajewel e lo spettro del sabotaggio: mistero al largo di Savona. “La nave era nella flotta ombra russa”
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Nessuno si sente di escludere categoricamente che si sia trattato di un sabotaggio. È tutto un “da accertare”, ma intanto l’Antiterrorismo è stato allertato e si pensa di mettere in campo gli specialisti del Comsubin, il reparto d’elite degli incursori subacquei per gli accertamenti sulla Seajewel, la petroliera danneggiata al largo di Savona. C’è da capire se quella falla di circa un metro nello scafo sia stata causata dalla deflagrazione di un ordigno e quindi se si sia trattato di un sabotaggio.

Uno scenario che ha spinto la Procura di Savona a segnalare l’incidente alla Dda di Genova. Partendo da un dato: “Le lamiere erano ripiegate verso l’interno”. Tradotto: il danno è stato causato dall’esterno. Un’esplosione che sarebbe confermata anche dalla moria di pesci vicino allo scafo. Seconda osservazione sotto la lente degli investigatori: la petroliera, battente bandiera maltese, era finita al centro di alcune inchieste giornalistiche sulle “flotte ombra” della Russia, cioè quelle petroliere fantasma che continuano a trasportare il greggio di Mosca verso l’Europa, aggirando le sanzioni anche attraverso triangolazioni che passano da Stati extra Ue.

La Seajewel ha più volte fatto tappa – secondo Ukrainska Pravda – nel porto di Novorossijsk, città russa affacciata sul mar Nero, per poi fare tappa in Turchia e da lì ripartire puntare la prua verso l’Europa. Alla mente di molti è tornato l’affondamento della Ursa Major, nei giorni di Natale, nelle acque spagnole del mar Mediterraneo. In questo viaggio, il tanker danneggiato nelle acque liguri era partito martedì dal porto di Bethioua, in Algeria, con destinazione Savona, dove ha ormeggiato nel campo boe della Sarpom: lì sono iniziate le operazioni di scarico del greggio con destinazione Quiliano, dove c’è un deposito costiero che poi lo pompa in direzione della raffineria di Trecate attraverso un oleodotto.

La petroliera, lunga 245 metri e larga 42, ha una capacità di carico di 108mila tonnellate di petrolio ed era arrivata nella rada ligure venerdì 14 febbraio senza più muoversi dall’ormeggio. Poi il danno allo scafo. Un’esplosione si ipotizza: l’equipaggio sostiene di averla sentita. Chi avrebbe avuto interesse a un’operazione del genere? C’entra la guerra tra Russia e Ucraina? Sui rivoli si sono combattuti in acque italiane?

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