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In Toscana la libertà di scelta fa un passo avanti. Legge nazionale? Da anni i partiti si oppongono

In Toscana la libertà di scelta fa un passo avanti. Legge nazionale? Da anni i partiti si oppongono
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La libertà di scelta alla fine della vita ha fatto un altro passo avanti. Dopo il no del Veneto, del Piemonte e della Lombardia, la Regione Toscana ha approvato la legge dell’Associazione Luca Coscioni “Liberi subito” sull’aiuto alla morte volontaria. Il cosiddetto “suicidio assistito” è già depenalizzato in Italia da sei anni, per decisione della Corte costituzionale sul mio processo per l’aiuto fornito, come azione di disobbedienza civile, a Dj Fabo.

Durante il dibattito, i partiti che si opponevano alla legge in Toscana invocavano la necessità di una “legge nazionale”. Peccato che gli stessi partiti – in minoranza in Toscana, ma in maggioranza nel Parlamento nazionale – a Roma, in Parlamento si oppongono alla discussione di una legge nazionale, richiesta invano da sei anni da parte della Corte costituzionale.

Ora che la legge è passata, leggo di molti che auspicano un intervento del governo affinché ricorra contro la Toscana, sostenendo che la materia non sia di competenza regionale. E ovviamente sarebbe vero, se la nostra legge pretendesse di stabilire chi ha diritto ad accedere all’aiuto alla morte volontaria e chi no. Ma la nostra legge si limita a prevedere procedure di attuazione della sentenza della Consulta (che ha forza di legge) nella gestione dei servizi sanitari, che rientrano nelle competenza regionale. Se il ricorso sarà presentato dal governo, assisteremo così allo spettacolo di un governo che da una parte si batte per una maggiore autonomia regionale, ma che dall’altra ricorrerebbe contro l’esercizio dell’autonomia regionale esistente, di fatto sparandosi sui piedi. Vedremo.

In ogni caso, da oggi almeno in Toscana si potrà cercare di evitare il ripetersi di casi come quello di Gloria, rimasta intrappolata in un incubo burocratico proprio in Toscana, e che alla fine ha dovuto accettare ciò che non avrebbe mai voluto: la sedazione profonda. Si tratta di una procedura fondamentale per molti malati che la scelgono, ma Gloria voleva essere lucida fino all’ultimo respiro: per lei era essenziale. Il dolore era diventato intrattabile e l’attesa del farmaco, negato dalla Usl Toscana Centro, l’aveva ridotta in una condizione insostenibile. La sedazione è stata necessaria per evitare una morte atroce per soffocamento.

Ecco: di questo stiamo parlando. Rispettare il diritto di Gloria di non subire una condizione che non avrebbe mai voluto non avrebbe tolto alcun diritto ad altri, né obbligato altri ad avvalersi di quel diritto. Questo la gente l’ha già capito. C’è da sperare che prima o poi lo capisca anche quella grossa parte del ceto dirigente che non vuole capire. Chi vuole dare una mano in questa lotta, si metta in contatto con l’Associazione Luca Coscioni.

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