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Ricatta la Colombia sui migranti, “caccia” da Gaza i palestinesi, rivendica la Groenlandia: le 48 ore di “dottrina Trump” sulla politica estera

Nelle ultime 24 ore il tycoon ha riproposto l'approccio utilizzato tra il 2016 e il 2020 per affrontare i nodi che egli stesso ha messo sul piatto
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Il manifesto di quella che sarà la politica estera degli Stati Uniti nei prossimi 4 anni. Lo hanno mostrato al mondo i primi 7 giorni trascorsi da Donald Trump alla Casa Bianca. E in particolare le ultime 48 ore, durante le quali il leader repubblicano ha riproposto l’approccio utilizzato tra il 2016 e il 2020 per affrontare i nodi geopolitici che egli stesso ha messo sul piatto in questo inizio di mandato: la questione israelo-palestinese, i flussi migratori, il controllo della Groenlandia.

“Svuotare Gaza” dei palestinesi. Per la gioia dell’ultradestra israeliana. Dopo essere stato il motore, più o meno immobile, che ha innescato il movimento verso il cessate il fuoco, domenica il tycoon ha fatto esultare l’ultradestra israeliana parlando di un piano per la Striscia Gaza che prevede lo spostamento verso altri Paesi del Medio Oriente, tra cui Giordania ed Egitto, di tutta la popolazione palestinese. Il tutto mentre in queste ore migliaia di sfollati stanno facendo ritorno nell’enclave. Una mossa, ha detto, “temporanea o a lungo termine” necessaria per affermare la pace nell’area. “Stiamo parlando di un milione e mezzo di persone, e noi ripuliremo tutto”, ha aggiunto, definendo Gaza un “cantiere di demolizione”. Già che c’era, ha anche annunciato di aver posto fine alla sospensione nell’invio di bombe da 2.000 libbre a Israele, disposta da Joe Biden come forma di pressione per ridurre le vittime civili della guerra: “Molte cose che erano state ordinate e pagate da Israele ma non sono state inviate da Biden sono ora in arrivo!”, ha scritto su Truth.

La soluzione, per il tycoon, sarebbe l’Egitto. Il Jerusalem Post riferisce che parlando con i giornalisti ieri a bordo dell’Air Force One, Trump avrebbe detto il Cairo accetterebbe di accogliere i palestinesi trasferiti dalla Striscia di Gaza, e che glielo avrebbe detto il presidente Abdel Fattah al-Sisi durante una conversazione telefonica. “L’ho aiutato molto e spero che ci aiuti – avrebbe detto il tycoon -. Penso che accoglierà i palestinesi da Gaza, e il re di Giordania farà lo stesso”. Uno scenario inedito, visto che fin dal 7 ottobre 2023 il Cairo e Amman si sono opposti al trasferimento dei profughi causati dalla guerra. Tanto che poco dopo il Cairo ha smentito la telefonata. Un fatto però resta: l’amministrazione Trump ha sospeso i finanziamenti per la cooperazione internazionale a eccezione di quelli destinati a Israele e all’Egitto.

La Colombia e i migranti: l’economia come strumento per trattare. Mostrate al mondo le immagini di migranti in catene in procinto di essere rimpatriati, Trump ha dato anche un saggio del modo in cui intende usare i dazi doganali come strumento per sedere da una posizione dominati ai tavoli di trattativa. Domenica Bogotà aveva provato a bloccare due aerei militari statunitensi carichi di concittadini considerati clandestini. Almeno finché, aveva fatto sapere il presidente Gustavo Petro, non fosse stato loro garantito un “trattamento dignitoso”. Washington aveva risposto imponendo dazi del 25% sui prodotti commerciali, controlli doganali più stringenti e sanzioni ai dirigenti del governo colombiano. Che due ore dopo faceva dietrofront e lasciava sbarcare i rimpatriati.

La Groenlandia resta nel mirino. Poche ore prima era tornato su una delle idee annunciate alla vigilia dell’insediamento. Parlando con i giornalisti a bordo dell’Air Force One che lo portava da Las Vegas al suo Doral Golf Club in Florida, il miliardario divenuto presidente aveva ribadito la volontà di prendere il controllo della Groenlandia: “Ce la faremo“, aveva detto, anche perché i 57mila residenti “vogliono stare con noi”. “Non so quali diritti abbia la Danimarca – aveva aggiunto riferendosi alle parole della premier Mette Frederiksen secondo cui l’isola non è in vendita -, ma sarebbe un atto molto ostile se non lo permettessero perché è per la protezione del mondo libero. Non ha nulla a che fare con gli Stati Uniti, se non che siamo noi a poter garantire la libertà. Loro non possono, hanno messo due slitte trainate da cani lì due settimane fa, pensavano che fosse protezione”. Una libertà messa a repentaglio, aveva sostenuto, dalle mire delle altre potenze: “In questo momento ci sono navi russe, navi cinesi, navi da vari Paesi. Non è una bella situazione”.

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