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Educazione affettiva, la Liguria stanzia 220mila euro per le parrocchie. Avs: “È un tema laico”

La decisione ha suscitato dure critiche, da parte delle opposizioni e dalle realtà associative, che contestano la scelta di assegnare i fondi alla diocesi
Educazione affettiva, la Liguria stanzia 220mila euro per le parrocchie. Avs: “È un tema laico”
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In Liguria è scoppiata la polemica in seguito alla decisione della Regione di stanziare 220mila euro per finanziare progetti sull’educazione all’affettività e alle relazioni, affidando l’intervento esclusivamente alle diocesi. L’iniziativa, denominata “Comunità educanti, educazione all’affettività e alla relazione”, è destinata a sostenere attività organizzate da oratori e enti religiosi cattolici, con lo scopo dichiarato di prevenire l’esclusione sociale e promuovere momenti di socializzazione per giovani tra i 14 e i 25 anni.

Il bando prevede che le diocesi interessate presentino un progetto entro il 31 gennaio, con l’obbligo di coinvolgere almeno quattro diocesi e 15 parrocchie della Liguria. I fondi saranno gestiti da ALiSEO, l’ente regionale per le politiche giovanili, mentre una commissione di valutazione – composta da rappresentanti della Regione, di ALiSEO e della Conferenza Episcopale Ligure – deciderà quali progetti finanziare. La decisione ha suscitato dure critiche, da parte delle opposizioni e dalle realtà associative, che contestano la scelta di assegnare i fondi esclusivamente alla diocesi.

Selena Candia, consigliera regionale di Avs, ha commentato: “Siamo sconcertati. Da anni chiediamo alla Regione di occuparsi di questo tema fondamentale nella vita delle persone, trovando solo rifiuti. Ora scopriamo che dei fondi per l’educazione all’affettività finiranno alla Chiesa. Questa destra retrograda e omofoba facilita l’appropriazione religiosa di un tema che deve essere laico“. Candia, annunciando un interrogazione alla giunta di centrodestra in consiglio regionale, ha inoltre sottolineato due aspetti critici del bando: da un lato, l’assenza di un’apertura ad altre realtà – come associazioni laiche o enti specializzati nel lavoro con i giovani – e, dall’altro, il rischio che l’approccio educativo venga modellato su una visione confessionale che potrebbe escludere tematiche come la sessualità, gli stereotipi di genere e l’educazione contemporanea all’affettività.

A protestare anche gli operatori impegnati sul campo. Intervistata da Repubblica, Chiara Nardini, psicologa e sessuologa che ha fondato Edusex, ha dichiarato: “Riceviamo sempre più richieste di aiuto, da famiglie e scuole, per tenere corsi e offrire consulenze e ci sono sempre pochissimi stanziamenti per un’emergenza così importante”, ha detto. “È gravissimo che venga destinato un finanziamento così grande alle diocesi su un tema così delicato. Noi abbiamo anni di studi e formazione per occuparcene, chi si occuperà di questi corsi?”. E poi c’è il problema dell’assegnazione diretta: “Non c’è stato un bando, di cui invece moltissimi operatori del settore, che lavorano da anni, avrebbero molto bisogno”, ha chiuso Nardini.

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