Gianni Alemanno resta in carcere, il Tribunale di Sorveglianza: “Incapace di adeguarsi alle regole”. Deve scontare un anno e 10 mesi

Confermato il carcere l’ex ministro e sindaco di Roma Gianni Alemanno, arrestato la notte del 31 dicembre scorso dopo la revoca dei servizi sociali. L’ex sindaco avrebbe dovuto svolgere attività presso la struttura ‘Solidarietà e Speranza’ che si occupa di famiglie in difficoltà e di vittime di violenze, ma è accusato di una “gravissima e reiterata violazione delle prescrizioni imposte”. A lasciare Alemanno in carcere è il tribunale di Sorveglianza. Dovrà scontare una pena a un anno e 10 mesi per l’accusa di traffico di influenze illecite., condanna arrivata nell’ambito di uno dei filoni nati dalla maxi indagine Mondo di Mezzo. La decisione dei giudici non riconosce i quattro mesi svolti ai servizi sociali svolti tra il novembre del 2023 e il febbraio del 2024.
Alemanno, attualmente segretario del movimento Indipendenza!, si sarebbe sottratto al programma stabilito giustificando la propria assenza con impegni che si sarebbero successivamente rivelati falsi. Le prescrizioni prevedevano inoltre il divieto di uscire di casa prima delle 7 del mattino, il rientro obbligatorio entro le 21 e il divieto di frequentare pregiudicati. Disposizioni che, secondo i giudici, l’ex sindaco avrebbe trasgredito. Dagli atti emergeva che Alemanno nel corso del 2024 si sarebbe visto in più occasioni con l’ex avvocato Paolo Colosimo, condannato in via definitiva nel 2018 a 4 anni e sei mesi nell’ambito del procedimento nato dall’inchiesta sul caso Fastweb. La decisione del tribunale di Sorveglianza era arrivata dopo una segnalazione degli inquirenti che stanno indagando in un nuovo procedimento che potrebbe avere ad oggetto reati fiscali.
I fatti contestati all’ex ministro “costituiscono manifestazione di mancato recepimento dell’offerta rieducativa e denotano l’incapacità del soggetto di adeguarsi alle regole ordinamentali ripetutamente violate con pervicacia, dimostrando inettitudine ad autodeterminarsi in senso positivo”, hanno scritto i giudici nell’ordinanza con cui hanno confermato il carcere. “Dalla breve dichiarazione resa all’udienza da Alemanno risulta una sostanziale ammissione” e “le dedotte motivazioni dell’interessato in ordine a ‘quanto accaduto’ (impegni politici e passione politica) non possono affatto giustificare una attività illecita così strutturata, capillare, ostinata”, sottolinea il tribunale.
Tra coloro che lo aiutavano con la “artata costituzione di documenti giustificativi” degli spostamenti c’erano più “soggetti compiacenti”, si legge nell’ordinanza: la segretaria, diversi legali, un consigliere comunale di Fratelli d’Italia a Brindisi, Cesare Mevoli. La continua ricerca di questi espedienti, sottolineano i giudici, è “rappresentativa di una condotta a dir poco irresponsabile – si legge nell’ordinanza – con la quale Alemanno (anche aiutato dai suoi complici) si è preso gioco degli Uffici che presidiano la misura alternativa alla detenzione intramuraria, con ciò tradendo il senso e lo spirito dell’esecuzione penale esterna, concepita in sintonia con il principio costituzionale secondo il quale la pena deve tendere alla rieducazione, principio che non è stato minimamente recepito dal condannato”. A ciò, concludono i giudici, “si aggiunga anche la violazione della prescrizione di non frequentare pregiudicati”.