di Nadia Aragona

Quanto accaduto il 13 gennaio scorso nella Questura di Brescia ritengo che sia un fatto gravissimo, lesivo della dignità dell’essere umano, in particolare di genere femminile.

Come sappiamo, 23 persone che protestavano pacificamente di fronte alla sede di Leonardo sono state condotte in questura, cosa che avviene normalmente in queste situazioni. Dopo averne accertato l’identità, i fermati venivano sottoposti a perquisizione. E qui abbiamo la prima anomalia che mi lascia perplessa: gli uomini vengono sottoposti ad un perquisizione più superficiale, sopra i vestiti; alle donne, invece, viene chiesto di spogliarsi completamente e di effettuare nude tre squat, in una stanza con la porta aperta, dove chiunque passasse poteva vedere.

Queste le denunce delle attiviste, e nel dibattito generale che si è sviluppato molti dicono che sia la “prassi normale” con cui si conducono le perquisizioni. Non so se questo corrisponda al vero, ma da profana mi sorge la prima lecita domanda: perchè con gli uomini questa “normale prassi” non viene eseguita? Gli agenti uomini che non hanno adempiuto al loro dovere dovrebbero essere sottoposti a provvedimenti disciplinari per non aver effettuato diligentemente le perquisizioni, giusto?

Forse alle poliziotte che hanno eseguito la “scrupolosa” perquisizione, era stato detto di avere di fronte delle trafficanti di droga. Solo così si spiega una perquisizione che mira a trovare qualcosa nascosto nell’ultimo tratto dell’intestino o nella vagina. Cosa potevano nascondere di così pericoloso delle donne che manifestavano pacificamente? Nitroglicerina o candelotti esplosivi da utilizzare al momento opportuno?

Ulteriore elemento che suscita ancora la mia perplessità è che un tale trattamento è stato destinato alle donne da altre donne, e questo rende, a mio parere, il fatto ancora più grave. La condizione di supremazia di potere fisico e psicologico delle agenti nei confronti delle donne fermate ha preso il sopravvento. Tante potrebbero essere state le motivazioni: la richiesta di un superiore di eseguire la “scrupolosa” perquisizione (in questo caso avrebbero un’attenuante), un comportamento particolarmente sfidante delle fermate, che ha portato ad una reazione punitiva, la volontà di dimostrarsi più dure dei colleghi maschi, la volontà di punire in maniera esemplare chi ti ha obbligato magari a fare un turno di straordinario, sfogando così la propria frustrazione, etc. etc.

Tante possono essere le motivazioni, ma è particolarmente odioso il fatto che delle agenti, in questa circostanza, abbiano abdicato al loro genere, e abbiano ferito delle donne proprio negli aspetti più delicati della femminilità: il corpo, la nudità del corpo che diventa strumento di umiliazione, di vergogna, di abuso, come per millenni è stato fatto sulle donne. Ciò rende il loro comportamento inqualificabile e degno del peggiore biasimo.

Queste agenti, per rispetto della divisa che indossano, dovrebbero essere le prime a far propri i valori di parità, di giustizia facendoli prevalere su pregiudizi e abusi perpetrati nei confronti del genere femminile. Auspicherei che queste agenti ci mettessero la faccia, e fossero loro a farci comprendere perché delle donne che non avevano commesso alcun reato (se non professare liberamente il loro pensiero, come la nostra Costituzione consente), siano state umiliate, usando violenza, calpestando la loro dignità di esseri umani e in particolare di donne.

Ma dubito che ciò avverrà. Mi dispiace dirlo, ma le agenti donne dimostreranno la loro forza quando non imiteranno i lati peggiori dei loro colleghi maschi, e daranno invece espressione di un potere agito con equilibrio e rispetto. Quello che invece pretenderei che avvenisse è un’inchiesta seria su questi accadimenti, per fare in modo che cose del genere non avvengano più. La cosa più ingiusta e collusiva sarebbe non fare nulla, come se tutto questo fosse la normalità.

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