“Ricordatevi sempre che nel governo Draghi c’erano tutti i partiti tranne Fratelli d’Italia, adesso in questo governo c’è pure Fratelli d’Italia, quindi nessuno può dire che non c’entra“. È la premessa del procuratore del Tribunale di Napoli, Nicola Gratteri, alla sua acerrima critica al processo telematico, l’app del ministero della Giustizia che avrebbe dovuto consentire il passaggio da cartaceo a digitale ma il cui uso è stato sospeso da diversi tribunali per numerosi malfunzionamenti.
Ospite della trasmissione In altre parole (La7), Gratteri spiega che il processo penale telematico è previsto nella riforma Cartabia del 2022 e doveva entrare definitivamente in vigore dal 1 gennaio 2025, con un perfezionamento della prima app voluta dall’ex ministra della Giustizia del governo Draghi: “Quel progetto, per il quale abbiamo già incassato i soldi della Comunità europea, prevedeva di camminare per un km e invece abbiamo percorso mezzo metro, perché con quella prima app si poteva fare solo la richiesta di archiviazione. L’app 2, quella successiva – spiega – è invece un atto di arroganza: è stata imposta dal 1 gennaio 2025, ma nessuno ci ha spiegato come funzionasse prima della sua messa in vigore. Alla fine diversi tribunali in ordine sparso hanno dovuto fare dei provvedimenti tampone fino al 31 marzo 2025, il che, tradotto in italiano, significa che siamo tornati alla carta“.
Il magistrato ribadisce: “Quest’arroganza ha portato a una brutta figura. Io vorrei sapere quanto è costato questo rallentamento, visto che prima facevamo le archiviazioni in un minuto e mezzo e con l’app della Cartabia per diversi mesi abbiamo impiegato anche tre quarti d’ora per fare un’archiviazione. Ora con questa seconda app non avete idea di quante cose non funzionino. Abbiamo ricevuto ogni giorno dal ministero della Giustizia circolari e direttive per poi avere un sistema che non funziona. E allora perché tutta questa fretta per applicarlo?”.
Gratteri conclude: “Ma sapete perché sono arrabbiato? Perché nel dicembre del 2024, in una sede istituzionale, ho detto che quell’app non avrebbe funzionato e che saremmo tornati alla carta. E l’ho detto guardando negli occhi chi ha e ha avuto il potere di far entrare in vigore il processo telematico. Non sono stato ascoltato e oggi questo è il risultato”.