Sembra incredibile, visto che le EV non godono di ottima salute in questo periodo, ma la versione di Ford Mustang più venduta nel 2024 è stata quella elettrica. Come evidenzia il sito specializzato Autonews.com, il crossover a elettroni ha superato la Mustang a benzina di quasi 8.000 unità lo scorso anno. Le vendite della Mach-E sono infatti aumentate del 27% a 51.745 unità, mentre quelle della Mustang tradizionale (e dai più ritenuta la “vera” Mustang) sono scese del 9,5% a 44.003 unità, il livello più basso da almeno due decenni a questa parte. Complice anche il fatto, come hanno chiarito dalla Ford, che le immatricolazioni della Mustang a benzina sono state ostacolate da alcuni problemi nella catena di produzione che hanno portato a forniture limitate. E che, più in generale, le vendite di auto sportive sono diminuite anche a causa dell’abbandono del segmento da parte di rivali storici come Dodge e Chevrolet.
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Ford Mustang, nel 2024 il crossover elettrico Mach-E supera nelle vendite la sportiva a benzina
Il sorpasso è avvenuto per la prima volta l'anno appena trascorso, dopo l'arrivo in commercio della variante a elettroni nel 2020
- 11:34 - **Mo: Tajani, 'Italia protagonista costruzione pace, lo andrò a dire in Israele e Palestina'**
Caltagirone, 19 gen. (Adnkronos) - "Io domani mattina sarò in Israele e poi sarò a Ramallah, in Cisgiordania, per sostenere la pace, per incoraggiare questa tregua che è ancora molto fragile, ma poi deve trasformarsi veramente in un momento di pace. Un cessate il fuoco che sta cominciando ora. Bisogna che tutte le parti facciano il massimo perché possa consolidarsi, che da una prima fase poi si possa passare alla seconda e poi alla terza. L'Italia vuole essere protagonista di questa costruzione di pace, come lo è stata in passato. E in Israele e in Palestina andrò a ripetere questo messaggio". Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani a margine della sua visita a Caltagirone (Catania) per ricordare don Sturzo. "L'Italia vuole essere anche garante di questa tregua e mi auguro che si possa in futuro anche avere la riunificazione della Palestina, Gaza e Cisgiordania, per poi dar vita, in futuro, ad uno Stato palestinese che riconosca Israele e sia riconosciuto da Israele. L'obiettivo è sempre quello della pace e mi auguro anche che si possa finalmente arrivare a sottoscrivere gli accordi di Abramo, che sono quelli che invisi ad Hamas, hanno provocato tutto quello che è successo in questi mesi", conclude.
- 11:28 - **Mo: Tajani, 'tregua fragile, missione a Gaza segnale che con pace e stabilità finisce isolamento'**
Caltagirone, 19 gen. (Adnkronos) - "Bisogna capire che il cessate il fuoco, in queste prime fasi, é ancora fragile e bisogna fare il possibile per sostenere le parti. A mano a mano che, da un lato, aumenterà il flusso di ostaggi che tornerà a casa e, dall’altro il flusso degli aiuti alimentari ed energetici, dovremo far crescere la fiducia reciproca e la voglia di porre definitivamente fine al conflitto. Sarà molto difficile, ma è ciò su cui dobbiamo lavorare. Per questo la mia missione di domani servirà a dare un chiaro segnale che con la pace e la stabilità, di Israele ma anche dell’intera regione, finisce l’isolamento".
"Anp non può ancora riprendere il controllo di Gaza. Dobbiamo lavorare per una positiva prima fase di 6 settimane per aprire le porte alla seconda. L'Italia con la Ue e con i paesi amici arabi sarà impegnata in questa lunga maratona per costruire la pace", conclude Tajani.
- 11:21 - **Usa: Tajani, 'Musk? 'E' solo un imprenditore, non è Presidente Usa...'**
Caltagirone, 19 gen. (Adnkronos) - "Elon Musk è un imprenditore, non è il Presidente degli Stati Uniti. Le relazioni sono con gli Stati Uniti. Musk è un imprenditore che fa il suo lavoro". Così il ministro degli Esteri Antonio Tajani, parlando con i giornalisti a Caltagirone (Catania) di Elon Musk.
- 11:11 - **Giustizia: Tajani, 'protestare è legittimo ma non condivido protesta, no difese corporative'**
Caltagirone, 19 gen. (Adnkronos) - "Protestare è legittimo ma non condivido il modo di protestare perché un magistrato deve essere sempre al di sopra delle parti, la riforma della giustizia che stiamo realizzando è una riforma voluta dai cittadini, quindi dal popolo, che è colui che detiene il potere. Noi siamo stati eletti anche per fare questa riforma che punta a innalzare il ruolo del magistrati giudicante e garantire un processo giusto, garantire certezza del diritto a tutti i cittadini". E aggiunge: "Tra l'altro bisogna dire che la riforma della giustizia servirà anche a favorire la crescita economica perché certezza del diritto, processi più rapidi e una magistratura meno politicizzata, senza correnti offre maggiori garanzie a chi vuole investire nel nostro paese sia esso italiano che straniero".
Tajani dice: "Ci saranno benefici, ricordiamo la giustizia lumaca fa un danno del 3 per cento al nostro Pil, significa perdere migliaia di posti di lavoro. Non bisogna quindi fare difese corporative, bisogna guardare sempre agli interessi dei cittadini, garantendo sempre la difesa della giustizia e della libertà ed è quello che stiamo cercando di fare".
- 10:37 - Sicilia: Tajani, 'pensiero don Sturzo sempre attuale, il suo appello come faro'
Caltagirone, 19 gen. (Adnkronos) - "Commemorare come facciamo oggi Luigi Sturzo nella sua Caltagirone non è solo un doveroso tributo alla memoria di una grande figura della storia e del pensiero italiano ed europeo. Certo, la memoria è importante: una società che non sia consapevole del proprio passato non può costruire il futuro in modo responsabile. Per questo la conoscenza della Storia non è un esercizio accademico ma deve essere parte viva delle nostre scelte di ogni giorno". Così, in un intervento su La Sicilia il vicepremier Antonio Tajani, atteso a breve a Caltagirone per ricordare don Sturzo.
"Ma Sturzo non è solo una pagina di storia, per quanto importante: è una figura viva, attuale, che parla al futuro e non solo al passato dell’Europa, dell’Italia e prima di tutto della sua Sicilia- dice -La Sicilia che tanto amava, che lasciò a malincuore, nella quale esercitò responsabilità amministrative importanti, proprio a Caltagirone e nella provincia di Catania, confrontandosi dunque non solo con l’elaborazione teorica, ma con i problemi della quotidianità, compiendo un lavoro indefesso a favore dei più umili, specie nel mondo agricolo che conosceva bene. Lo fece favorendo non soltanto la beneficenza, ma le iniziative che consentivano l’emancipazione dalla miseria, la diffusione di una piccola imprenditorialità contadina, nella prospettiva dell’emancipazione con le loro stesse forze delle classi più deboli".
"Ho usato la parola “classi” per semplicità, ma per Sturzo questo concetto non esisteva, la sua attenzione era alle persone, portatrici di diritti. Le persone alle quali da sacerdote riconosceva la sacralità in quanto creature fatte a immagine e somiglianza di Dio, e quindi portatrici di diritti naturali propri, non concessi da nessuno, tantomeno dallo Stato. Anche per questo fu nemico irriducibile dei due grandi totalitarismi del ‘900, il Fascismo e il Comunismo. Alle persone Sturzo da pensatore politico riconosceva un ruolo centrale, ne tutelava la libertà in ogni aspetto della vita, anche nella vita economica- dice Tajani-Sturzo era un convinto assertore della libertà di impresa, intesa proprio come strumento più efficace per emancipare i più deboli dalla povertà, per rilanciare quel mezzogiorno e quella Sicilia alla quale dedicò tante attenzioni". "Non è un caso del resto che il suo ultimo scritto importante, redatto nel 1959 a pochi mesi dalla scomparsa, fu proprio un appello ai siciliani, che conteneva una cruda disamina dei tanti problemi irrisolti della Sicilia, e denunciava, quando non era ancora di moda farlo, “l’oppressione dei mafiosi”- conclude - Anche per questo trovo commovente la circostanza che fa coincidere oggi questo convegno di Caltagirone, nel 106° anniversario dell’appello di Sturzo ai Liberi e Forti, con quello che sarebbe stato il 100° compleanno di un altro grande siciliano, il giudice Rocco Chinnici, martire della mafia. Figure come Chinnici, come Falcone, come Borsellino non sono stati solo grandi magistrati, sono simboli di una Sicilia che ci crede, che guarda ad un futuro diverso e migliore, fuori dall’oppressione mafiosa".
- 10:36 - Follini: "Craxi e De Mita due modernizzatori"
Roma, 19 gen. (Adnkronos) - "Se esiste, alla maniera di Dante, un purgatorio dove gli antichi leader politici muniti di molte qualità e di qualche difetto stazionano in attesa di essere promossi a miglior destino è probabile che vi si trovino lì insieme, Craxi e De Mita. I quali hanno speso una vita a contrastarsi contando che la vittoria dell’uno dovesse infine coincidere con la sconfitta dell’altro. E però anche collaborando per molti anni nella stessa alleanza politica e di governo. Un’altalena che forse avrebbe dovuto indurli, tutti e due, a uno spirito reciprocamente più costruttivo. E della quale, chissà, potrebbero magari discutere a lungo se solo ne avessero ancora l’occasione. Per entrambi le prove non proprio esaltanti dei loro successori, di tutto (o quasi tutto) il ceto politico che ne ha preso il posto, suonano come una involontaria conferma delle qualità del personale che usciva dalle scuole di partito di una volta. Laddove i due si erano formati, scalando pazientemente, uno dopo l’altro, tutti i gradini dei percorsi che in quelle stagioni erano obbligati. Fino a ritrovarsi appunto a capo dei due partiti principali che animavano le coalizioni di governo negli anni ottanta del secolo scorso. Ora lo sguardo un po’ nostalgico rivolto a quei successori non sempre all’altezza finisce con l’avvolgere le loro personalità e le loro gesta in un alone di gloria. Così De Mita si avvale di quella sorta di nostalgia democristiana che ha preso il posto delle critiche e delle diatribe che a suo tempo ne avevano segnato il lungo e tormentoso declino. Mentre Craxi si trova al centro di una benevola alluvione di libri, film, testimonianze, rivelazioni che ne sottolineano le qualità politiche e lo spessore personale. Nulla che autorizzi ad annunciare il ritorno del passato sotto le mentite spoglie dei loro nipoti e pronipoti. Ma quanto basta a ricordare che quel passato non meritava affatto il vituperio sotto cui si era pensato di sotterrarlo. E’ un fatto che De Mita e Craxi, forti delle loro personalità, abbiano passato più tempo a dividersi che non a sommare alcune delle loro buone intenzioni. Eppure, a dispetto della vulgata, quei due avevano più di qualche pensiero in comune. Erano due modernizzatori, e come tali ci tenevano a venir raccontati. Tutti e due cercavano di liberare i loro partiti da quella fitta ragnatela di correnti, notabili, gruppi e gruppetti di cui soffrivano il condizionamento. Tutti e due respiravano l’aria nuova che spirava nel mondo, cominciando con la dissoluzione del blocco socialista ad opera di Gorbaciov, mentre una nuova Europa e una nuova America sembravano annunciare un futuro di relazioni internazionali più libere, pacifiche e fantasiose. Sapevano, tutti e due, che la nostra economia in quegli anni, aveva bisogno di recuperare efficienza e di emendarsi da alcuni difetti che uno statalismo di vecchio conio vi aveva impiantato. Sapevano e dicevano, tutti e due, che il sistema politico aveva bisogno di venire razionalizzato, modernizzato, liberato da alcune delle sue bardature. Insomma, prescrivevano ricette non proprio uguali, ma neppure così abissalmente diverse. Poi però su queste affinità si metteva all’opera il demone delle loro differenze e diffidenze. Che li faceva infine apparire agli antipodi assai più di quanto non fossero. Accade spesso nella politica italiana che siano proprio le affinità, più che le distanze, a generare il litigio. Con la differenza che mentre una volta il litigio tra i simili veniva compensato dalla sotterranea complicità tra gli opposti, ora invece le due dispute finiscono per sommarsi. Così che tutti si trovano infine in conflitto con tutti. Conflitti dissimulati, si dirà. Nascosti sotto la coltre di parole d’ordine unitarie, inneggianti alla compattezza dei poli e dei partiti. E tuttavia questa dissimulazione nasconde ormai a fatica l’insofferenza che divide le coalizioni e i partiti al loro interno. Tanto più quando essi si rivolgono con bandiere diverse allo stesso elettorato o quasi. Tutte cose che ai loro tempi Craxi e De Mita devono avere ben considerato. E rispetto alle quali però non hanno mai confessato né pentimenti né ripensamenti. Troppo orgogliosi, tutti e due, per confidare che forse avrebbero tratto il loro vantaggio nel capirsi di più e con più pazienza l’uno verso l’altro. Messaggio mai trasmesso ai contemporanei e mai arrivato fino ai posteri". (di Marco Follini)
- 09:57 - Australian Open, sorriso a metà: Bolelli-Vavassori avanti, fuori Errani e Paolini
Sorriso a metà per l'Italia del tennis. Agli Australian Open, nel tabellone del doppio, passano il turno Simone Bolelli e Andrea Vavassori, che si qualificano ai quarti di finale del primo Slam della stagione. A Melbourne gli azzurri battono in due set la coppia formata dagli spagnoli Pedro Martinez e Jaume Munar, nella gara valida per gli ottavi di finale, con il punteggio di 6-3, 7-6 e al prossimo turno affronteranno i portoghesi Nuno Borges e Francisco Cabral.
Niente da fare invece per Sara Errani e Jasmine Paolini. Le due azzurre, oro nel doppio alle Olimpiadi di Parigi 2024, sono state battute agli ottavi di finale degli Australian Open dalla coppia formata da Mirra Andreeva e Diana Shnaider, vincenti con un 7-5, 7-5. Fuori, sempre nel doppio, anche Lucia Bronzetti, che in coppia con l'ucraina Anhelina Kalinina è stata superata da Beatriz Haddad Maia e Laura Siegemund in due set con il punteggio di 6-0, 7-6.