Il giorno dopo l’arrivo di Cecilia Sala, Abedini chiede di nuovo di andare ai domiciliari. Ma stavolta col braccialetto elettronico
Il "ritocco" della richiesta è arrivato dopo parere negativo della procuratrice Generale di Milano Francesca Nanni all’istanza depositata a fine anno ritenendo non ci siano le condizioni per tutelare il pericolo di fuga
Arresti domiciliari con il braccialetto e in un appartamento di Milano diverso da quello proposto in precedenza. Ventiquattro ore dopo il ritorno in Italia di Cecilia Sala, Mohammad Abedini Najafabadi ha nuovamente chiesto di uscire dal carcere di Opera. Alla Corte d’Appello è stata presentata una nuova richiesta, diversa rispetto a quella precedente, da parte dell’avvocato dell’ingegnere iraniano fermato a Malpensa lo scorso 16 dicembre su richiesta degli Stati Uniti.
Il “ritocco” della richiesta è arrivato dopo parere negativo della procuratrice Generale di Milano Francesca Nanni all’istanza depositata a fine anno ritenendo non ci siano le condizioni per tutelare il pericolo di fuga anche perchè, tra l’altro, non contemplava il braccialetto elettronico. Il caso Abedini è stato citato anche dalla premier Giorgia Meloni, durante la conseueta conferenza stampa annuale. “Per quello che riguarda Abedini il caso è al vaglio della ministero della Giustizia, c’è un vaglio tecnico e politico, e secondo il trattato con gli Stati Uniti. E’ una vicenda che bisogna continuare a discutere con gli amici americani: avrei voluto parlarne con Biden – che è ha dovuto annullare il viaggio e a cui mandiamo la nostra solidarietà. Le interlocuzioni ci sono e ci saranno: il lavoro ancora complesso non è terminato ieri e penso si debba discutere nei dettagli nelle sedi opportune”, ha detto la premier.
Ieri, dopo il ritorno di Cecilia Sala in Italia, il Wall Street Journal aveva raccontato come gli Stati Uniti si aspettino “che l’Italia rilasci Abedini”nel quadro dell’accordo per ottenere il rilascio della giornalista. “La situazione di Abedini è squisitamente giuridica, e va studiata nella sua complessità, indipendentemente dal felice esito della vicenda Sala”, ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio, intervistato da La Stampa. “Dell’estradizione è prematuro parlare, anche perché sino ad ora la richiesta formale non è ancora arrivata al nostro ministero”, ha sottolineato il guardasigilli. Come previsto dall’articolo 718 del codice di procedura penale, il ministro della Giustizia può ordinare la liberazione dell’ingegnere iraniano, ritenendolo inestradabile.
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La Redazione
Palermo, 16 gen. (Adnkronos) - La Conferenza Episcopale Siciliana (CESi), presieduta da Monsignor Antonino Raspanti, vescovo di Acireale e presidente della CESi, si è riunita nella sede di Palermo "per riflettere su diversi temi di rilevanza ecclesiale e sociale". In queste giornate si è discusso di antimafia, impegno civile, riutilizzo dei beni confiscati e memoria storica. Tutto questo è stato evidenziato dall'intervento di Don Luigi Ciotti che ha presentato le attività dell'Associazione Libera ed ha promosso la “Giornata della Memoria e dell’Impegno” per le vittime delle mafie, che si terrà il 21 marzo a Trapani. I Vescovi, accogliendo don Ciotti, hanno ribadito "l'impegno della Chiesa siciliana contro la mafia e ogni forma di illegalità".
Il presidente Raspanti, ha spiegato: "Don Luigi ha sottolineato non solo l'importanza della lotta contro l'illegalità, ma soprattutto il valore dell'educazione dei giovani, che rappresentano il cuore della nostra società". Don Luigi Ciotti così si è espresso: "Si è riflettuto sul ruolo della Chiesa e sulla necessità di unire la testimonianza cristiana con la responsabilità civile. Nonostante gli sforzi ed i sacrifici finora compiuti, il fenomeno mafioso persiste con rapporti sempre più pragmatici e diffusi tra mafia, politica e corruzione. È emersa l'urgenza di un impegno più deciso da parte di tutti, compresa la Chiesa, per diventare una forza etica e sociale. La Chiesa è chiamata a un'azione più incisiva, pur riconoscendo le numerose testimonianze positive esistenti, per contribuire al bene comune con un rinnovato slancio".
Si è discusso, anche, dell'educazione dei giovani e quindi sull'importanza degli oratori. Continua Raspanti: "Abbiamo deciso di approfondire e studiare come rimodulare questa straordinaria attività educativa rivolta ai giovani, alla luce del protocollo firmato con il governo regionale, che ha riconosciuto il valore sociale, civile e culturale degli oratori".
Parigi, 15 gen. (Adnkronos/Afp) - L’accordo raggiunto tra Israele e Hamas per un cessate il fuoco a Gaza deve essere “rispettato” e deve realizzarsi una “soluzione politica”. Lo ha detto il presidente francese Emmanuel Macron. “Dopo quindici mesi di sofferenza ingiustificabile, è un immenso sollievo per gli abitanti di Gaza, speranza per gli ostaggi e le loro famiglie. I miei pensieri vanno a Ofer (Kalderon) e Ohad (Yahalomi)”, i due franco-israeliani detenuti dal movimento islamista palestinese, ha dichiarato il presidente francese.
Sana'a, 15 gen. (Adnkronos) - Gli Houthi hanno reso omaggio ai "gruppi di resistenza" a Gaza in seguito all'annuncio dell'accordo di cessate il fuoco, affermando, attraverso una dichiarazione del portavoce del gruppo su Telegram, che l'occupazione israeliana della Palestina "continua a rappresentare una minaccia per la stabilità e la sicurezza della regione".
Gaza, 15 gen. (Adnkronos) - Il capo ad interim di Hamas a Gaza, Khalil al-Hayya, ha dichiarato che Israele non è riuscito a raggiungere i suoi obiettivi a Gaza, poco dopo l'annuncio di un accordo di cessate il fuoco. Parlando alla televisione, ha inoltre giurato che il gruppo palestinese non perdonerà né dimenticherà.
Washington, 15 gen. (Adnkronos) - Ci sono informazioni discordanti sullo stato degli ostaggi americani che saranno liberati, le informazioni arriveranno nei prossimi giorni. Lo ha dichiarato il portavoce del Dipartimento di Stato Usa Matthew Miller.
Washington, 15 gen. (Adnkronos) - Cecilia Sala sarebbe stata liberata dalla sua detenzione in Iran grazie anche a un intervento di Elon Musk. Lo scrive il New York Times, secondo cui, all'origine dell'intervento del proprietario di X, vi sarebbe stato il fidanzato della giornalista, che avrebbe chiesto al magnate americano di aiutarla.
Un mese prima dell'arresto della Sala - ricostruisce il giornale americano - il miliardario aveva avuto un incontro con l'ambasciatore iraniano presso le Nazioni Unite, Amir Saeid Iravani. Musk avrebbe di nuovo contattato l'ambasciatore, secondo due funzionari iraniani, uno dei quali è un diplomatico senior del ministero degli Esteri, entrambi a conoscenza della vicenda.
"Come Musk - scrive il Nyt - un attore sempre più attivo, seppur non accreditato, sulla scena mondiale dopo la vittoria di Trump, sia arrivato a sposare la causa del giornalista resta poco chiaro. È vicino al primo ministro italiano, Giorgia Meloni, che si è recata a Mar-a-Lago, la tenuta di Trump in Florida dove il signor Musk è una presenza abituale, e ha incontrato il presidente eletto il 4 gennaio".
"La Meloni, in una conferenza stampa ha detto di non sapere quale ruolo, se ce n'è uno, Musk abbia avuto nel rilascio della Sala. "Se ha avuto un ruolo, non ne sono a conoscenza", ha affermato. Al momento del viaggio della Meloni a Mar-a-Lago - precisa il New York Times - il fidanzato della Sala, Daniele Raineri, aveva già cercato l'aiuto di Musk tramite un intermediario. In un'intervista, Raineri ha detto di aver pensato a lui perché aveva letto che c'era "un canale tra Musk e i diplomatici iraniani, e che Musk lavora anche a stretto contatto con Trump".
"Il signor Raineri, che è anche un giornalista, ha dichiarato di aver inviato un messaggio il 29 dicembre all'esperto informatico italiano e conoscente di Musk Andrea Stroppa, per chiedergli se poteva portare il caso della signora Sala all'attenzione del miliardario e chiedere il suo aiuto. Stroppa ha dichiarato in un'intervista che Musk era a conoscenza della richiesta, ma che non sapeva se fosse stato coinvolto nel caso".
Tel aviv, 15 gen. (Adnkronos/Afp) - Il presidente israeliano Isaac Herzog ha accolto l'annuncio dell'accordo di tregua a Gaza, definendolo una "buona scelta" per riportare indietro gli ostaggi detenuti nella Striscia.
"Come presidente dello Stato di Israele, lo dico molto chiaramente: questa è una buona scelta. È una scelta importante. Una scelta necessaria. Non c'è obbligo morale, umano, ebraico o israeliano, più grande che riportare i nostri figli e le nostre figlie tra noi”, ha detto Herzog parlando alla televisione.
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