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Gianni Savio morto a 76 anni: il ciclismo piange l’uomo che lanciò Egan Bernal e non solo

Il torinese si è arreso alla lunga malattia che lo affliggeva da tempo
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Il mondo dello sport è in lutto per la morte di Gianni Savio, scomparso all’età di 76 anni. Aveva passato gli ultimi 40 nel ciclismo da stimato manager. Dotato di grande umanità così come competenza che gli ha permesso di scoprire un numero spropositato di talenti: uno su tutti, il colombiano Egan Bernal, vincitore del Tour 2019 e del Giro 2021. Nato a Torino il 16 aprile 1948, il 76enne ha dovuto arrendersi a una lunga malattia che lo affliggeva da tempo: nell’ambiente era conosciuto come ‘Il Principe’.

“Era una grande persona”, ha ammesso alla Gazzetta dello Sport Andrea Tafi, l’unico italiano di sempre capace di vincere sia il Fiandre sia la Roubaix, uno dei moltissimi nomi di assoluto rilievo ad avere corso anche per Savio. Il Principe aveva ereditato la passione dal nonno materno Giovanni Galli, campione italiano tra gli indipendenti a inizio Novecento. L’esperienza da dirigente l’aveva cominciata nel 1985, anno in cui ha seguito il corso da team manager (tra i relatori c’era anche Italo Allodi) organizzato dalla Fci. Savio – che da giovane, giocando a calcio, aveva marcato in una amichevole il compianto Paolo Rossi – aveva anche guidato le nazionali di Colombia (quando Botero vinse il titolo iridato a crono nel 2002) e Venezuela, e lasciato dei segni importanti a Giro e Tour grazie a ‘suoi’ corridori come Sierra e Nelson Rodriguez. E poi ancora Michele Scarponi e Masnada, Rebellin e Simoni, Parra, Rujano, Ballerini. Insomma, un‘infinita fucina di talenti.

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