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“I giovani migranti arrivano in salute, poi si ammalano per le condizioni abitative e di lavoro”: il report del Naga

Lo studio analizza i profili di chi ha chiesto aiuto ai volontari tra il 2018 e il 2022: circa 8mila persone senza permesso di soggiorno, quindi esclusi dal mondo del lavoro tutelato e dal sistema sanitario nazionale
“I giovani migranti arrivano in salute, poi si ammalano per le condizioni abitative e di lavoro”: il report del Naga
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Essere stranieri non regolarizzati in Italia vuol dire anche restare invisibili finché una malattia non diventa grave. Lo denuncia il rapporto “Inclassificabili” pubblicato dall’associazione Naga, che si occupa di assistenza legale e socio-sanitaria ai migranti a Milano. Lo studio analizza i profili di chi ha chiesto aiuto ai volontari tra il 2018 e il 2022, circa 8mila persone senza permesso di soggiorno, quindi esclusi dal mondo del lavoro tutelato e dal sistema sanitario nazionale. Due le conseguenze più preoccupanti emerse dal report: gli over 45 soffrono di malattie croniche che non vengono curate e i giovani si ammalano per le condizioni abitative e di lavoro che trovano in Lombardia. “In tutta la Regione mancano progetti e servizi di assistenza, si rivolgono a noi soprattutto migranti presenti da lungo tempo sul territorio ma che diventano visibili solo quando si ammalano”, spiega a ilfattoquotidiano.it la dottoressa Anna Spada, endocrinologa volontaria dell’associazione e tra i curatori dello studio.

Gli over 45 hanno patologie croniche – La maggior parte dei pazienti arrivati all’associazione è di genere maschile (61,3%) e proviene per lo più da Africa Subsahariana, Nord Africa, America Latina. Negli irregolari al di sopra dei 45 anni, circa un terzo delle diagnosi riguarda persone affette da patologie del sistema circolatorio o endocrino-metabolico. Il 30% di chi chiede supporto ai volontari soffre di malattie come ipertensione, diabete ma anche epilessia e cardiopatie ischemiche, eppure non segue nessuna terapia fornita dal sistema sanitario nazionale. Si cura al pronto soccorso o tramite gli enti del Terzo settore, dove si reca per lo più quando i sintomi della malattia sono gravi. “I pazienti esaminati nel report sono in gran parte presenze silenziose di cui ci si accorge solo quando il problema diventa drammatico” – dice Spada. Se avessero un permesso di soggiorno avrebbero accesso a un medico di base e alla tessera sanitaria, ma essendo irregolari finiscono per curarsi solo quando il malore ha raggiunto l’apice. Il fenomeno è più evidente nei giovani, che accanto ai problemi di salute fisica sono maggiormente esposti a quelli di salute mentale.

I giovani si ammalano in Italia – Chi è arrivato da poco meno di un anno in Italia e ha tra i 25 e i 35 anni in media non è affetto da patologie gravi secondo l’indagine. Questo in parte è dovuto al cosiddetto “healthy migrant effect”, un fenomeno per cui, secondo diversi studi scientifici e come si legge nello stesso report “gli immigrati appena arrivati nel Paese ospitante tendono a essere più sani dei cittadini originari della medesima età, genere e altre caratteristiche socioeconomiche”. Il vantaggio si perde con la permanenza in Italia. Lavoro irregolare e scarse condizioni abitative iniziano a incidere negativamente sulla salute degli stranieri senza permesso di soggiorno, che quindi in poco tempo sviluppano patologie. “Tutte le persone che si recano agli sportelli sono inoccupate, sotto occupate o lavorano in nero, in modo saltuario o dequalificato, questo incide sulla loro salute fisica e mentale”, dice Spada. Il report fa emergere tra i più giovani l’esposizione a traumatismi e a patologie cutanee ma soprattutto a disturbi psichici associati all’instabilità e al declassamento professionale. Tra le persone coinvolte nell’indagine l’80% aveva un’occupazione nel Paese di origine e metà un livello di istruzione superiore o più avanzata. Eppure in Italia è senza lavoro o, a parità di titolo di studio, ricopre mansioni inferiori degli italiani, spesso impieghi usuranti o di cura: “Questa dequalificazione professionale – spiega Spada – è associata ad alterazioni che rasentano la malattia psichiatrica”. Tra i fenomeni trasversali c’è l’aumento dei senza fissa dimora, una quota cresciuta dal 17,7% al 22,6% tra il 2018 e il 2022 e che espone i migranti anche a malattie infettive come la scabbia, la più diffusa secondo il report.

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