Ha denunciato di avere subito abusi all’età di 12 anni da “un dirigente di una piccola azienda” della “Genova bene” davanti al Consiglio comunale, che la ascoltava ammutolito. E ora le sue parole, da atto politico, diventano un atto di giudiziario: la procura di Genova ha aperto un fascicolo per violenza sessuale aggravata su minore dopo il racconto fatto ieri da Francesca Ghio, consigliera della lista Rossoverde, davanti ai colleghi. “Vivevo nel cuore della Genova bene – ha detto Ghio -, quando sono stata violentata fisicamente e psicologicamente tra le mura di casa mia”. E quando l’assemblea si è resa conto che la vittima delle violenze era lei, sono partiti i messaggi di vicinanza e solidarietà.

Il fascicolo è a carico di ignoti e affidato al procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati che coordina il pool Fasce deboli. L’inchiesta verrà poi assegnata a un magistrato del gruppo per valutare intanto che il reato non sia prescritto, visto che sono passati 19 anni dai fatti. Il primo passo dovrebbe essere quello di ascoltare la vittima entro tre giorni, come prevede il Codice rosso. La prescrizione scatta dopo 12 anni ma se la violenza si fosse protratta nel tempo allora potrebbe non essere ancora intervenuta. Per questo il racconto completo della consigliera Ghio sarà fondamentale. L’indagine è stata aperta d’ufficio, visto che per il tipo di reato non c’è bisogno di una querela della vittima, sulla base di quanto riportato da siti e giornali.

“Ero preparata e ho scelto di farlo, mi sento come se il mio corpo fosse diventato nutrimento per tutti – ha dichiarato la consigliera in un’intervista all’Ansa -. Una parte di me era morta tanti anni fa, la nuova voce che ieri ho trovato il coraggio di usare mi sta dando tanta forza. Ed è anche bello pensare che questa voglia di reagire me l’abbia data Giulia e tutto quello che la famiglia Cecchettin ha fatto“.
La consigliera comunale è una delle più combattive esponenti della minoranza in consiglio comunale a Genova: nei mesi scorsi era riuscita, da neomamma, a far approvare un regolamento che consentiva anche ai neogenitori, uomini e donne, di partecipare alle sedute di consiglio da remoto.

In aula ha spiegato il perché della sua testimonianza conclusa con una citazione della canzone Bandiera, della cantautrice e attivista femminista Giulia Mei: “Io sono una voce, sono una bandiera, il mio corpo è politico, qua dentro sono chiamata a rappresentare le persone”. Ghio ha sottolineato di avere “avuto il privilegio di potere raccontare in un’aula istituzionale” quanto subito in modo da “mettere il proprio corpo, come insegnano i movimenti femministi e transfemministi, al servizio di tutti, per dare voce a chi non ha la forza per farlo”. Aggiungendo che servono risorse per combattere la violenza di genere “perché serve che tutta la società abbia i mezzi per educare i nostri figli” e per aiutare “chi non ha gli strumenti per affrontare quanto subito”.

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