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Alluvione Spagna, il miracolo di Sedavì: 124 anziani di una Rsa salvati da 10 lavoratrici. “Portati in braccio uno a uno”

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Si sono caricate i pazienti sulle spalle e li hanno portati uno a uno al secondo piano. La storia di Susana, Carmen, Paula, Pacheco, Marisol, Pili, Bea, Estela, Raquel e Ana – che sono riuscite a portare in salvo 124 anziani di una Rsa – ha emozionato e commosso tutta la Spagna sconvolta dall’alluvione che ha devastato Valencia.

“Alcuni hanno delle ferite che vanno curate, altri sono in affanno perché hanno passato la notte senza ossigeno, ma non ne abbiamo perso nessuno: sono tutti vivi”. Susana Ivars ha il volto ancora segnato dalla fatica e dal dolore, attorno a lei c’è ancora fango e distruzione, ma parla in modo professionale, come se non fosse successo nulla. Nelle sue parole tuttavia emerge anche tanto orgoglio, e molta emozione, per aver fatto il suo dovere fino in fondo: essere riuscita, insieme alle sue nove colleghe, a salvare la vita di tutti e 124 gli anziani ospiti della residenza in cui lavora, la Novaedat di Sedavì, uno dei centri più colpiti dalle inondazioni che hanno messo in ginocchio Valencia e dintorni.

Una sorta di miracolo, frutto dell’abnegazione e del coraggio di queste donne che, sorprese come tutti dalla piena del fiume, in meno di mezz’ora hanno avuto la forza di caricarsi sulle spalle per ben due piani i loro assistiti. Il loro racconto è da film dell’orrore: “Piano piano, l’acqua è entrata nella residenza. Prima lenta, ci ha solo bagnato i piedi, poi – racconta Susana ancora sconvolta – sempre più forte. Non avevamo alcun piano di emergenza prestabilito, ma con il livello dell’acqua che si alzava sempre di più, abbiamo capito subito che non c’era tempo da perdere”.

L’ascensore era andato immediatamente fuori uso. Per Susana e le sue compagne non rimaneva altra scelta che caricarsi gli anziani sulle spalle, uno dopo l’altro, e portarli al sicuro. Ma bisognava farlo in fretta. “Non potevamo spostarli con le sedie a rotelle. Così li abbiamo portati in braccio al primo piano. Poi però abbiamo visto che l’acqua continuava a venire su: in pochi minuti è passata dallo zero ai due metri, per cui siamo stati costretti a salire al secondo piano, tutto in meno di mezz’ora“, ha aggiunto una sua collega, con gli occhi ancora lucidi dall’emozione. Oggi l’acqua si è ritirata, ma la residenza è ancora piena di fango. “Non abbiamo ancora elettricità, ma la situazione si è stabilizzata. Alcuni volontari ci hanno consegnato acqua e cibo e andiamo avanti”, conclude una delle ragazze, stremata ma sorridente.

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