Un’esplosione simultanea di centinaia di cercapersona dei miliziani di Hezbollah, in Libano e Siria, ha provocato almeno 11 morti e oltre 4mila feriti. Un attacco mai visto che – secondo fonti libanesi – sarebbe stato orchestrato da Israele e ha colpito nella capitale, nella valle della Bekaa, retrovia del movimento armato, nel sud del Libano e a Damasco. Tra le persone decedute ci sono una bambina di 10 anni e il figlio di un deputato libanese, mentre tra quelle colpite risulta anche l’ambasciatore iraniano in Libano Mojtaba Amani, rimasto coinvolto nell’esplosione del pager di una sua guardia del corpo. Sarebbero feriti anche alcuni dei principali leader di Hezbollah e i loro consiglieri. La maggior parte dei coinvolti dalle detonazioni, ha spiegato il ministro della Salute libanese Firass Abiad, ha danni alle mani e al volto: “Circa 200 persone sono in condizioni critiche”.

“È stato Israele”
L’attacco avrebbe attivato delle micro-esplosioni all’interno dei cercapersone dei combattenti del gruppo, riferiscono media libanesi, citando fonti anonime degli stessi Hezbollah. Israele non ha rivendicato l’attacco hacker, come spesso accade in azioni mirate portate avanti dai servizi di sicurezza israeliani, ma è chiaro che tutti gli indizi lasciano pensare che l’azione coordinata abbia avuto mente e braccia lì. Il portavoce del governo libanese ha affermato che Beirut ritiene Israele responsabile e considera il cyber-raid una violazione della sovranità, riferisce Axios. Anche il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araqchi, ha condannato “l’atto terroristico del regime israeliano che ha preso di mira civili libanesi”.

La riunione d’emergenza a Tel Aviv
Il premier israeliano Benyamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant subito dopo le esplosioni si sono riuniti nella ‘fossa’ della Kyria, il bunker del ministero della Difesa a Tele Aviv, riferisce Ynet. Tra i funzionari visti dal premier anche il direttore del Mossad, David Barnea, personaggio chiave nei negoziati sulla restituzione degli ostaggi di Hamas. E intanto l’intelligence israeliana ha rilevato segnali insoliti di preparativi militari di Hezbollah nel Libano meridionale. L’apparato di sicurezza spiega che le tempistiche attuali non consentiranno la nomina di Gideon Sàar a ministro della Difesa al posto di Gallant, anche perché Sàar non ha familiarità con i piani operativi dell’Idf per il Libano.

Sono esplosi gli ultimi modelli
Nel frattempo Hezbollah ha informato tutti i suoi membri di smettere immediatamente di usare i cercapersone, dispositivi per le telecomunicazioni, dopo le decine di esplosioni, come riporta Al-Arabiya citando fonti. Fonti della sicurezza israeliana spiegano che i cercapersone esplosi erano l’ultimo modello usato dagli Hezbollah da pochi mesi. Diversi mesi fa, scrive Al Jazeera, i vertici del Partito di Dio avevano invitato i militanti a non utilizzare i cellulari temendo che Tel Aviv fosse in grado di infiltrarsi nelle apparecchiature. Così sono ricorsi a questo diverso sistema di comunicazione che utilizza i cercapersone e che sembra siano stati penetrati.

“Hanno ricevuto un messaggio”
Una precauzione che è stata insufficiente. Resta da capire come sia stato compiuto l’attacco: se intercettando la fornitura e quindi manomettendo alla fonte i dispositivi per poi attivarli, oppure se sfruttando la rete dati usata dagli stessi per farli esplodere. Di certo, come visibile da diversi video, molti membri dell’organizzazione hanno avvertito un surriscaldamento dei dispositivi poco prima del botto. La stessa fonte di Hezbollah ha detto – secondo quanto riporta il media israeliano Ynet – che alcuni membri dell’organizzazione “hanno sentito che i dispositivi si stavano scaldando” e si sono sbarazzati di loro prima che esplodessero. Secondo la rete libanese Mtv, un “messaggio è arrivato” sui cercapersone pochi secondi prima dell’esplosione.

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