Roma, 4 ott. (Adnkronos) - “Da un’intervista rilasciata a Luca Telese, neodirettore del quotidiano abruzzese 'Il Centro', da Donatella Di Pietrantonio, una delle più importanti scrittrici italiane, le cui opere hanno avuto i più significativi riconoscimenti, dal premio Campiello al premio Strega, apprendiamo della gravissima opera di censura che sarebbe stata messa in atto dalla Rai nei suoi confronti". Così Michele Fina, senatore Pd,
"Un episodio che, nella sostanza e nei modi, sarebbe indicativo di come sia ridotto il servizio pubblico in versione Tele Meloni. Infatti, alla scrittrice era stato richiesto di scrivere un monologo sull’Abruzzo per il programma televisivo 'Che sarà', ma il lavoro, apprendiamo essere stato inspiegabilmente censurato e mai mandato in onda. Ciò sarebbe avvenuto, secondo quanto viene riportato, non per i contenuti ma perché sul quotidiano la Repubblica la scrittrice avrebbe dichiarato, alla vigilia delle elezioni regionali abruzzesi, il suo voto per il candidato del centro sinistra Luciano D’Amico. Si tratterebbe di un’operazione vergognosa chiaramente comandata dalla politica. Talmente vergognosa che la Rai non avrebbe avuto nemmeno il coraggio di avvisare direttamente la scrittrice dell’impossibilità di mandare in onda il monologo, ma la sua casa editrice, usando come motivazione la par condicio".
"Naturalmente una scusa del tutto estranea ai contenuti del monologo. Una vicenda, quindi, inquietante e gravissima che ci rimanda a quanto fatto ad un altro grande scrittore italiano, Antonio Scurati: in quel caso la censura era stata sui contenuti di un monologo sul fascismo, in questo caso evidentemente per un’intenzione di voto in un’elezione locale espressa in un’altra sede. Siamo alla censura con liste di proscrizione contro coloro che hanno l’ardire di voler difendere i propri diritti civili e politici e che dichiarano pubblicamente il loro voto per candidati che non appartengono all’attuale maggioranza. Depositerò oggi stesso un’interrogazione urgente ma questo ennesimo episodio conferma, qualora qualcuno ne avesse ancora bisogno, la necessità inderogabile di una riforma profonda della Rai, restituendo a questa fondamentale azienda del paese libertà, indipendenza e qualità nell’offerta”.