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Iachini con il suo inseparabile cappellino anche al matrimonio del figlio: gli accessori diventati cult (per necessità) nel calcio

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Solo una questione di stile? Non in questo casi. Immagina presentarti al matrimonio di tuo figlio con addosso l’accessorio che più ti ha reso celebre nel calcio, e non si tratta di una questione estetica. Giuseppe Iachini e il suo cappellino sono la coppia più cult degli anni duemila in Serie A. Con il sole e con la pioggia, con la neve e con la nebbia: l’allenatore non lo ha mai abbandonato. Come Petr Cech con il caschetto in testa e Karim Benzema con la fasciatura sulla mano.

Perché Iachini porta sempre il cappellino in testa?
Lo stile e la scaramanzia non c’entrano. Giuseppe Iachini ha sempre indossato un cappellino con visiera per questione di necessità, sin dai tempi del Cesena nei primi anni duemila. “Perché lo tengo sempre? Qualcuno pensa sia un vezzo. In realtà non è così. Ho un problema agli occhi, si tratta di una carenza di pigmento. Il cappellino mi dà la possibilità di tenerli sempre ben aperti perché mi crea la giusta ombra”. Dunque, nessuna questione di moda o estetica ma solo esigenza. Difficile, forse impossibile immaginarsi Iachini senza il suo cappellino, ormai inseparabili.

Il caschetto di Cech e gli occhiali di Davids
La partita tra Reading e Chelsea ha cambiato per sempre la vita di Petr Cech. Il portiere ex Blues si era buttato a terra in uscita per cercare di intercettare il pallone: lo scontro con l’avversario Hunt si rivelò più grave del previsto. F
rattura al cranio e operazione d’urgenza: Cech tornerà a giocare ma con un caschetto che non toglierà mai più per il resto della carriera. Un accessorio diventato icona e ripreso in tutti i videogiochi di calcio.

Tanto cult quanto inusuali sono stati invece gli occhiali indossati in campo da Edgar Davids: l’ex centrocampista olandese (con un passato in Italia) li ha indossati durante tutte le partite a partire dal 1999 a causa di un glaucoma causato da una pressione oculare eccessiva.

La maschera di Osimhen: questione (anche) di marketing
Quando un accessorio si trasforma (anche) in un’astuta mossa di marketing e merchandising. Questo, il caso della maschera di Victor Osimhen: utilizzata per la prima volta per necessità dopo una frattura scomposta dello zigomo durante una partita di Serie A contro l’Inter, a Napoli è scoppiata l’Osi-Mania. Con il passare dei mesi, l’attaccante nigeriano ha preferito tenerla come carattere distintivo e per la città la maschera è diventata icona. Uova di pasqua, pizze, torte e caffé come alter ego dell’attaccante.

Anche il pallone d’oro 2022 Karim Benzema si è contraddistinto negli ultimi anni, non solo per i trofei. Per gli occhi più attenti, il calciatore francese indossa sempre una fasciatura alla mano destra a causa di una frattura al mignolo riportata in uno scontro di gioco qualche anno prima. Benzema decise di non operarsi per non perdere troppe partite e per non peggiorare la situazione, cercò una soluzione fatta in casa.

La pomata per respirare meglio di Vieira e Vlahovic
Nell’Arsenal degli Invincibili c’era Patrick Vieira a rendere ancora più iconica quella squadra. Non solo per lo strapotere fisico in campo ma per una divisa che all’apparenza aveva sempre un tessuto bagnato. In realtà si trattava della Vicks VapoRub, una crema spalmata sul petto per poter respirare meglio a causa di un raffreddore (soprattutto per i bambini). Una tradizione mantenuta, al giorno d’oggi, da Dusan Vlahovic.

Quando ci si mette di mezzo la scaramanzia
Non poteva non esserci qualcuno che utilizza un accessorio solo per scacciare la sfortuna. Ognuno ha un proprio rituale da seguire ogni volta prima di scendere in campo, ma c’è anche chi la scaramanzia la porta direttamente sul terreno di gioco. Chiedere a Juan Sebastián Verón che era solito mettersi una benda sotto il suo ginocchio destro.

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