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Caso Signorelli, quando nel 2019 Lollobrigida chiese i funerali pubblici per Diabolik

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Dopo l’esplosione del caso delle chat tra il suo portavoce e Diabolik, che ha imbarazzato governo e alleati di maggioranza, il ministro Francesco Lollobrigida ha firmato una nota surreale: “Confido possa smentirla al più presto”. Eppure c’è poco da smentire: quei messaggi Whatsapp sono stati estratti in una copia forense presente agli atti di un’inchiesta. Insulti agli ebrei, lodi agli ex Nar e i “daje” per il boss assolto: di questo parlavano il suo fedelissimo Paolo Signorelli e Fabrizio ‘Diabolik’ Piscitelli, l’estremista di destra capo ultrà della Lazio e trafficante di droga assassinato nel 2019. Perché allora Lollobrigida, cognato della premier Giorgia Meloni, non ha scaricato il suo portavoce? È stato Signorelli ad autosospendersi e a rinnegare se stesso, parlando di chat “con contenuti gravi”.

Nei messaggi ci sono tra gli altri gli insulti antisemiti al giornalista del Fatto Quotidiano Gad Lerner, definito “porco”, ci sono gli “onori” resi a ex terroristi neri ed estremisti come Valerio Fioravanti, Pierluigi Concutelli, Luigi Ciavardini e Mario Tuti. C’è l’esultanza per l’assoluzione del boss albanese Elvis Demce. Senza dimenticare chi era l’interlocutore e amico di Signorelli: un trafficante di droga ed estremista di destra come Piscitelli, che è stato freddato con un colpo alla testa su una panchina vicino al Parco degli Acquedotti a Roma il 7 agosto 2019.

E proprio dopo l’omicidio di 5 anni fa ci fu un episodio che riguarda il ministro Lollobrigida e Diabolik. Un post su Facebook dell’allora capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, che si schierò apertamente a difesa della famiglia Piscitelli e della richiesta di svolgere funerali in forma pubblica. “La tragica vicenda legata alla morte di Fabrizio Piscitelli va approfondita e chiarita. Ritengo però davvero incomprensibile non permettere ai suoi amici di partecipare come desiderano al funerale, costringendo la famiglia alla forma privata del rito”, scriveva Lollobrigida.

Poi, schierandosi anche dalla parte degli Ultras della Lazio, aggiungeva: “Non sembrano esserci infatti comprovati motivi di ordine pubblico che possano giustificare un provvedimento di questa natura. Semmai forse il rischio è il contrario, con una inutile esasperazione degli animi della tifoseria Laziale legata alla storia sportiva di Fabrizio Piscitelli, e non certo alle altre vicende”. Lollobrigida quindi concludeva: “Spero in un ripensamento del Questore: accolga l’appello della famiglia e dei tifosi di fede biancazzurra”. Insomma, un intervento politico per ridare “onore” a Diabolik. Il Questore aveva negato i funerali in forma pubblica perché era stato ucciso – con metodi mafiosi – un capo ultras, ma soprattutto un trafficante di droga.

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