“Sul mio corpo decido io”. “Fuori i Pro Vita dai consultori”. Un gruppo di circa 50 studenti e studentesse dei collettivi transfemministi Aracne ha contestato la ministra per le Pari opportunità Eugenia Roccella poco prima del suo intervento agli Stati Generali della Natalità. Non appena ha preso la parola sono partiti i fischi e sono cominciati cori che hanno bloccato il dibattito. Una delle manifestanti è stata prima invitata sul palco a parlare ed è stata poi a sua volta interrotta dall’organizzatore. Roccella ha deciso quindi di lasciare il palco e l’auditorium parlando di “censura”, nonostante la ministra avrebbe potuto continuare l’intervento e abbia poi espresso la sua posizione su social, tv e giornali. In sua difesa si è schierato subito il presidente del Senato Ignazio La Russa e poi su X anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha telefonato alla ministra: “Voler mettere a tacere chi la pensa diversamente contrasta con le basi della civiltà e con la nostra Costituzione”, ha detto. Un episodio simile era avvenuto al Salone del libro di Torino, esattamente un anno fa: l’inchiesta sulle attiviste che contestarono l’esponente del governo è stata archiviata perché non vi fu traccia di “minacce e intimidazioni”. Per tutta la giornata ministri ed esponenti della maggioranza hanno espresso la loro solidarietà a Roccella, fino ad arrivare alla decisione di Giancarlo Giorgetti e Giuseppe Valditara di disertare la manifestazione. I titolari di Economia e Istruzione infatti, erano attesi per il 10 maggio e hanno deciso di annullare la loro presenza “per ragioni di opportunità”.

La contestazione – L’interruzione è avvenuta all’inizio del panel che ha aperto la mattinata. “Ragazzi ma noi siamo d’accordo, ma nessuno ha detto che qualcun altro decide sul corpo delle donne, proprio nessuno”, ha detto la ministra dal microfono. E ha continuato sostenendo che “proprio di questo parliamo” del fatto che le donne “non sono libere di scegliere sulla maternità”. La contestazione è proseguita e a quel punto l’organizzatore Gigi De Palo ha chiesto a una delle manifestanti di salire sul palco per presentare le posizioni. Mentre parlava però, è stata interrotta da De Palo: “Questo però è un monologo”, ha detto dando la parola agli altri ospiti del panel e posticipando l’intervento di Roccella. La ministra ha abbandonato prima il palco e poi l’Auditorium. E, una volta uscita dalla sala, ha affidato ai social la sua protesta: “Sono certa”, ha scritto, “che la segretaria del Pd Elly Schlein, tutta la sinistra, gli intellettuali – Antonio Scurati, Roberto Saviano, Nicola Lagioia, Chiara Valerio, ecc. -, la ‘grande stampa’ e la ‘stampa militante’ che abbiamo visto in queste ore mobilitata in altre sedi, avranno parole inequivocabili di solidarietà nei miei confronti dopo l’atto di censura che questa mattina mi ha impedito di parlare agli Stati generali organizzati dalla Fondazione per la Natalità per svolgere il mio intervento e anche per rispondere ai contestatori-censori e interloquire con loro”.

Le manifestanti hanno contestato le posizioni anti-abortiste della ministra e, soprattutto, evocato le ultime posizioni della maggioranza che si è espresso in favore dell’aumento degli anti-abortisti nei consultori. “Abbiamo voluto contestare questo governo e la sua cultura patriarcale”, ha dichiarato una delle studentesse presenti. “Oggi la Roccella ha detto che nessuno ci stava impedendo la nostra libertà, ma è stata sempre lei a dire che ‘l’aborto purtroppo è un diritto’. Ma contestiamo anche l’impostazione del convegno'”, ha detto una delle studentesse. “Valditara ha mandato una circolare a tutti gli studenti per invitarli a partecipare ad un convegno del genere. Noi contestiamo in generale il convegno che ha una linea indirizzata a far pensare alle donne che il loro unico obiettivo nella vita è fare figli, a rendere l’aborto impossibile e a mettere i Pro Vita nei consultori”. E ancora: “Non vogliamo che il corpo della donna – ha aggiunto un’altra studentessa – venga visto come uno strumento per la riproduzione e non vogliamo che il fine ultimo della donna venga considerato la maternità. Noi chiediamo nelle scuole educazione sesso- affettiva e la proposta di Valditara di educare alle relazioni non ci soddisferà mai. Chiediamo una pedagogia transformista nelle scuole per formare un altro tipo di società”.

La Russa e Meloni in difesa della ministra – Roccella ha subito ottenuto la solidarietà di tutte le più alte cariche dello Stato e, nonostante proprio la ministra abbia numerose sedi e possibilità per esprimere le proprie posizioni, è stata stigmatizzata la contestazione. Il primo è stato il compagno di partito e presidente del Senato Ignazio La Russa: “La mia solidarietà alla ministra”, ha scritto in una nota. “Il diritto di esprimere la propria opinione è uno dei pilastri della nostra Repubblica e non potrà mai essere messo in dubbio da un gruppo di facinorosi che si arrogano la facoltà di stabilire chi può parlare e chi no”. Poco dopo è intervenuta la presidente del Consiglio su Facebook: “Piena e incondizionata solidarietà”, si legge. “Lo spettacolo andato in scena questa mattina è ignobile”. La premier ha poi sostenuto che non sarebbe la prima volta che succede a un esponente del governo: “Ancora una volta è stato impedito ad un Ministro della Repubblica di intervenire e di esprimere le proprie idee. Responsabile un gruppo di contestatori che si riempiono la bocca delle parole libertà, rispetto e autodeterminazione delle donne, ma poi amano la censura e impediscono ad una donna di parlare perché non ne condividono le idee. Mi auguro che tutte le forze politiche abbiano il coraggio di esprimere solidarietà alla ministra Roccella e di condannare, senza se e senza ma, i fatti di oggi. È ora di dire basta”. In sostegno di Roccella si sono espressi quasi tutti i membri del governo, da Matteo Salvini a Francesco Lollobrigida, e decine di parlamentari di Fdi, Lega e Forza Italia.

Pd: “Indagare oltre che condannare”. Conte: “ – Dal fronte delle opposizioni, a parlare per primo è stato l’esponente della segreteria dem Marco Furfaro: “Impedire di parlare è sempre sbagliato”, ha detto a margine degli Stati generali della natalità, “però noi politici non abbiamo solo il compito di fare la paternale o la morale ai ragazzi e alle ragazze, qua si parla di futuro e di giovani, questi sono ragazzini e ragazzine, minorenni, e dobbiamo anche capirne le inquietudini e questo spetta anche a chi fa il ministro, a chi è un parlamentare. Abbiamo la possibilità di parlare tante volte, di avere anche un potere mediatico, quindi bisogna anche indagare oltre a condannare, dopodiché la libertà di parola ovviamente non va tolta a nessuno”. Diversa la posizione del leader M5s Giuseppe Conte: “Impedire di parlare a qualcuno, ministro o non ministro, è sempre una cosa negativa”, ha detto a Telelombardia. “Consiglierei agli studenti di lasciar parlare la ministra la prossima volta e di contestarla pacificamente, anche sonoramente, alla fine”. In sostegno di Roccella si sono invece subito schierati Azioni e Italia viva. “Chi ha impedito alla ministra Roccella di parlare ha offeso la libertà di tutti e si è dimostrato quello che è, un violento. Solidarietà alla ministra”, ha scritto Matteo Renzi su twitter.

Poco dopo è intervenuta anche la deputata dem Laura Boldrini: “Non condivido i metodi di chi impedisce ad altri, chiunque siano, di parlare”, ha detto, “lo trovo sbagliato e quindi mi dissocio dalle modalità che non hanno permesso alla ministra Roccella di fare il suo intervento. Questo episodio avviene a poche ore dalla notizia dell’avvio di un procedimento disciplinare contro Serena Bortone, colpevole di aver reso nota l’eliminazione del monologo sul 25 aprile che Scurati avrebbe dovuto leggere nel suo programma. Un provvedimento che ha tutta l’aria della ritorsione verso una giornalista che ha denunciato una censura. Oggi è la ministra Roccella a parlare di “censura”. E’ successo anche a me di essere contestata, come in democrazia può capitare a chi ha un ruolo pubblico, ma non ho mai parlato di “censura”. E’ una confusione pericolosa che si fa: la censura, quella vera, è quella che il potere esercita sul dissenso, mentre il dissenso è l’unica possibilità nelle mani di chi il potere non ce l’ha di fare sentire la propria voce. Chiaramente permettendo a chiunque di esprimere il proprio pensiero. Il governo deve mettere in conto di essere contestato e accettarlo senza ogni volta gridare alla censura”. Critico anche Riccardo Magi di +Europa: “Cosa c’entra evocare la censura? Questo è un governo che occupa quotidianamente in modo debordante ogni spazio di informazione in particolare quella pubblica, spesso senza contraddittorio. La censura tipicamente è quella esercitata dal potere nei confronti dei suoi oppositori. Il mio consiglio ai giovani: imparate a manifestare in modo nonviolento”.

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