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Cronaca

Ultimo aggiornamento: 14:00 del 29 Aprile 2024

Ticket a Venezia, l’ira dell’ex sindaco Cacciari: “Una barbarie vergognosa, un’aberrazione insensata, una ridicolaggine illegittima”. Su La7

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“A Venezia non ci sto più, vivo a Milano. Tra l’altro, dopo le uscite di chi dovrebbe amministrare Venezia, la nausea mi sta crescendo a vista d’occhio”. Esordisce così Massimo Cacciari, ospite di In altre parole (La7), nel suo durissimo j’accuse contro il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, che ha varato un provvedimento valido dal 25 aprile: per visitare in giornata la città è necessario prenotare e per chi non risiede nella città lagunare deve pagare 5 euro di ticket dalle 8 alle 16.30.

Rispondendo a un invito a cena di Roberto Vecchioni, l’ex sindaco di Venezia fa riferimento proprio alla decisione della giunta Brugnaro, stroncandola totalmente: “A parte che questa iniziativa non ha sfoltito affatto la folla di turisti, ma questo gesto di per sé è pura barbarie. Basterebbe immaginarsi se questo provvedimento venisse replicato in tutte le città che hanno una pressione turistica consistente. Cosa facciamo? – continua – Le mura e le porte delle città coi gabellieri che chiedono la tassa per entrare? Ma vi rendete conto? Tra l’altro per me è una cosa totalmente illegittima, perchè in nessuna città europea paghi per entrare. Pagherai la Ztl, il parcheggio, i mezzi di trasporto ma non l’ingresso a piedi in una città come se fosse un puro museo”.

E aggiunge: “Far pagare il ticket è un messaggio di una barbarie vergognosa. E mi meraviglio che autorità politiche nazionali e gli stessi magistrati non denuncino questa aberrazione totale e insensata. Tra l’altro, alla fine pagherà uno su dieci, perché le categorie esonerate da questa ridicola tassa sono numerosissime – conclude – Basta infatti dire che sei stato invitato a cena da un amico residente a Venezia ed entri senza pagare. Ma al di là della ridicolaggine tecnica del provvedimento, quello che è grave è la barbarie del messaggio: le città sono chiuse e non si può entrare in una città senza pagare una gabella”.

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