Il compenso a Scurati? La volgarità di quell’argomento si commenta da sola. Quando non vuoi dire che prendi le distanze dal testo, dici che ‘costa troppo’ o che l’autore ‘vuole i soldi’, come se un professionista di quella levatura dovesse lavorare gratis. Scurati poteva anche farlo, io lo avrei fatto al posto suo per fregarli, così sarebbero costretti a censurarli sul testo. È comunque una vergogna che a qualcuno venga chiesto di lavorare gratis ma c’è quel modo lì per fregarli”. Così a Otto e mezzo (La7) il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, commenta le parole della presidente del Consiglio Giorgia Meloni che sulla sua pagina Facebook, oltre a pubblicare il testo del monologo censurato dello scrittore Antonio Scurati, ha insinuato che volesse essere pagato troppo (“La sinistra grida al regime, la Rai non ha voluto pagare 1.800 euro per 1 minuto”).

Travaglio cita a titolo d’esempio Alessandro Orsini e se stesso: “Ai tempi di Tele Draghi, Orsini due anni fa fu messo sotto contratto da Bianca Berlinguer, ma siccome sull’Ucraina diceva cose che non si potevano dire e che adesso dicono tutti, gli stracciarono il contratto sostenendo che volesse “i soldi” e lui ci andò gratis. E li fregò. Nel 2006, quando Santoro tornò in Rai dopo l’editto bulgaro, mi fu data una rubrica. L’allora ad della Rai Mauro Masi – continua – si rifiutava di farmi il contratto e quindi io, per non dargliela vinta, lavorai per la prima stagione intera, 30 puntate, senza prendere un euro. Per tigna, cioè, decisi di lavorare gratis. Alla fine dell’anno, per evitare una causa, mi diedero tutti gli arretrati. È sempre ricorso questo argomento volgare, quello del ‘vuole i soldi’, per screditare chi dice una cosa che non fa comodo”.
“È stato usato anche per screditare la politica, vedi il populismo dei 5 Stelle“, commenta la conduttrice Lilli Gruber.
No, i 5 Stelle ce l’avevano con chi rubava i soldi“, obietta il direttore del Fatto.

Travaglio smonta un’altra argomentazione usata da Meloni nel suo post su Fb: “Dire che non bisogna usare i soldi pubblici per attaccare il presidente del Consiglio significa che coi soldi pubblici si pagano soltanto coloro che parlano bene del presidente del Consiglio, ma il servizio pubblico non è il suo servizietto privato e soprattutto la libertà, la cui riconquista celebriamo il 25 aprile, è stata appunto conquistata per poter criticare i governi, perché per parlare bene dei governi bastava il fascismo“.
E conclude: “Io personalmente non condivido quello che dice Scurati, e cioè che c’è continuità tra fascismo e la Meloni, perché questa è la parodia della parodia berlusconiana, che era già una parodia del fascismo. Quindi, è una parodia al cubo. Questi fanno pena, non paura“.

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