La Rai difende il lavoro di Report e sconfessa Giorgia (e Arianna) Meloni. La notizia viene da una risposta dei vertici di Viale Mazzini a un’interrogazione presentata da Fratelli d’Italia in commissione di Vigilanza Rai in cui si mettevano sotto accusa due inchieste del programma di Sigfrido Ranucci sui parenti dei vertici del partito: quella sulla “La Russa Dinasty” e quella sul padre della premier, Franco Meloni, accusato di avere un legame con il camorrista Michele Senese.

Per la Rai però Report nelle due inchieste oggetto dell’interrogazione ha rispettato tutti gli standard giornalistici del caso: per viale Mazzini il programma “ha svolto le inchieste – ai fini del confezionamento dei servizi – di prove documentali e fonti ritenute attendibili dalla magistratura sui temi in discussione, in coerenza con la propria natura di trasmissione giornalistica d’inchiesta”. Non solo: “La redazione – continua la Rai – ha operato nel rispetto dei principi che animano il servizio pubblico e della cornice normativa vigente oltre che di quanto previsto dal Contratto di servizio 2018-2022”.

L’interrogazione era stata presentata a fine gennaio dai dodici componenti di Fratelli d’Italia in Vigilanza Rai e, come aveva rivelato Il Fatto, era stata chiesta direttamente da Giorgia e Arianna Meloni a cui Report aveva chiesto anche un commento sulla vicenda del padre. La sorella della premier aveva risposto stizzita a una domanda del cronista Giorgio Mottola: “Come fa a risultarmi se non vedo mio padre da quando avevo 13 anni, mi perdoni?”.

Nell’interrogazione i parlamentari meloniani parlavano di “metodo Report”: una prassi della trasmissione che, secondo FdI, avrebbe violato il contratto di Servizio Rai che vieta di “utilizzare metodologie e tecniche capaci di manipolare in maniera non riconoscibile allo spettatore il contenuto delle informazioni”. Inoltre, i meloniani accusavano la trasmissione di aver utilizzato testimoni di giustizia “giudicati inattendibili” con servizi che avrebbero gettato “discredito su una trasmissione di inchiesta così rilevante per la Rai”.

Ma per viale Mazzini non è così. Nella risposta si entra anche nel merito delle accuse sui testimoni ritenuti “inattendibili” da Fratelli d’Italia, cioè Michele Riccio e Luigi Ilardo sul padre di La Russa Antonino e sul fratello Vincenzo, e sul pentito di camorra Nunzio Perrella su Franco Meloni. La direzione Approfondimento Rai guidata da Paolo Corsini (molto vicino a Meloni) però specifica asetticamente che le parole di Riccio riguardano un’altra questione: le accuse al generale Mario Mori sul mancato arresto del boss Bernardo Provenzano. Su questo “il Tribunale di Palermo ha assolto Mori mentre Riccio è stato sottoposto a indagini per calunnia e il procedimento è stato archiviato”.

Sulle accuse del pentito di camorra nei confronti di Franco Meloni, padre della premier che ha rotto i rapporti da quando aveva 12 anni, la Rai ha specificato che “le dichiarazioni rese nel 2017 da Nunzio Perrella ai magistrati di Brescia e Bologna riguardano un’unica indagine aperta dinanzi alla Procura di Brescia (non anche alla Procura di Bologna)”. Insomma, viale Mazzini non sposa la tesi di Fratelli d’Italia sull’inattendibilità dei due testimoni di giustizia.

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