Ogni giorno rimango sempre più sorpreso da quanto l’opinione pubblica italiana venga consapevolmente anestetizzata dalla (dis)informazione mainstream dominante. Gli infausti presagi del capolavoro 1984 di George Orwell si stanno avverando ogni giorno di più: la guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza. È un processo antico, che in Italia – come ho scritto in un libro – ha avuto il suo baccello sperimentale durante il rapimento di Aldo Moro ma che è senz’altro arrivato all’acme negli ultimi anni del XXI secolo con la pandemia, la guerra in Ucraina (iniziata nel 2014) e quella a Gaza.

Già il solo scrivere ‘guerra a Gaza’ potrebbe essere sufficiente ad essere iscritti in una lista di proscrizione di ‘filo-putiniani’ o ‘anti-semiti’ eppure sarebbe sufficiente usare logica e linguaggio per comprendere l’errore. Israele ha subito un tremendo attacco terroristico (come subiscono in genere i paesi di forze armate occupanti) ma una vera e propria ‘guerra’ l’ha scatenata Tel Aviv. Un esercito regolare che spazza territori e stermina civili; 1200 vittime dell’attentato contro 30 mila morti, una cifra che va oltre la biblica legge del taglione, oltre perfino il diabolico rapporto numerico delle Fosse Ardeatine (i partigiani di via Rasella erano terroristi, secondo i nazisti).

Purtroppo, quasi l’intero mondo dei media occidentali non ha alcun interesse a fare ragionare le persone sui problemi, complessi, del mondo. Il solo scopo è inculcare nelle loro teste una verità precostituita che dipinga un mondo manicheo in cui identificare noi stessi come ‘buoni’ e tutti gli altri come ‘cattivi’, anche quando questa ‘verità’ sia palesemente deleteria agli stessi interessi dei propri fruitori di notizie.

Vogliamo parlare delle manganellate agli studenti e della corrente narrazione governativa dei ‘poveri poliziotti’ assaltati proditoriamente da giovani facinorosi? Il dubbio che il motivo per scendere in piazza sia valido e condivisibile e che, a dispetto delle immagini, si affermi il contrario di quello che si vede non viene neanche sollevato, se non da una sparuta minoranza di operatori dell’informazione. Chi sostenga la sacrosanta identificazione degli operatori delle forze dell’ordine mediante numero sul casco viene prontamente additato come un rivoluzionario che ambisce all’abbattimento dell’ordine costituito.

Ed eccoci arrivati all’apoteosi del distopico mondo di 1984/2024. Soltanto dieci anni fa un’affermazione clamorosa come quella della Presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen, “La guerra in Europa non è impossibile”, sarebbe stata immediatamente seguita da ondate di sdegno popolare e da conseguenti oceaniche manifestazioni di piazza. Invece, dopo il quarantennale trattamento orwelliano subito dai cervelli di tutti i cittadini del mondo occidentale, diventa una cosa normale, accettabile, perfino ragionevole.

La frase, sconvolgente, è passata incredibilmente in sordina su tutti i mezzi di comunicazione di massa. Non un’apertura online (tranne il Fatto quotidiano), non un dibattito con la società civile. Von Der Leyen, Presidente in scadenza nella Ue, dice l’inconcepibile e giornali, tv, siti le dedicano meno spazio che alle manganellate agli studenti. L’affermazione, degna di una serie tv stile ‘Black Mirror’, segue di poche ore quella di un altro campione del mainstream occidentale, il Presidente francese Emmanuel Macron che aveva detto “Non si può escludere l’invio di truppe occidentali in Ucraina” e serve a giustificare il “piano” che la Commissione ha in animo di presentare a marzo, a due mesi dal suo scioglimento. Un piano che continuerà ad arricchire i produttori di morte come ha arricchito i produttori di vaccini: appalti congiunti di armi, l’uso dei beni russi congelati non più solo per ricostruire l’Ucraina, ma per inviare altre armi a Zelensky.

Le aziende produttrici ringraziano. Dal 2 gennaio 2022 al 26 febbraio 2024 i profitti sono stati immani: le azioni Rheinmetall sono cresciute del 391%; Saab 239%; la ‘nostra’ Leonardo 217% e giù, fino all’ultima della fila, la Lockheed Martin, le cui azioni si sono incrementate ‘solo’ del 20%.

In questo impressionante giro di morte e di miliardi quanti sono stati i giornalisti a ricordare che ben 320 milioni di euro del Pnrr dedicato alla ricerca per i vaccini Rna sono andati a finire alle aziende di Big Pharma, compresa quella dove lavora il marito della Presidente della Commissione? Aver parlato di appalti congiunti di armi, sul modello di quanto avvenuto per i vaccini anti-Covid, avrebbe dovuto fare sollevare qualche domanda. O no?

Oltretutto, non viene mai pronunciata una parola sui negoziati di pace (se non dal Papa), nulla sulla necessità di utilizzare le enormi risorse richieste per quella barzelletta che è diventata la transizione ecologica, nulla per migliorare il benessere o il welfare dei cittadini europei. Lo stesso Parlamento europeo (in scadenza anch’esso tra una dozzina di settimane) si è accodato alla narrazione dominante: una risoluzione votata il 29 febbraio alla Plenaria di Strasburgo chiedeva a tutti gli Stati Ue di garantire uno stanziamento per aiuti militari all’Ucraina pari almeno allo 0,25% del Pil. Approvata, con 451 voti favorevoli, 46 contrari e 49 astensioni.

Nel testo, che porta anche la firma della vicepresidente Pd del Parlamento Pina Picierno, l’obiettivo dichiarato è che l’Ucraina vinca la guerra. Ironicamente Von Der Leyen, nel suo discorso, ha aggiunto che “è ora di svegliarsi, la posta in gioco è molto alta: le nostre libertà e prosperità, c’è un’alleanza di dittatori alle nostre porte”. Quelli dell’informazione teleguidata senz’altro, non certo Putin.

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