Il ministro della Difesa Guido Crosetto è stato ricoverato d’urgenza per sospetta pericardite. Che cos’è, da cosa dipende e come si cura? Si definisce pericardite un’infiammazione del pericardio, la struttura a forma di sacco che contiene e protegge il cuore, formata da due membrane separate da un sottilissimo strato di liquido. Le cause dell’infiammazione possono essere molteplici e la precisione della diagnosi è il primo passo per una terapia efficace, spiegano dal ‘De Gasperis’ Cardio Center dell’ospedale Niguarda di Milano.

La pericardite – si legge in un focus sulla malattia – è spesso provocata da infezioni virali, le stesse che causano le comuni infezioni delle prime vie respiratorie o le gastroenteriti; più raramente è causata da batteri, funghi o parassiti. Ma ci può essere anche un’origine non infettiva. E’ il caso della pericardite uremica nelle persone affette da insufficienza renale, della pericardite in corso di malattie tiroidee o della pericardite neoplastica, che può complicare alcuni tumori (polmone, mammella, linfomi o leucemie). La pericardite può comparire anche in seguito a un infarto, una febbre reumatica, un trauma toracico o procedure invasive sul cuore.
Ma come si riconosce? Il sintomo più frequente della pericardite acuta è il dolore, generalmente localizzato al petto o dietro lo sterno, ma che può anche irradiarsi al collo, al braccio sinistro, al dorso e più raramente all’addome. Il male può essere molto intenso o appena percettibile. Tipicamente si tratta di un dolore acuto, simile a una pugnalata, che può peggiorare con l’inspirazione, con un colpo di tosse o la deglutizione.

La diagnosi di pericardite si basa su una serie di accertamenti ad ampio raggio, prosegue l’approfondimento del Niguarda Cardio Center. La visita cardiologica, in particolare l’auscultazione del cuore, può già fornire un sospetto diagnostico. Anche il tracciato elettrocardiografico può presentare delle alterazioni caratteristiche. Il quadro può essere meglio definito con indagini più approfondite come la radiografia del torace, l’ecocardiogramma (utile per accertare la presenza di versamento pericardico e l’eventuale necessità di drenarlo), la risonanza magnetica e specifici test di laboratorio.

E le cure? Le forme virali o idiopatiche (cioè da causa non nota) vengono trattate con farmaci antinfiammatori (Fans, colchicina, steroidi); le forme specifiche provocate da batteri, funghi o parassiti richiedono invece il trattamento della causa all’origine con farmaci mirati. Quando la quantità di versamento pericardico è importante e comprime eccessivamente il cuore (tamponamento cardiaco), si deve ricorrere al drenaggio del liquido attraverso un catetere introdotto tra le membrane pericardiche. Nei casi più gravi, e rari, può rendersi necessaria la pericardiectomia, un intervento cardiochirurgico per la rimozione del pericardio.

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