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Meglio danzare sulla vita pure quando è ingiusta: che gran danzatore è Giovanni Allevi

Meglio danzare sulla vita pure quando è ingiusta: che gran danzatore è Giovanni Allevi
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di Riccardo Bellardini

A volte la sensibilità strugge l’animo con ventate simil leopardiane, e in certi momenti tendi a vedere il tutto come avvolto da una nebbia malinconica, sembra quasi di provare una strana gioia d’esser tristi, per dirla con Victor Hugo. Poi però ci son luci, certi attimi potenti, che arrivano a squarciare il nero. È meglio sorridere, danzare sulla vita, sempre, pure quando è ingiusta, e che gran danzatore che è Giovanni Allevi.

Danza fiero sulla splendida musica che sa produrre, che sa donare. S’è fatto beffe della sua malattia, e ha fatto vibrare i tasti del piano con l’anima, davanti alla moltitudine curiosa di scoprire i look e le sorprese dell’ennesima grande kermesse sanremese. Un semplice uomo e la sua purezza, il suo sorriso, la gioiosa contentezza, bambinesca, vera, ha soppiantato il formicolio e il tremore delle dita, che hanno regalato una musica leggiadra, avvolgente.

Non si può saper cosa si prova, a combatter certe battaglie, se non ci si trova dentro. Un male che ti cade sulla testa, da un giorno all’altro, come fulmine nel serenissimo cielo. Lo sa Giovanni, e lo sanno pure moltissimi altri, meno famosi di lui. E chi ti sta intorno rimane spaesato, si sente impotente. Prova a dirti: “Coraggio”. Ma forse non bisognerebbe dir niente, solo rispondere al sorriso con un altro sorriso. S’è tolto il cappello e ha svelato i suoi riccioli grigiastri, il musicista intriso di passione filosofica, che ha parlato un po’ di Kant per poi suonare, dimenticando quel mostro che s’è affacciato nella sua esistenza e a cui lui sta tenendo testa.

“Il giudizio degli altri non conta”. Questo il momento più alto di quelle parole regalate al pubblico presente e a quello collegato dalle case d’Italia. Tremore e puro sorriso. Quanto ha ragione Giovanni. Non conta nulla questo mondo vacuo, fatto di giudizi taglienti e di irose lotte identitarie, di bombe e di guerre e di pace. Davvero a volte bastano solo momenti del genere per dimenticare i tumulti, anche quelli interiori, che ci costruiamo per nulla, per cose di poco conto.

Quanta forza, quanta energia. Quanta umana bellezza. Un inno alla vita, alla leggerezza. Grazie Giovanni, siamo tutti con te.

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