Ha chiesto di patteggiare la pena l’ex preside Daniela Lo Verde, la direttrice scolastica della scuola Falcone dello Zen, a Palermo, nota per il suo impegno antimafia e arrestata l’aprile scorso per peculato e corruzione. Stessa istanza è stata presentata anche dal suo vice Daniele Agosta, indagato per gli stessi reati.

I due, entrambi ai domiciliari, sono accusati di essersi appropriati di cibo per la mensa dell’istituto scolastico, computer, tablet e iPhone destinati agli alunni e acquistati con finanziamenti europei. Il 29 febbraio ci sarà la decisione del gup. Lo Verde e Agosta hanno risarcito il danno restituendo cellulari e pc di cui si erano indebitamente appropriati. I pm titolari dell’indagine sono Gery Ferrara e Amelia Luise.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, mentre lavorava in ufficio in compagnia della figlia, tra una pratica e l’altra, la preside – non sapendo di essere intercettata – impartiva alla ragazza indicazioni sugli alimenti da riporre all’interno di un sacchetto da portare a casa. “Questo me lo voglio portare a casa, questi me li voglio portare a casa … poi mettiamo da parte… poi vediamo cosa c’è qui … li esci e li metti qui sopra…” si sente in una conversazione registrata dai carabinieri che è diventata uno degli esempi della gestione illegale della donna. In cambio dell’assegnazione esclusiva e in forma diretta di materiale elettronico per la scuola da un negozio di Palermo Daniela Lo Verde, inoltre, avrebbe avuto da Alessandra Conigliaro, una dipendente dell’attività commerciale, anche lei indagata, regali come telefoni i-phone.

Daniela Lo Verde era un volto simbolo dell’antimafia palermitana: la sua scuola, l’Istituto comprensivo Falcone dello Zen, era riconosciuta come un presidio di legalità e contro la dispersione scolastica in un quartiere isolato e difficile. Nel 2020 era stata inserita tra i 56 “eroi del Covid” nominati Cavalieri dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella: nel suo caso, l’onorificenza era stata concessa per aver “lanciato una campagna di raccolta fondi per regalare la spesa alimentare ad alcune famiglie in difficoltà” e un “appello per recuperare pc e tablet per consentire ai suoi allievi di seguire le lezioni a distanza” durante la prima fase della pandemia.

“Ammetto tutti i fatti che mi sono stati contestati e mi assumo la responsabilità delle mie azioni di cui mi vergogno profondamente e mi rammarico”, aveva detto la donna ai pm nel corso di un interrogatorio. “Ho tradito i valori che mi sono stati trasmessi, ho tradito me stessa, ho tradito le mie figlie, la mia famiglia e i bambini a cui io tengo tutt’ora tantissimo”, aggiungeva la preside. “Ero come in un vortice, intossicata – diceva ai pm – non so darmi una spiegazione, non c’è una giustificazione a questi comportamenti e a tutt’oggi non riesco a darmela se non quella di essere anche magari mal consigliata”.

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