Daniela Lo Verde, la preside arrestata per corruzione e peculato, era un volto simbolo dell’antimafia palermitana: la sua scuola, l’Istituto comprensivo Falcone dello Zen, era riconosciuta come un presidio di legalità e contro la dispersione scolastica in un quartiere isolato e difficile. La struttura era stata più volte oggetto di intimidazioni, furti e atti vandalici: nel luglio 2017, il busto di Giovanni Falcone installato al suo esterno era stato divelto e usato come ariete per rompere il muro dell’edificio, causando un’ondata di indignazione in tutta Italia. Pochi giorni dopo, di fronte alla scuola era stato trovato il cadavere di un uccello con la testa mozzata. Nel febbraio 2018 i vandali avevano danneggiato l’impianto di aerazione dopo aver rotto una finestra dall’esterno, mentre a febbraio 2022 erano stati distrutti l’impianto di amplificazione e la strumentazione digitale.

In tutte queste occasioni, alla preside era arrivata la solidarietà delle più alte cariche istituzionali: nel luglio 2020 all’istituto di via Marchese Pensabene si era recata in visita l’allora ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina. Poche settimane prima, la professoressa Lo Verde era stata inserita tra i 56 “eroi del Covid” nominati Cavalieri dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella: nel suo caso, l’onorificenza era stata concessa per aver “lanciato una campagna di raccolta fondi per regalare la spesa alimentare ad alcune famiglie in difficoltà” e un “appello per recuperare pc e tablet per consentire ai suoi allievi di seguire le lezioni a distanza” durante la prima fase della pandemia. “Lavoro in silenzio e cerco di fare il necessario, niente di più. Spero sia un nuovo inizio per questa periferia spesso dimenticata”, aveva commentato lei.

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