Un'”immagine pubblica di promotrice della legalità” alimentata “nonostante il quotidiano agire illegale e la costante attenzione ai risvolti economici della sua azione amministrativa”. Daniela Lo Verde, preside dell’Istituto comprensivo Giovanni Falcone nel quartiere Zen, uno dei personaggi più in vista del mondo antimafia palermitano, è stata arrestata dai Carabinieri del Nucleo investigativo per peculato e corruzione, nell’ambito di un’indagine durata 14 mesi e coordinata dai pm della Procura europea (Eppo) Calogero Ferrara e Amelia Luise. Fermato anche il vicepreside, Daniele Agosta: a entrambi è stata applicata dal gip la misura cautelare degli arresti domiciliari. Sono accusati di essersi appropriati di cibo per la mensa dell’istituto scolastico, computer, tablet e iPhone destinati agli alunni e acquistati con finanziamenti europei. Secondo i pm comunitari, inoltre, i fondi chiesti e ottenuti dalla dirigente per progetti Pon (Programma operativo nazionale) non realizzati o realizzati sono in parte hanno causato un danno di almeno 100mila euro alle casse dell’Unione. Nell’ordinanza che applica le misure cautelari, il quadro probatorio è definito “del tutto inequivocabile, composito e imbarazzante“. Nel 2020 Lo Verde era stata tra i 56 “eroi del Covid” nominati Cavalieri della Repubblica dal capo dello Stato Sergio Mattarella. Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha disposto la sospensione immediata della professoressa: a breve a capo dell’istituto sarà nominato un reggente.

Gli iPhone e gli iPad gratis in cambio dell’appalto – Nell’operazione è stata arrestata anche una terza persona, Alessandra Conigliaro, dipendente del negozio Apple R-Store di Palermo, che secondo l’accusa ha regalato tablet e cellulari alla preside in cambio dell’aggiudicazione in esclusiva della fornitura alla scuola del materiale elettronico: anche per lei sono stati disposti i domiciliari. In base a quanto ricostruito dalle indagini, la preside le ha permesso di fare preventivi su misura – a discapito di altre aziende – per acquisiti realizzati nell’ambito di progetti finanziati con fondi pubblici: in un video allegato agli atti si vede la dipendente di R-Store, dopo aver ottenuto copia del preventivo della ditta concorrente, consegnare a Lo Verde una busta con due cellulari. Rimasti soli in ufficio, la preside e il suo vice aprivano il sacchetto e Agosta si lamentava per non aver trovato il modello 13 Pro, “da lui evidentemente richiesto”. Lo Verde gli rispondeva che gli smartphone erano per le figlie, non per lui, e lo invitava a chiamare il negozio per chiederle spiegazioni. In un’altra intercettazione, alla consegna di due iPad Air, Lo Verde diceva esplicitamente ad Agosta: “Ecco dammelo così Alessandra (la figlia, ndr) si passa il tempo”: al termine della giornata, scrive il gip, il vicepreside, “rifacendosi evidentemente alla volontà espressa qualche ora prima dalla sua dirigente, prelevava i due dispositivi elettronici dal pacco e ne infilava uno nella borsa della Lo Verde e uno in un sacchetto che portava via con sè tornando a casa”. R-Store da parte sua fa sapere di aver “appreso, con stupore, il coinvolgimento di una propria dipendente” e afferma “la propria estraneità rispetto a quanto accaduto restando a disposizione delle autorità”.

“Realtà torbida e gestione dispotica” – L’indagine – ribattezzata “La coscienza di Zen-o“, con un gioco di parole tra il nome del quartiere-ghetto e il romanzo di Italo Svevo – coinvolge in totale 12 persone, tra cui vari docenti e collaboratori. Il fascicolo è stato aperto a febbraio 2022 dopo la denuncia di un’ex insegnante, che ha raccontato – scrive il gip – “una realtà torbida e una gestione se non altro dispotica della cosa pubblica da parte della preside, incontrastabile – salvo il pericolo di ritorsioni – e avvezza alla violazione delle regole di qualsiasi natura“. La gestione della fornitura di generi alimentari è definita dai pm, alle cui osservazioni il giudice si rifà integralmente, “assolutamente spregiudicata e volta a curare meramente interessi di natura personale“: nell’ordinanza sono citati brani di un’intercettazione ambientale del 15 giugno scorso in cui la preside, nel proprio ufficio in compagnia della figlia, le dava indicazioni sugli alimenti (destinati alla mensa) di cui appropriarsi: “Questo me lo voglio portare a casa, questi me li voglio portare a casa… poi mettiamo da parte… poi vediamo cosa c’è qui… li esci e li metti qui sopra… Il tonno mettilo qui sotto… poi lo portiamo a casa a Sferracavallo“. Parole riscontrate dalle videocamere nascoste nell’ufficio di presidenza, che la mostrano riempire buste di alimenti. Stessa “consuetudine” aveva il vicepreside Agosta, ripreso a riempirsi lo zainetto “con confezioni di succhi di frutta, flaconi di gel disinfettante per le mani e mascherine Ffp2 che portava via con sè”.

La “razzia” del cibo per la mensa – Non solo: il 24 giugno, ad anno scolastico ormai terminato, le videocamere riprendono la consegna di una grossa quantità di alimenti scaricati di fronte all’ufficio di presidenza e subito ammassati nella stanza della dirigente, con l’aiuto del vice e di altro personale. Ad ammettere la volontà di appropriarsene è la stessa preside parlando con una sua collaboratrice, che,” vista evidentemente la quantità spropositata della merce, le faceva notare l’inutilità di una consegna così abbondante a mensa ormai chiusa”. Lo Verde spiegava allora “che con la ditta Eurospin non si poteva comportare come in passato faceva con la ditta Conigliaro, con la quale evidentemente (…) aveva un accordo sottobanco che le permetteva di differire le consegna delle forniture indipendentemente dalla data di chiusura dei progetti”: “C’è una ragione, Eurospin non è come Conigliaro dove gli posso dire… “Facciamo finta che tu mi hai dato tutte cose… il resto delle cose le prendo a Settembre” … mi spiego? Il progetto è finito, quindi la mensa è finita… io ce le devo avere dentro le cose, capito?”. La stessa razzia, si legge nelle carte, si ripeteva in varie altre circostanze, per esempio “in data 27 e 29 giugno 2022, allorquando la donna, dopo aver scelto accuratamente le provviste da portare a casa, riempiva dei sacchetti della spesa ed una scatola che riponeva con l’aiuto di Agosta all’interno della sua autovettura“. In un’altra intercettazione emergeva che tra le derrate ordinate dalla preside c’era persino della birra, che ben difficilmente poteva essere destinata alla mensa: “Li vuoi i succhi di frutta? Mettili qui”, chiedeva la donna alla figlia. “Anche la Corona“, rispondeva la ragazza, mentre le cimici registravano rumori di bottiglie in vetro.

“Ci arrivano soldi da tutte le parti” – Oltre al cibo, in base a quanto ricostruito dalle indagini, la donna si appropriava indebitamente di costosi dispositivi elettronici acquistati con fondi Ue e destinati alle classi: “Che è, un nuovo Mac?“, chiedeva la figlia, “Sì, ora ce lo portiamo a casa“, rispondeva la madre. Le conversazioni, inoltre, mostrano i retroscena di un episodio risalente all’agosto 2022, quando la scuola subì per l’ennesima volta un furto di computer dall’aula magna. Lo Verde e Agosta, intercettati, festeggiano la solidarietà economica arrivata: “Per un cornuto un cornuto e mezzo, ci stanno arrivando soldi da tutte le parti!”, diceva lui. E la dirigente, scrive il gip, rivendicava il merito di aver reso pubblica la notizia “proprio al fine di cavalcare l’onda, pubblicizzare ancora di più il suo personaggio di preside integerrima in prima linea ed ottenere attestazioni di stimà, solidarieta, ma soprattutto soldi e aiuti economici dalle istituzioni”: “Grazie tu devi dire… perche non l’aveva saputo nessuno… tu lo devi dire che… che sono io quella speciale“. Secondo l’accusa, inoltre, i due docenti attestavano falsamente la presenza degli alunni all’interno della scuola anche in orari extracurriculari per giustificare l’esistenza di progetti Pon di fatto mai realizzati, perché la mancata partecipazione degli studenti avrebbe ridotto i fondi incassati.

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