È valido il voto espresso “utilizzando espressioni identificative quali diminutivi o soprannomi, comunicate in precedenza agli elettori, in quanto modalità di espressione della preferenza che può essere usata da qualunque elettore”: l’importante è che si possa “desumere la volontà effettiva” di chi si reca al seggio. Così, in una nota diffusa ai cronisti, “fonti” del ministero dell’Interno negano che scrivere “Giorgia” sulla scheda elettorale – come ha invitato a fare la premier Giorgia Meloni lanciando la propria candidatura – possa invalidare il voto a Fratelli d’Italia per le Europee dell’8 e 9 giugno prossimi.

In realtà l’affermazione del Viminale è tautologica: da sempre la legge prevede che i candidati possano indicare uno pseudonimo (l’esempio più celebre è “Giacinto Pannella detto Marco”) che compare sulle liste elettorali e contribuisce a identificarli. Il problema però è se “detta Giorgia” sia considerabile un soprannome per “Giorgia Meloni”, il che a prima vista non sembra affatto chiaro. A esprimere dubbi sono stati alcuni esperti interpellati da Repubblica: “Non si può fare, perché il soprannome non può essere lo stesso nome”, ha detto l’avvocato amministrativista Gian Luigi Pellegrino, mentre per il costituzionalista Mauro Volpi si tratta addirittura di una frode elettorale: “È vero che la legge legittima l’uso di uno pseudonimo o di un diminutivo o al limite del solo nome se il cognome è complicato o di difficile scrittura. Ma questo non è il caso di Giorgia Meloni”.

La decisione sull’ammissibilità toccherà ai cinque Uffici elettorali circoscrizionali, istituiti presso le cancellerie delle Corti d’Appello dei capoluoghi delle diverse circoscrizioni (Milano per il Nord-Ovest, Venezia per il Nord-Est, Roma per il Centro, Napoli per il Sud e Palermo per le Isole). Le liste dovranno essere presentate tra il martedì 30 aprile e mercoledì 1° maggio, mentre l’istruttoria da parte dell’Ufficio dovrà svolgersi entro sabato 4. Contro le decisioni dei singoli uffici è ammesso ricorso all’Ufficio elettorale nazionale, con sede a Roma.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti

I nuovi Re di Roma

di Il Fatto Quotidiano 6.50€ Acquista
Articolo Precedente

De Luca: “I manager con la maglietta FdI sembravano prigionieri politici. Votare Giorgia? Io potrei dire Vincent, come Van Gogh…”

next
Articolo Successivo

Salario minimo, Pd, M5s e Avs in Cassazione per la proposta d’iniziativa popolare: “La destra ha preso in giro i lavoratori poveri”

next