La procura ungherese ha chiesto 11 anni di carcere per Ilaria Salis, l’insegnante italiana detenuta per aver partecipato agli scontri con i neonazisti europei dell’11 febbraio dello scorso anno. Una richiesta altissima che impressiona tanto quanto le immagini dell’udienza al tribunale di Budapest, dove la 39enne è arrivata con mani e piedi legati da catene, provocando una mossa ufficiale del governo italiano che ha convocato l’ambasciatore ungherese a Roma. Che la detenzione in Ungheria fosse sotto i limiti della dignità umana lo aveva scritto proprio lei in una lettera di 18 pagine, ma con la sua presenza in aula è ora possibile inquadrare lo stato della donna che è entrata accennando un sorriso rivolto al pubblico, mentre una agente delle forze di sicurezza la trascinava per una catena. Salis indossava un maglione chiaro a strisce orizzontali e teneva in mano una borsa scura.

Il caso – Il processo contro la donna, per cui il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani aveva chiesto evidentemente invano un “trattamento dignitoso”, è aperto ed è stato aggiornato al 24 maggio. Ora dopo le immagini, il numero uno della Farnesina ha ribadito la richiesta al governo ungherese di “vigilare e di intervenire affinché vengano rispettati i diritti, previsti dalle normative comunitarie”. Non solo, perché il ministro ha poi fatto sapere di aver dato disposizioni al segretario generale della Farnesina Riccardo Guariglia di convocare l’ambasciatore di Ungheria a Roma per un passo di protesta. Parallelamente, domani l’ambasciatore d’Italia in Ungheria effettuerà un passo presso le autorità ungheresi.

Il processo – L’italiana accusata di aver aggredito due estremisti di destra nella capitale ungherese e si è dichiarata non colpevole. “Non ci sono prove” che Ilaria Salis, insegnante 39enne di Monza, abbia partecipato all’aggressione nei confronti dei due per cui si trova da undici mesi in carcere a Budapest, ha spiegato ne giorni scorsi il suo avvocato Gyorgy Magyar. Per Salis la procura, nell’atto di rinvio a giudizio, lo scorso novembre aveva già chiesto 11 anni di carcere mentre è dello scorso giugno il no dei giudici ai domiciliari. Salis in Tribunale ha preso la parola e si è dichiarata non colpevole, riferiscono i suoi avvocati italiani presenti in aula, Eugenio Losco e Mauro Straini. La donna ha contestato l’impossibilità di visionare le immagini delle telecamere di sorveglianza, su cui si basano le accuse, e la mancata traduzione degli atti, in inglese e in italiano, che le hanno impedito di conoscere appieno i reati di cui è chiamata a rispondere.

“Trattata come un cane” – La petizione su Change.org, lanciata dal comitato che porta il suo nome, sfiora le 50mila firme. Il padre della donna, Roberto Salis, da mesi è impegnato per risolvere il caso nei giorni scorsi ha incontrato il ministro della Giustizia Carlo Nordio. E proprio il padre ora è tornato a far sentire la sua voce: “Mia figlia viene trattata come un animale”, ha detto l’uomo dopo aver visto Ilaria Salis entrare in tribunale legata alle catene e trascinata dalla guardia carceraria. “È da 11 mesi che non stiamo scherzando ma stiamo dicendo i fatti – ha proseguito – Il punto è che sia i politici e il governo sia anche molti giornali fanno finta di non vedere e continuano a parlare del fatto se sia colpevole o no, lasciando in totale secondo piano il fatto che c’è una violazione vergognosa dei diritti civili”.

I giuristi – L’associazione dei Giuristi democratici, di concerto con l’associazione europea ELDH (European Association of Lawyers for Democracy and Worl Humna Rights), ha ottenuto di essere presente con suoi rappresentanti come osservatori internazionali. “La cittadina italiana – hanno ricordato in una nota – si trova reclusa in Ungheria da quasi un anno e stando alla ricostruzione dalla stessa fornita (e mai smentita dai nostri organi consolari / diplomatici) ha trascorso i lunghi mesi in condizioni di detenzione disumana e degradante. Il fatto/reato contestato vede la lesione lieve (in concorso) di due militanti neonazisti durante una parata commemorativa delle Ss”.

“Siamo preoccupati” – “A destare ampia preoccupazione, oltre alla condizione detentiva e alla sproporzione della durata cautelare/sanzionatoria, è la possibile lesione dei diritti difensivi in uno stato che è oggetto di plurime segnalazioni di infrazione a livello europeo. Prova ne sia che un coimputato – oggi in Italia – ha visto il diniego dei nostri organismi giudiziari alla consegna, senza garanzie a tutt’oggi non fornite dall’Ungheria”, prosegue la nota. “La preoccupazione investe anche la sproporzione dell’ipotesi di reato contestata rispetto alla reale entità dei fatti: Ilaria Salis si vede contestate delle lesioni potenzialmente mortali a fronte di prognosi di 5 ed 8 giorni; in altre parole, per un reato che, nel nostro ordinamento sarebbe perseguibile a querela (lesioni lievi), Ilaria Salis rischia una pena fino a 24 anni”, conclude ELDH.

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