Pena di morte seguita con l’azoto negli Stati Uniti per la prima volta. Kenneth Smith, condannato per omicidio su commissione, è stato giustiziato con la somministrazione del gas che l’Onu paragona alla tortura. Smith era sopravvissuto a un primo tentativo dell’Alabama di giustiziarlo tramite iniezione letale nel 2022. Ieri, la Corte Suprema degli Usa aveva respinto il suo appello dell’ultimo minuto per fermare l’esecuzione, dopo aver rifiutato la stessa richiesta mercoledì. Dopo l’ufficialità, è arrivato il commento delle Nazioni Unite che parlano di “possibile tortura“. Presa di posizione anche da parte della Casa Bianca definisce l’esecuzione “molto inquietante” per l’amministrazione Biden. Lo ha affermato la portavoce Jean-Pierre in un brieifing con la stampa sottolineando che “il presidente sostiene la moratoria del procuratore generale sulla pena di morte federale”.

La morte con la maschera – Smith è deceduto alle 20,25 (ora locale), hanno dichiarato i funzionari carcerari. In una conferenza stampa dopo l’esecuzione, il commissario del Dipartimento penitenziario dell’Alabama, John Hamm, ha detto che l’azoto è rimasto in funzione per circa 15 minuti. In un rapporto congiunto, testimoni dei media hanno affermato che Smith ha rilasciato una lunga dichiarazione prima di morire, dicendo: “Stasera l’Alabama ha fatto sì che l’umanità facesse un passo indietro. Me ne vado con amore, pace e luce, grazie per avermi supportato, vi amo tutti”.

L’agonia – Smith è apparso cosciente per “diversi minuti dall’inizio dell’esecuzione” e per i due minuti successivi “tremava e si contorceva su una barella”, secondo il rapporto dei testimoni della stampa. Ciò è stato seguito da diversi minuti di respirazione profonda prima che il suo respiro iniziasse a rallentare “fino a quando non è stato più percepibile”. Quando gli è stato chiesto durante la conferenza stampa se Smith tremava all’inizio dell’esecuzione, Hamm ha detto che Smith sembrava trattenere il respiro “per tutto il tempo che ha potuto. Ci sono stati alcuni movimenti involontari e un po’ di respiro agonico, ma era tutto previsto ed è negli effetti collaterali che abbiamo visto e studiato sull’ipossia da azoto. Quindi, niente fuori dall’ordinario rispetto a ciò che ci aspettavamo”.

La figlia della vittima – Un altro testimone, il consigliere spirituale di Smith, che in precedenza aveva espresso preoccupazione per il fatto che il metodo potesse essere disumano, ha descritto la morte in termini più crudi, dicendo che è stata “la cosa più orribile che abbia mai visto”. Smith, che indossava una maschera attraverso la quale gli è stato somministrato l’azoto, ha avuto le convulsioni quando il gas gli è stato somministrato, “si è contorto sulla barella ripetutamente. Stasera si è scatenato un male incredibile”, ha affermato il reverendo Jeff Hood. Uno dei figli della vittima, Elizabeth Sennett, ha detto che la morte di Smith ha reso giustizia per sua madre. “Oggi qui non è successo nulla che possa riportare indietro la mamma. Niente”, ha detto il fratello Mike Sennett alla conferenza stampa. “Siamo contenti che questa giornata sia finita. Tutte e tre le persone coinvolte in questo caso anni fa le abbiamo perdonate”. Smith è stato condannato per aver ucciso nel 1988 Elizabeth Sennett su commissione del marito, che voleva riscuotere il premio dell’assicurazione e che si è poi suicidato.

L’esecuzione con azoto come tortura – L’azoto costituisce il 78% dell’aria che respiriamo. L’aumento di questa percentuale diventa però fatale in quanto riduce la quantità di ossigeno, ma già una piccola quantità di aria penetrata nella maschera potrebbe rallentare la morte del condannato. Un medico aveva testimoniato a favore di Smith che respirare un basso contenuto di ossigeno potrebbe causare nausea, lasciando il condannato a soffocare con il suo stesso vomito.

L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani dal canto suo aveva espresso preoccupazione sul fatto che “l’ipossia di azoto possa provocare una morte dolorosa e umiliante” e aveva affermato che l’esecuzione con questo metodo “potrebbe equivalere a tortura” o essere “degradante ai sensi del diritto internazionale sui diritti umani”. La pena di morte, afferma, “è incompatibile con il diritto fondamentale alla vita. Non vi è alcuna prova che ciò scoraggi la criminalità. Piuttosto che inventare nuovi modi per attuare la pena capitale, esortiamo tutti gli Stati a mettere in atto una moratoria sul suo utilizzo, come passo verso l’abolizione universale”.

Tuttavia, in base agli ultimi dati di Amnesty International, anche se due terzi dei Paesi del mondo hanno abolito questa pena nella legge o nella pratica, nel 2022 tramite decapitazione, impiccagione, fucilazione o iniezione letale sono state eseguite almeno 883 condanne a morte in 20 Paesi, con un aumento del 53% in un anno.

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