La questura di Roma ha ufficialmente imposto il rinvio. E così anche Milano e Trieste. Alla vigilia delle celebrazioni per la Giornata della memoria in Italia crescono le polemiche per lo stop delle manifestazioni pro Palestina, chiesto da una circolare inviata ai questori dal Dipartimento della Pubblica sicurezza. A spingere pubblicamente per il rinvio era stata la stessa Comunità ebraica, sostenuta anche dall’Anpi. Il divieto però, non è detto che blocchi tutti i cortei in programma. I Giovani Palestinesi su Instagram hanno annunciato che non intendono fermarsi: “Scendiamo in piazza contro i divieti perché abbiamo memoria”, hanno dichiarato confermando gli appuntamenti di Milano, Roma, Napoli e Cagliari. Le associazioni palestinesi d’Italia invece, hanno annunciato che sposteranno il corteo a domenica 28. Oggi ha parlato anche la stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni ammettendo che fermare le proteste resta problematico: “E’ una questione che ci preoccupa abbastanza in questo momento”, ha detto a margine della cerimonia per la Memoria al Quirinale, “al di là del merito delle manifestazioni perché in Italia, come sapete, rispettiamo il diritto di manifestare“. I cortei pro Palestina sono già stati vietati, per motivi di sicurezza, in città come Parigi e Berlino, ma mai prima d’ora era successo in Italia.

Chi manifesterà e dove – Di fronte al divieto imposto dalle questure, non tutte le realtà solidali con la Palestina stanno rispondendo in maniera compatta. Le associazioni palestinesi d’Italia faranno una conferenza stampa alle 15 per spiegare come mai hanno accettato il rivio. Altri stanno ancora decidendo cosa fare. Per esempio Maya Issa, presidente del Movimento degli studenti palestinesi, ha detto che non hanno ancora preso una decisione su cosa fare il 27 gennaio: “E’ estremamente grave che la comunità ebraica incida su una decisione già presa dall’autorità competente che aveva autorizzato il corteo. E’ una decisione che aumenta la rabbia. Noi ci riserveremo di decidere se manifestare domenica 28, ma non possiamo garantire che non ci siano persone che domani scendano comunque in piazza“. Chi ha già annunciato la presenza sono invece i Giovani palestinesi: “La repressione non ci fermerà”, hanno detto. “Rispetto a quello che sta pagando il nostro popolo per la propria libertà questo piccolo atto di disobbedienza civile è un rischio trascurabile, anche considerando che, fino a prova contraria, manifestare è ancora un diritto in Italia”. Il ministro Piantedosi vieta i cortei del 27 gennaio perché “la commemorazione della Shoah è sancita dalla legge dello Stato”, ricordano i Giovani palestinesi. Che aggiungono: “La legge dello Stato sancisce anche che l’Italia dovrebbe ripudiare la guerra e che dovrebbero essere vietate le commemorazioni fasciste come quelle per Acca Larentia, perché lì sì, c’erano gli antisemiti veri; eppure non ci sembra che il governo si sia mosso con la stessa solerzia per far rispettare queste leggi fondamentali”. E chiudono: “Chiaramente non è la legge il problema, visto che non si tratta di manifestazioni contro la commemorazione della Shoah, anzi. Chi veramente crede ed esercita la memoria, chi veramente ha vissuto profondamente nella coscienza l’esperienza della Shoah, certamente capisce perché si deve scendere in piazza per fermare il genocidio che sta avvenendo in Palestina. È la memoria che ci impone di scendere in piazza il 27 contro e nonostante i divieti, contro un governo alleato dei criminali sionisti, contro un Governo fascista che però ha il coraggio di additare noi come antisemiti, solo perché lottiamo perché non si ripeta uno sterminio”.

Da Milano a Roma, le tensioni politiche – Stando a quanto dichiarato dal sindaco di Milano Beppe Sala, anche il capoluogo lombardo spingerà per il rinvio. “Il prefetto mi ha detto che sono allineati con il ministro Piantedosi, quindi che salvo novità dell’ultimo momento le manifestazioni pro Palestina saranno vietate”, ha dichiarato in mattinata. “Per me è difficile entrare in queste dinamiche e non è una cosa che riguarda solo Milano, quindi penso che sia insensato mettersi a discutere o a commentare una decisione del genere”. In contemporanea, il titolare del Viminale ha confermato: “A Milano hanno già deciso, oggi decidiamo su Roma. Sono fiducioso”. Per il momento però, gli organizzatori del corteo milanese hanno fatto sapere che il corteo si terrà lo stesso.

La questione però, apre un fronte anche nella politica. Perché, come ricordato dalla stessa premier, viene toccato “il diritto di manifestare”. In mattinata era stato il sindaco di Roma Roberto Gualtieri a giustificare l’intervento: “Quello dei cortei nel Giorno della Memoria è un tema delicato, è giusto che ci sia una attenta valutazione dal governo. Ma la Giornata della Memoria ha un valore particolare che va tenuto fuori dalla legittima discussione sulla guerra”. E ha aggiunto: “Questa giusta discussione politica è brutto che avvenga nel giorno in cui ricordiamo la Shoah, che ha una sua unicità e non è paragonabile ad altro crimine. Io sento profondamente questa unicità, e non è bello che proprio quel giorno questo dibattito possa portare a espressioni di antisemitismo, di attacco”. Ma non tutti sono d’accordo con la linea del dem, anche a sinistra. “Occorre comunque garantire a tutti la possibilità di esprimere la propria opinione”, ha detto ad esempio la senatrice di Alleanza Verdi e Sinistra Ilaria Cucchi, “ma andando avanti così ci stanno dimostrando che di fatto diventa vietato anche manifestare. Credo che laddove ci sono delle manifestazioni, occorre saper intervenire da parte del personale addetto nelle maniere adeguate, non certamente a manganellate”.

Sono d’accordo con lo stop invece gli esponenti dell’Anpi. “Io credo che domani deve essere celebrato il Giorno della Memoria”, ha detto il presidente dell’Associazione di Milano Roberto Cenati. “Sarebbe a mio avviso fuorviante che in quel giorno si parlasse di una situazione pur gravissima e la riflessione degli italiani si incentrasse sull’attualità. Concentrando il tutto sull’attualità si perde il richiamo al passato che è fondamentale. Sono improponibili gli accostamenti tra la Shoah e quello che sta accadendo in quell’area”. E in questo senso si è espressa anche la Comunità ebraica di Milano: “Manifestare è sacrosanto”, ha detto il vicepresidente Ilan Boni, “e forse è il primo diritto ma credo che in un giorno evocativo come quello della Memoria in cui tante persone hanno perso i propri cari fare una contro manifestazione contro la memoria sia davvero un peccato. Si può fare il giorno dopo”.

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