Cultura

Regali di Natale last minutes, ecco 5 libri da comprare per fare bella figura con amici o parenti

Siete dentro una libreria per arraffare un libro a caso da regalare a Natale, vero?

di Davide Turrini

Siete dentro una libreria per arraffare un libro a caso da regalare a Natale, vero? Fermatevi un istante. Per voi c’è qualche suggerimento per fare bella figura con amici o parenti. Prima che sbianchino di fronte all’ennesimo romanzo che andrà a fare compagnia per anni sulla credenza al vaso cinese.

1 – Alice Feiring – VINO NATURALE PER TUTTI (Slow food Editore). Non so se avete presente il vino naturale? È una sorta di eretica utopia che oscilla tra il Sacro Graal e la rivoluzione copernicana dell’agroalimentare. Di base si tratta di quel vino senza alcuna aggiunta “estranea” in vigna e in cantina per omogeneizzare gusto, olfatto e standard chimico-industriali di vendita. Se volete capire tutto di questo piccolo ma entusiasmante mondo del vino che non lascia un cerchio alla testa dopo un’instancabile bevuta, il libro della Feiring (rieditato di recente) è un buon manuale del sapere enologico nudo e crudo. Dalla macerazione sulle bucce ai lieviti naturali, dal tappo a corona ai famigerati acidità e tannino: ricordandovi sempre che nei bottigliozzi del market “esistono più di 72 possibili additivi ufficiali, perfettamente legali e del tutto superflui”. Cin cin.

2 – George Simenon – L’AMERICA IN AUTOMOBILE (Adelphi) – Volete fare bella figura con gli appassionati del commissario Maigret o con qualche amico che dopo Bruce Chatwin e Bill Bryson pensa di sapere tutto sulla letteratura di viaggio? Ebbene questa perla antropologico letteraria suddivisa in tre capitoli datati 1946, 1952, 1958, qui uniti in unico formato tascabile, rappresentano l’incredibile curiosità sul mondo e sulla dignità della vita di uno scrittore indomito e iperprolifico. 5mila chilometri su due auto – una Chevrolet e una Oldsmobile – percorrendo la Route 1, dal Maine alla Florida, un coast to coast verticale o longitudinale che si impregna di polvere e dettagli infinitesimali, di prezzi della benzina e di aria climatizzata (e finestre chiuse) in ogni stagione, di buonumore come stato della mente e di un popolo ottimista che preferisce due pugni in faccia agli studi umanistici che generano dubbi. Lo sguardo di Simenon è contemplativo, sussiegoso e a suo modo naif. Con cartina geografica in apertura.

3- Silvio Perrella – CALVINO (Laterza) – “Ah se questo (o quello, o quell’altro) leggessero di più Calvino!” Quante volte avete sentito questa frase rivolta al tal (presunto) ignorante di turno e avete provato un brivido perché non avete mai letto un romanzo di Calvino (chi scrive adora Il barone rampante, ma in totale per il buon Italo siamo solo a tre, capita). Ebbene per recuperare rapidamente lo scarto storico letterario eccovi proprio Calvino: uno dei tanti testi biografici che accompagnano il centenario della nascita dello scrittore genovese. Il saggio di Perrella, editato per la prima volta nel 1999, ha però un’affascinante peculiarità rispetto alla massa di carta pubblicata in queste settimane: respira in simbiosi e si mimetizza allo stile calviniano tout-court. Perché l’autore rispetto a quel ragazzo che “se non ci fosse stata la guerra il suo destino sarebbe stato con ogni probabilità quello dell’agronomo” ha un naturale sentimento di misurata e brillante ammirazione romanzata che rifulge tra un ricordo partigiano e le lettere a Pasolini, tra diari cifrati e parabole poetiche. In fondo Calvino, proprio nella sua impossibile catalogazione stilistica, e nel suo fantastico approcciarsi alla parola e alla lingua, ha mantenuto una atipica riconoscibilità che si può raccontare solo diventandone stilisticamente parte.

4- Pupi Avati – L’ORTO AMERICANO (Solferino) – Da Tutti defunti tranne i morti, film del 1977, a L’orto americano, thriller febbrile e concitato che odora di putrescente morte, pullula di spiriti dei defunti e accompagna le gesta di un presunto serial killer. Che Pupi Avati potesse fare concorrenza ai maestri statunitensi e nordici del thriller è notizia di rilievo. A Bologna, finita la seconda guerra mondiale, un ragazzo incrocia lo sguardo, e si innamora follemente, di una crocerossina americana. Un anno dopo il ragazzo si trasferisce in una città nel Midwest statunitense per scrivere il suo romanzo, ma ha alcuni problemini: è uscito dal manicomio, parla continuamente coi suoi morti (e non solo i suoi), per caso trova i resti anatomici di quella ragazza mai più vista scavando nel giardino dei vicini dopo aver sentito strane voci. Tornerà in Italia per seguire il processo del presunto assassino della donna. Pupi carica l’io narrante di sofferenza mistica e spiritualità ossessiva, lo spinge all’incontro con un aldilà incombente e fatale, e si dedica ad una descrittività cruda e violenta, priva di sconti morali. “Vi è qualcosa di orrendo e di sacro, di ancestrale e di macabro, in questo apparentemente innocuo vasetto di vetro”. “Si putrefanno i suoi meravigliosi piedi, le strette caviglie, i polpacci, le timide ginocchia e le odorose cosce. È così che la vedo nel gran bagordo dei bigatti che si ammassano su di lei come cappotto vivente”. Il romanzo sta diventando in queste ore un film. Quando l’abbiamo letto abbiamo avuto incubi tutta la notte.

5- Dante Spinotti con Nicola Lucchi – IL SOGNO DEL CINEMA/La mia vita, un film alla volta (La nave di Teseo) – Essere direttori della fotografia quando c’era ancora la pellicola. Basterebbe mettere in fila Heat, Insider, L’ultimo dei Mohicani e Pronti a morire per erigere un monumento a Dante Spinotti. Friulano, classe ’43, oramai cittadino di Los Angeles da diversi decenni, Spinotti è la quintessenza della passione per la fotografia e dell’istinto naturale per la luce perfetta sul set di un film. Dalle prime esperienze semiprofessionistiche da ragazzino nelle lande africane, passando dagli sceneggiati in Rai anni settanta, fino all’epocale esperienza hollywoodiana, ecco il direttore della fotografia che con calma olimpica e sagacia artigianale sfiora pure per due volte gli Oscar. La forma autobiografica amplifica il valore del ricordo, più caldo, intimo ed epico. L’aneddotica ribalta il tavolo del piacere del lettore. Le precisazioni tecniche, si leggano gli espedienti pratici per cancellare riflessi o ottenere effetti senza avere a disposizione la post produzione in digitale, è miele per l’anima dei cinefili. Imperdibili i racconti dai set con Michael Mann, di Olmi e soprattutto da Sotto sotto strapazzato da anomala passione, dove Lina Wertmuller appiccicata all’obiettivo delle inquadrature strette sui visi disegnate da Spinotti, urla ai suoi attori, tra cui Veronica Lario in versione lesbica, come si recita. Con ricchissimo e prezioso apparato fotografico dove si notano le doti atletiche dell’autore.

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