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Draghi: “L’Europa vive un momento critico. Serve ripensare il modello di crescita e diventare uno Stato”

Draghi: “L’Europa vive un momento critico. Serve ripensare il modello di crescita e diventare uno Stato”
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Questo per l’Europa “è un momento critico e speriamo che ci tengano insieme quei valori fondanti che ci hanno messo insieme”. Così, un preoccupato Mario Draghi torna a parlare in pubblico intervenendo alla presentazione dell’ultimo libro di Aldo Cazzullo. L’ex presidente del Consiglio ha spiegato che oggi “il modello di crescita si è dissolto e bisogna reinventarsi un modo di crescere ma per fare questo occorre diventare Stato. Il mercato europeo è troppo piccolo, ci sono tanti mercati e quindi le piccole imprese che nascono in Europa appena crescono o vendono o vanno negli Stati Uniti”. Presidente della Banca centrale europea fino al 2019, lo scorso settembre Draghi ha ricevuto dalla Commissione europea l’incarico di delineare una strategia per accrescere la competitività dell’Unione europea.

In questo periodo in Europa abbiamo “una paralisi decisionale”, una sorta di stallo anche per l’avvicinarsi delle elezioni europee. “In altre parole è un momento critico e speriamo che ci tengano insieme quei valori fondanti che ci hanno messo insieme. Ora la cosa più importante è capire come fare a costituire dei fondi europei che finanzino difesa e la lotta al cambiamento climatico. Serve poi una politica estera coordinata perché i ministri degli Esteri si vedono ma non si mettono d’accordo. Bisogna pensare a una maggiore una integrazione politica, a un vero Parlamento d’Europa, iniziare a pensare che siamo che siamo italiani ed europei”, ha suggerito l’ex premier.

Draghi è intervenuto brevemente anche sulla bocciatura di Roma come sede per ospitare l’Expo del 2030. “Non siamo riusciti ad avere l’Expo a Roma, ma non conosco bene l’intera storia: non so perché abbiamo preso solo 17 voti ma non credo ai complotti universali, anche perché l’Italia ha avuto una Expo già nel 2015 a Milano“, ha affermato anche in relazione ai sospetti adombrati ieri dal presidente del Comitato promotore, l’ambasciatore Giampiero Massolo. “Sono un po’ di parte perché nato e cresciuto a Roma e sono stato un alunno dell’Istituto Massimo. Il libro mi è piaciuto molto, ci sono tanti ritratti che Cazzullo fa con il piglio del giornalista e ci fanno sentire l’aroma di quell’epoca”, ha detto Draghi in riferimento al volume di Cazzullo dedicato all’antica Roma. “Il libro è ricco di suggestioni e si è tentati di estrarre delle lezioni per l’oggi. Ma certe volte – ha aggiunto Draghi – se noi cerchiamo legittimazione nella storia questo può essere molto pericoloso“. Il mio con la squadra della Roma “è il rapporto di un tifoso, di un tifoso che non va allo stadio da 30-40 anni. Da giovane andavo, vinceva sempre una certa squadra di Torino che non voglio neanche….”. Così Mario Draghi ha ricordato infine la sua passione per l’AS Roma.

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