L’11 dicembre del 2022 aprì il fuoco contro un gruppo di persone riunite per un’assemblea di condominio a Fidene (Roma) provocando quattro morti. Oggi il giudice per l’udienza preliminare di Roma ha rinviato a giudizio Claudio Campiti, 58 anni, responsabile secondo l’accusa della morte di Nicoletta Golisano, Elisabetta Silenzi, Sabina Sperandio e Fabiana De Angelis, Il processo inizierà il 4 febbraio davanti ai giudici della prima Corte d’Assise di piazzale Clodio. L’imputato dovrà rispondere di omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi, il tentato omicidio di altre cinque persone sedute al tavolo del consiglio di amministrazione del consorzio e lesioni personali causate dal trauma psicologico subito dai sopravvissuti. Nel procedimento compariranno come responsabili civili, per omessa vigilanza, il ministro degli Interni, quello della Difesa e il Poligono di tiro dove quella mattina il killer prelevò la pistola poi utilizza per il drammatico blitz.

Gli avvocati: “Chiesto il non luogo a procedere. Inaccettabile” – I legali di parte civile puntano il dito contro l’intervento dell’Avvocatura che avrebbe chiesto il non luogo a procedere per l’imputato. “Lo Stato, attraverso l’Avvocatura, nel momento in cui è chiamato a rispondere dei risarcimenti nei confronti delle vittime, chiede il non luogo a procedere – ha affermato l’avvocato Massimiliano Gabrielli – nei confronti dell’imputato: un corto circuito tra il Pubblico ministero, che rappresenta l’accusa che ha chiesto il rinvio a giudizio, e l’avvocatura dello Stato, che rappresenta i ministeri della Difesa e dell’Interno chiamati come responsabili civili, davvero inaccettabile per i familiari e che grida vendetta dal punto di vista morale: come dire, se devo pagare i danni allora assolvetelo!”.

Anche l’avvocato Francesco Innocenti all’Adnkronos ha commentato l’intervento a nome delle famiglie elle famiglie e dei figli di Nicoletta Golisano e di Fabiana de Angelis: “Esprimo stupore ed un senso di profonda delusione. La richiesta di non luogo a procedere nei confronti di Campiti, autore di uno dei delitti più efferati degli ultimi anni, da parte dei Ministeri di Difesa ed Interni, è una decisione processuale che abbandona le vittime alla loro solitudine. “I ministeri di Difesa ed Interni, ormai chiaramente ed a più riprese definiti responsabili civili per i danni cagionati da Campiti hanno provato a sottrarsi alla responsabilità, invocata dalle parti civili ed accolta dal Giudice Saulino, addirittura chiedendo di non procedere (e quindi di liberare Campiti!) invece di provvedere immediatamente all’integrale ristoro dei danni cagionati da Campiti grazie alle colpevoli e clamorose omissioni degli stessi Ministeri”. Nel procedimento i due ministeri saranno responsabili civili il ministero della Difesa e dell’Interno e il Poligono di Tiro di Roma come disposto dal giudice per l’udienza preliminare.

Le responsabilità dei ministeri secondo le parti civili – Le parti civili ammesse avevano chiesto di chiamare come responsabili civili il ministero dell’Interno, quello della Difesa e il Tiro a Segno Nazionale – sezione di Roma che avevano funzioni di controllo sul poligono sottolineando che il furto di armi dal poligono di Tor di Quinto non era un evento isolato e che le autorità competenti avrebbero dovuto intervenire per garantire la sicurezza. In particolare, il dicastero della Difesa è stato chiamato in causa dalle parti civili perché l’Unione italiana Tiro a segno è sottoposta alla vigilanza del ministero e non avrebbe ottemperato all’obbligo di garantire la sicurezza omettendo di esercitare il suo potere, causando, secondo le parti civili, una ”situazione di pericolo durata per anni”.

Per quanto riguarda il ministero dell’Interno, viene individuata la sua competenza per quanto attiene ai compiti di pubblica sicurezza nell’utilizzo delle armi. Le parti civili avevano segnato che nel febbraio 2022 un uomo aveva inserito nell’app della polizia una segnalazione relativa alla volontà di recarsi in Vaticano utilizzando un’arma che avrebbe prelevato al tiro a segno, dove era stato intercettato da una pattuglia del commissariato Ponte Milvio e tre giorni dopo un ispettore aveva redatto una relazione di servizio diretta al dirigente del commissariato. Una segnalazione a cui veniva allegato il regolamento del tiro a segno nazionale e il 21 febbraio il primo dirigente segnalava alla questura che “l’ingresso e l’uscita non sono vigilati e l’armeria dove si ricevono le armi si trova in prossimità dell’uscita e ciò renderebbe molto facile a malintenzionati portare via dal poligono le armi e le munizioni appena ricevute”. E per questo il dirigente segnalava che “per evitare questo rischio la direzione potrebbe consegnare e ritirare armi e munizioni direttamente sulla linea di tiro”. Una segnalazione inviata via Pec il 21 febbraio e che il dirigente aveva trasmesso anche il 26 agosto sollecitando una risposta non avendo ricevuto alcun riscontro. A giudizio delle parti civili, la segnalazione del febbraio 2022 e il sollecito di agosto avrebbero potuto impedire la strage avvenuta poi il successivo 11 dicembre

Nel procedimento sono coinvolti anche il presidente della Sezione Tiro a Segno Nazionale di Roma e un dipendente addetto al locale dell’armeria del poligono di tiro di Tor di Quinto. I due hanno rinunciato all’udienza preliminare e per loro il processo inizierà nel 2024.

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