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Trapianti, morto il secondo paziente che aveva ricevuto il cuore di un maiale geneticamente modificato

Trapianti, morto il secondo paziente che aveva ricevuto il cuore di un maiale geneticamente modificato
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È morto lunedì il secondo paziente che ha ricevuto un cuore trapiantato da un maiale. Il primo era stato David Bennet nel maggio del 2022 ed era deceduto dopo due mesi dall’intervento. Lawrence Faucette, 58 anni, è spirato quasi sei settimane dopo l’intervento altamente sperimentale, come hanno annunciato i medici del Maryland ai media Usa. L’uomo stava morendo di insufficienza cardiaca e non era idoneo a un trapianto di cuore tradizionale quando ha ricevuto il cuore di un maiale geneticamente modificato il 20 settembre. Ad annunciare il decesso proprio l’ospedale: “Con tristezza annunciamo la scomparsa di Lawrence Faucette, pioniere del secondo trapianto di cuore di maiale al mondo, che ha vissuto per sei settimane dopo l’intervento.”.

Secondo la Scuola di Medicina dell’Università del Maryland, il cuore era sembrato sano per il primo mese, ma ha cominciato a dare segnali di rigetto negli ultimi giorni. In una dichiarazione rilasciata dall’ospedale la moglie di Faucette, Ann, ha spiegato che suo marito “sapeva che il suo tempo con noi era breve e questa era la sua ultima possibilità di fare qualcosa per gli altri. Non avrebbe mai immaginato che sarebbe sopravvissuto così a lungo“.

La ricerca da anni insegue l’obiettivo di utilizzare organi animali modificati perché siano trapianti negli uomini. E nel primo caso di trapianto era stata avanzata l’ipotesi che l’organo geneticamente modificato fosse stato infettato da un virus suino. Recentemente però su Nature è stato pubblicato uno studio in cui è stata descritta la sopravvivenza di una scimmia per due anni dopo il trapianto di rene di maiale geneticamente modificato. I maiali sono candidati per diventare donatori, ma ci sono ostacoli significativi da superare prima che questo approccio possa essere considerato clinicamente valido. Tra questi ostacoli ci sono il rifiuto degli organi trapiantati e il rischio di zoonosi, ovvero la trasmissione di virus animali agli esseri umani. Basti pensare appunto al caso del Signor David Bennet.

Foto: Scuola di Medicina dell’Università del Maryland

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