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Fumettibrutti non parteciperà al Lucca Comics per il patrocinio dell’ambasciata israeliana: è la terza defezione dopo Zerocalcare e Amnesty

Fumettibrutti non parteciperà al Lucca Comics per il patrocinio dell’ambasciata israeliana: è la terza defezione dopo Zerocalcare e Amnesty
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Dopo Zerocalcare e Amnesty Italia, anche Fumettibrutti non parteciperà all’edizione 2023 del Lucca Comics & Games. E anche in questo caso, il motivo è sempre il patrocinio dato all’evento dall’ambasciata israeliana in Italia. “Mi spiace scrivervi che non sarò presente durante i giorni di fiera a Lucca”, ha scritto in un post su Instagram la fumettista, al secolo Josephine Yole Signorelli. “Credo che se nella vita si fanno dei compromessi (io stessa ne ho fatti tanti) su questo non riuscirei a dormirci la notte”.

Nel suo messaggio, Fumettibrutti ha chiesto di essere perdonata se non potrà leggere tutti i messaggi: “Devo tutelarmi dal leggere possibili commenti che dicono che in quanto transgender e persona queer LGBTQIA+ non dovrei parlare di Gaza o della causa palestinese”. Dopodiché, la fumettista ha richiamato il concetto di “intersezionalità”, una parola “di cui parlava sempre” anche Michela Murgia. “Significa preoccuparsi per tutte le lotte contro l’oppressione, dei corpi e dei popoli, non solo di quelle che ci fanno comodo. Il femminismo”, ha aggiunto Signorelli, “è la chiave di lettura del mondo che mi rende libera ogni giorno, e non si tratta di un dovere per me, è l’essenza stessa della vita”.

Il primo ad annunciare la propria defezione dalla nota fiera di fumetti, serie tv, cinema e giochi che si tiene ogni anno nella città toscana è stato il 28 ottobre il fumettista romano Zerocalcare. Il giorno dopo, anche l’organizzazione non governativa Amnesty Italia ha scelto di ritirarsi dal festival. In entrambi i casi, come in quello di Fumettibrutti, la decisione rappresenta una forma di protesta nei confronti della reazione di Israele dopo gli attacchi di Hamas. Come si legge su Il Post, il patrocinio dell’ambasciata israeliana era stato concesso molti mesi fa, dunque prima dell’attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre, senza prevedere un effettivo stanziamento di fondi da parte di Tel Aviv e affiancandosi a quello di altre istituzioni, dal consolato statunitense di Firenze al ministero degli Esteri italiano.

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