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Prescrizione, Casciaro (Anm): “Nuova riforma? È la terza in pochi anni. Questo fare e disfare complica la giustizia e rallenterà i processi”

Prescrizione, Casciaro (Anm): “Nuova riforma? È la terza in pochi anni. Questo fare e disfare complica la giustizia e rallenterà i processi”
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“Mi sembra un po’ come la tela di Penelope: un continuo fare e disfare“. Così il segretario dell’Associazione nazionale magistrati, Salvatore Casciaro, commenta la nuova riforma della prescrizione penale che la maggioranza si appresta ad approvare alla Camera. Ieri i relatori del disegno di legge in discussione in Commissione Giustizia hanno depositato un emendamento che recepisce l’intesa raggiunta dopo lunghe trattative tra le forze di governo: cancellate sia la riforma Bonafede del 2019 (blocco del termine dopo la prima sentenza) sia la riforma Cartabia del 2021, che ha introdotto al suo fianco il controverso meccanismo dell’improcedibilità, in base al quale, dopo il primo grado, non si estingue più il reato ma il processo, al superamento di determinati limiti temporali (a regime un anno in Appello e due in Cassazione). Al loro posto torna un meccanismo di prescrizione sostanziale (cioè del reato e non del processo) in tutti i gradi di giudizio, simile a quello disegnato nel 2017 dalla riforma Orlando, ma con alcuni importanti correttivi. Se il testo diventerà legge, però, potrebbero aprirsi notevoli problemi pratici derivanti dalla successione di leggi nel tempo (la regola generale è che ai processi in corso si applica sempre la norma più favorevole all’imputato).

Proprio su questo lancia l’allarme Casciaro, esponente di Magistratura indipendente (la corrente conservatrice considerata più vicina al governo): “È il terzo rivolgimento in pochi anni che complicherà – a mio avviso, notevolmente – il funzionamento della macchina della giustizia. Sono prevedibili incertezze applicative con il rischio di ulteriori rallentamenti processuali, contro cui a parole tutti dicono di volersi battere, specie in tempi di Pnrr”, avverte. “Il sistema aveva appena trovato un faticoso assetto e questi cambiamenti continui determinano una perenne instabilità nel governo dei tempi processuali. Il ritorno alla prescrizione dopo il primo grado obbligherà a stabilire, per i reati anteriormente commessi, quale sia il regime più favorevole, con possibili incertezze applicative, e poi occorre considerare che gli uffici che si erano meglio organizzati e avevano calendarizzato le udienze con il regime dell’improcedibilità si troveranno spiazzati. Ci vorrebbe, a mio avviso, quanto meno un regime transitorio per ovviare a questo ultimo problema, foriero di possibili prescrizioni incolpevoli da parte delle Corti”.

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