Cambia ancora una volta – l’ennesima – il progetto di riforma della prescrizione penale messo in campo dalla maggioranza. I deputati Enrico Costa (Azione) e Andrea Pellicini (Fratelli d’Italia), relatori del disegno di legge in discussione in Commissione Giustizia, hanno depositato un emendamento che recepisce l’intesa raggiunta dopo lunghe trattative tra le forze di governo: cancellate sia la riforma Bonafede del 2019 (blocco del termine dopo la prima sentenza) sia la riforma Cartabia del 2021, che ha introdotto al suo fianco il controverso meccanismo dell’improcedibilità, in base al quale, dopo il primo grado, non si estingue più il reato ma il processo, al superamento di determinati limiti temporali (a regime un anno in Appello e due in Cassazione). Al loro posto torna un meccanismo di prescrizione sostanziale (cioè del reato e non del processo) in tutti i gradi di giudizio, simile a quello disegnato nel 2017 dalla riforma Orlando, ma con alcuni importanti correttivi. Vediamoli.

La nuova disciplina – Solo in caso di condanna dell’imputato, il termine di estinzione (equivalente, per la maggior parte dei reati, al massimo della pena prevista più un quarto) rimane sospeso per un massimo di due anni dopo la sentenza di primo grado e per un massimo di un anno dopo la sentenza d’Appello, allo scopo di fornire un “bonus” temporale per completare il processo (nella Orlando entrambi i periodi di sospensione erano di 18 mesi). Se però il tempo extra si esaurisce prima che arrivi la decisione del grado successivo, il “bonus” si azzera: tutto il periodo di sospensione viene di nuovo computato ai fini della prescrizione. Lo stesso accade se la sentenza d’Appello, pur arrivando “in tempo”, assolve l’imputato condannato in primo grado (quest’aggiunta è stata voluta da Costa). In qualche modo, quindi, l’improcedibilità abolita rientra dalla finestra: se un reato, poniamo, sta per prescriversi al termine del primo grado, ci saranno due anni extra per celebrare il secondo. Ma se questo periodo non basta (come avviene al momento in numerose Corti d’Appello) la tagliola sospesa tornerà a scattare retroattivamente. Lo stesso avviene in Cassazione, se il giudizio dura più di un anno. La nuova disciplina, in quanto più favorevole al reo, si applicherà retroattivamente sia ai processi per i reati commessi sotto la vigenza della legge Orlando (dall’agosto 2017 alla fine del 2019) sia a quelli commessi sotto la Bonafede/Cartabia (dal 1° gennaio 2020 in poi).

Termini più lunghi per i reati di violenza contro le donne – C’è poi un allungamento dei termini per i reati di violenza commessi contro le donne, ottenuto dalla responsabile Giustizia della Lega Giulia Bongiorno: le lesioni personali (art. 582 c.p.) e la deformazione dell’aspetto mediante lesioni permanenti come quelle da acido (art. 583-quinquies) si prescrivono in un tempo equivalente al massimo della pena aumentato della metà (e non più di un quarto) quando hanno per vittima ex coniugi ed ex partner. Insomma, viene rivoluzionato il testo base a firma del forzista Pietro Pittalis, che proponeva il ritorno secco alla legge ex Cirielli (approvata sotto il terzo governo Berlusconi) senza più nemmeno le sospensioni della Orlando. Sconfitta anche la linea del viceministro azzurro Francesco Paolo Sisto, che insisteva per una soluzione più vicina alla Cirielli: la sua proposta era di far scattare il blocco del termine non più dopo il primo grado (come previsto dalla Bonafede) ma dopo l’Appello, cancellando l’improcedibilità.

I passaggi parlamentari – Le discussioni tra i partiti, in ogni caso, hanno già fatto slittare il termine dell’approdo in Aula: non sarà più venerdì 27 ottobre (come inizialmente previsto) ma due settimane dopo, il 6 novembre. Per tentare di “salvare” la data originaria, il presidente della Commissione Giustizia, il meloniano Ciro Maschio, aveva originariamente dato un termine di poche ore per la presentazione dei sub-emendamenti alla proposta dei relatori, fissandolo alle 19 di mercoledì. Dopo le proteste dell’opposizione, però, la deadline è stata spostata alle 12 di venerdì: la prossima settimana si voteranno tutte le proposte di modifica, incluse quelle già presentate (ben quaranta vengono dal Movimento 5 stelle).

Sisto: “Cancellata l’esperienza 5 stelle” – “Pronta la riforma della prescrizione, si torna a quella sostanziale”, si legge in una nota diffusa dal ministero della Giustizia. A parole anche Sisto esprime positività: “Forza Italia ha dato il suo contributo, un emendamento che raccoglie un po’ le idee di tutti. Discutiamo, ma alla fine c’è sempre la possibilità di una sintesi, che oggi elimina tutta quella che è stata l’esperienza del governo 5 stelle e riporta la prescrizione nell’alveo di una causa estintiva del reato di carattere sostanziale”, dice. Soddisfatto anche Costa di Azione, da sempre in sintonia con la maggioranza sul tema: “L’emendamento che abbiamo presentato come relatori rappresenta un punto di equilibrio che garantisce il ritorno nel nostro ordinamento della prescrizione sostanziale per tutti i gradi di giudizio. Questo era l’obiettivo scritto nel nostro programma elettorale, restituire al nostro sistema un istituto fondamentale per la ragionevole durata del processo, per la presunzione d’innocenza, per il diritto di difendersi provando”. Ma una reazione positiva arriva anche dall’Alleanza Verdi e Sinistra con Devis Dori, capogruppo in Commissione: “L’emendamento della maggioranza sulla prescrizione è un positivo punto di approdo del dibattito, soprattutto perché archivia la legge ex Cirielli e poi perché sostanzialmente adotta la riforma Orlando. Per noi è una buona notizia“.

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